Monte Ramaceto - Cachilli 05

Vai ai contenuti

Menu principale:

La Gazzetta del Mare

La Gazzetta del Mare
Dal nostro inviato Lella Pedretti

Rapallo, 15 agosto 2004

Non sazi di esplorare i fondali del minigolfo del Prelo, con sporadiche invasioni nel territorio di S.Margherita Ligure, alcuni bagnanti hanno scelto per un giorno di abbandonare tale attività per ben altra esperienza.

- DATA STORICA: Ferragosto 2004 -
Privilegiando quindi scarponi e zaini alle consuete pinne e maschere, gli aderenti all'iniziativa (in numero di otto) sono partiti a bordo di due autovetture pilotate rispettivamente da Paolo e Marinella, alla volta del Monte Ramaceto.
Capogruppo: Gino (il signore della Pruxa de' ma) con cappello con penne di Guendalina (noto palmipede di Santa Margherita di proprietà dello stesso).

-ITINERARIO : Lavagna, Passo Forcella, Parazzuolo, Ventarola tra le valli Sturla e d'Aveto.
Parcheggiate le macchine (a debita distanza l'una dall'altra) ci si ritrova avvolti da un'aria frizzantina.
Le canottiere vengono immediatamente coperte da felpe e K-WAY. Solo Norina (per volontà del marito) deve affrontare l'ascesa in maglietta.
Sostenuta dalla comprensione del gruppo, forte della sua esperienza, dimostrando la sua tenacia, senza far trapelare il disappunto sull'imposizione di Gino- consorte nell'aver scelto autonomamente di lasciare i suoi indumenti nel cofano della macchina, Norina segue con tranquillità il gruppo.
In fila, in "sei  col resto di due "( ritirate per un attimo per esigenze personali), il gruppo si snoda sui sentieri dell'entroterra ligure conversando e commentando.
Gli argomenti sono diversi: si passa dall'esame delle piante e dei fiori, nonché dei frutti di bosco (apprezzati in particolar modo da Alessandra) alle strategie pubblicitarie per i diversi alimenti, esposti da Duccio.
Sottofondo musicale i campanacci delle mucche al pascolo che si sentono qua e là, nonché i telefonini in particolare di Annamaria, che servono da tramite con il mondo anche nei luoghi cercati volutamente per la tranquillità.
Ma ecco una luce più chiara; si esce dal folto bosco e una vista superba si dipana davanti agli occhi increduli "Da quella parte …..Genova, Savona, qui il promontorio di Portofino……"
Nella catena più vicina i promotori della gita individuano, dietro l'esperta guida di Gino, i punti chiave di una uscita precedente.
Dopo le varie evacuazioni, più o meno dichiarate, si parte per l'ultima arrampicata.
Una vera salita; lassù ci attende una cappellina bianca troneggiante nel cielo azzurro.
Fa da " scogliera" sulla sinistra una foresta di faggi con tronchi chiari e rami intrecciati.
Un vero spettacolo.
Ma la veduta migliore deve ancora presentarsi ai nostri occhi.
Giunti alla vetta, vista a 360°: da una parte l'Appennino ligure seguito dalle alture piemontesi con la vetta del Monviso, dall'altra l'Appennino Tosco-emiliano e ancora………..il mare con la sua caratteristica costa "alta e frastagliata" come sentenziano i testi di geografia.
Soddisfatto il gruppo; la fatica dell'ascesa (se di fatica si vuol parlare) è ampiamente ricompensata.
"In altis collocavit me Dominus" recita la targa posta sotto l'immagine della Madonna nella Cappellina , ma per quel giorno in ben altro contesto anche noi possiamo dire: "In altis collocavit nos Dominus".
Infatti il messaggio di un'altra targa propone
" Qui abbiamo sognato di cime fantastiche.
  Amico fermati per un attimo a sognare con noi"
Penso che in cuor suo ognuno l'abbia fatto.
Il pranzo viene consumato nel modo più coerente per un Ferragosto classico: seduti su massi o tronchi al margine della faggeta, rivolti verso una catena susseguente di monti, con pioggia variopinta di bolle di sapone (da dove provenisse nessuno lo sa).
Oltre a questo non manca lo spettacolo non televisivo, per una volta, ma reale.
Intanto che i più danno fondo alle cibarie, Gino dà sfoggio di un'altra delle sue abilità.
Una girandola composta da cartoni di latte Tigullio (nessuno ha saputo se il tutto fosse stato sponsorizzato…) viene issata su una parte prospiciente la scarpata; questo con grande disappunto di Norina che vede il gentile consorte troppo sull'orlo del precipizio.
Ma questi, incurante dei richiami accorati, ma sempre contenuti, procede nel suo lavoro creativo.
Vuole lasciare traccia di sé, o meglio di noi.
E così, terminato il tutto, Gino si rifà nell'abbuffamento della sua porzione di cibo.
Poco incisiva in questo momento la presenza di Paolo in quanto preferisce lasciare tutto l'onore, ma anche l'onere dell'impresa, all'amico, ritirandosi a consumare il pranzo in un dolce tète a tète con la consorte.

-LA DISCESA: Bello, ultime occhiate a quell'immenso dono di natura, l'addio alla ventolina da parte di Gino, poco corrisposto dagli amici  (tranne la fedele compagna a la Lella) che incuranti dei sentimenti provati dal fautore, già si sono incamminati verso il sentiero del ritorno.
Marinella, che non sopporta le soste, è in testa con una viva corrispondenza SMS.
Il ritorno è intervallato da momenti di ristoro con pediluvi comunitari nella "chiare,fresche e dolci acque" dei torrentelli montani.
Qui urge rammentare un episodio non degno di nota di per sé, ma motivo di riflessione sulla stupidità umana. In un prato incorniciato da splendidi boschi, viene notata una parte anatomica esposta alla brezza dell'aria, ma anche agli sguardi altrui. Questa volta non sono state fatte considerazioni di tipo etimologico come per il toponimo Punta "Chiappa", ma considerazioni sulle motivazioni non certo nobili di tale esibizione.
Ma…in questo caso ci è di aiuto il verso dantesco "Non ti curar di lor, ma guarda e passa".
Infatti, passo dopo passo, eccoci a valle.
Ulteriore sosta per pediluvio comunitario, poi… tutti in vettura e…di corsa dai 1345 metri al livello del mare.
Grazie ai promotori.
Domani…tutti in spiaggia!
 
Torna ai contenuti | Torna al menu