Diario Great Trek - Cachilli 05

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Viaggi
Grande Avventura Africana

Data:  19 gennaio 2006
Abbiamo fatto il grande passo: è stato prenotato il viaggio in Africa.
Con Capelli e Dagrada dopo quasi un anno di incontri per valutare la fattibilità del viaggio  (il consenso dei nostri familiari,  chiedere  a qualche altro amico se volesse unirsi a noi, analizzare le proposte offerte dal mercato, controllare lo stato delle finanze), siamo arrivati alla determinazione che il tanto sognato viaggio in Africa è un desiderio realizzabile.
Pertanto questo pomeriggio ci siamo recati all’agenzia viaggi BLUVACANZE in viale Certosa (Carlo dice che è l’agenzia che ci fa il miglior prezzo e la più comoda per tutti e tre),e dopo un’ulteriore verifica di tutto con il sig. Andrea abbiamo prenotato il viaggio “La grande Avventura” organizzato da “ Il Diamante “ con partenza 3 giugno . Sarà un viaggio di 26/27 giorni tutt’altro che rilassante
ma la cosa non ci scoraggia anzi ci stimola ancora di più.

Data:  26 gennaio 2006
Ieri sera Carlo (che è in montagna a sciare) mi ha chiamato per informarmi che il viaggio è stato confermato. Dovrà passare in agenzia per la firma della polizza assicurazione in caso di disdetta. Oggi, anche se il tempo non è dei migliori visto che nevica, andrò in agenzia per verificare se posso firmare io al posto suo, così da evitargli un viaggio fino in viale Certosa. Mi sono anche premurato di avvisare Dag (Dagrada) che è tutto OK!
 
Data:  3 febbraio 2006
Appena sveglio decido di andare all’ufficio di igiene così da poter iniziare il ciclo di vaccinazioni come richiesto per il viaggio che intraprenderemo. Elisabetta mi ha consigliato di fare anche l’antitetanica, ma per questa vaccinazione devo recarmi in piazzale Accursio e ci dovrò tornare ai primi di marzo per la seconda dose. In quella occasione mi dovrò interessare se fare anche il vaccino per l’epatite B. Dimenticavo, per la polizza assicurazione in caso di disdetta sono passato in agenzia il 31 gennaio (al termine della nevicata).
 
Data:  20 febbraio 2006
Lo scorso venerdì sono andato a fare i prelievi per le analisi del sangue e oggi mi hanno dato i risultati. Mi sono affrettato a sentire la Elisabetta per avere informazioni sul mio stato di salute e ho scoperto di avere gli anticorpi dell’epatite B, quindi non necessito di vaccinazione che, sebbene non obbligatoria per il tipo di viaggio, mi era stata suggerita.

Data:  7 marzo 2006
Ieri sono andato a fare il primo richiamo del vaccino antitetano. Oggi Capelli e Dag vengono a trovarci. Capelli come sempre ha il suo bigliettino-pro memoria delle cose da fare.  Altre notizie al momento non ce ne sono.
 
Data:  22 marzo 2006
Annamaria mi sta aiutando a preparare quello che sarà il diario di viaggio. Su un quadernetto datomi da Peppino ho stirato il programma, ogni giornata una pagina, così da lasciar spazio alle proprie note.
 
Data:  26 aprile 2006
Son passato in agenzia per sapere se ci sono novità: non hanno ancora nulla, ma la prossima settimana dovremo pagare il saldo in quanto mancheranno 30 giorni dalla partenza. Spero di sentire nei prossimi giorni sia Cap che Dag.
 
Data:  3 maggio 2006
Siamo andati in agenzia a pagare il saldo e ci hanno consegnato un foglio con il programma giornaliero delle tappe e il piano dei voli (Andata 3/6: Milano-Francoforte-Joannesburg-Città del Capo. Ritorno 27/6: Joannesburg-Francoforte-Milano). Ho compilato un elenco di quello che dovrebbe essere il bagaglio e comincio a preparare alcuni oggetti da portare. Dag è già oltre in quanto ha fatto una prova peso dello zaino: è circa 13/14 kg più il  bagaglio a mano. Cap non si sbilancia troppo se non sul fatto che ha trovato una confezione di mutande da viaggio in carta per uomo e io gli chiedo di procurarle anche per me. Comunque sono convinto che abbia fatto più di una verifica bagagli e senz’altro lui non supererà i 12 kg. come richiesto dal programma. Io non ho ancora pesato nulla.

Data:  6 maggio 2006
Sabato mattina alle nove suona il telefono: “Pronto sono Andy. Ho qui le mutande di carta per il Paolo. Se volete ve le porto!” “ No grazie, ma ci vedremo prima della partenza ed in quella occasione me le darai.”
  
Data:  30 maggio 2006
Sono passato diverse volte in agenzia per chiedere se fossero arrivati i documenti di viaggio, ma a tutto il primo pomeriggio di oggi  non c’è ancora nulla. Prendo l’iniziativa di contattare direttamente Il Diamante a Torino. In un primo tempo non vogliono darmi informazioni perchè non intrattengono rapporti con i privati, ma solo con le agenzie. Alla fine mi dicono che domani, mercoledì, arriveranno i documenti in agenzia. Speriamo in quanto sabato si deve partire!

Data:  31 maggio 2006
Finalmente sono arrivati i documenti di viaggio!! Carlo e Giovanni sono arrivati immediatamente e siamo andati a ritirali: tutto OK!!
  
Data:  3 giugno 2006
Partenza dall’aeroporto prescelto per Johannesburg con volo South African Airways, via Francoforte o Zurigo. Cena e pernottamento a bordo.
E’ arrivato il grande giorno!!!  Appuntamento fissato per le 10,15 al terminal bus della Stazione Centrale,  meglio degli orologi svizzeri siamo tutti e tre in anticipo così possiamo prendere il pulmann che sta per partire. Fortunatamente nessun problema sull’autostrada e arriviamo all’aeroporto senza intoppi. Allo sportello ci hanno fatto un “check-in” unico per i tre voli  e per il ritiro bagagli direttamente a Cape Town, così nei vari transiti non avremo problemi di valige, SPERIAMO IN BENE. Il volo per Francoforte viaggia in perfetto orario, come pure il volo per Johannesburg. E’ lunga l’attesa tra i due voli e non sappiamo come passare il tempo in aerostazione. Anche il volo per Johannesburg è in orario, non finisce mai (oltre 10 ore) e dormo poco.

Data:  4 giugno 2006
Arrivo in mattinata e proseguimento per Cape Town. Trasferimento al Breakwater Lodge. Pomeriggio libero. Nel tardo pomeriggio incontro con la guide al Lodge. Pernottamento.
Arriviamo a Johannesburg con circa 30 minuti di anticipo: ore 7,00 la temperatura esterna è di 3° gradi. Dopo il controllo passaporti ci avviamo all’area voli nazionali e incontriamo due persone (madre e figlio) già visti sugli aerei precedenti, chiacchierando scopriamo che condivideremo  questa avventura.
Non mi accorgo del decollo in quanto mi sono addormentato prima, però constato che arriviamo in orario a Cape Town (ore 13). Fortunatamente con noi sono arrivati anche i bagagli. Ci aspetta un autista che ci porta tutti e 5 all’albergo (Breakwater Lodge) nella area universitaria della città e vicino al porto. Dopo che ci siamo alloggiati e rinfrescati facciamo quattro passi orientativi: è una zona con negozi, ristoranti, suonatori di strada, funamboli, ecc.. molto simile a Covent Garden di Londra.
Alle 18 in albergo incontriamo la guida James e  i sui due aiutanti: Kimoyo e BigBoy. Facciamo anche la conoscenza degli altri partecipanti al tour, in totale siamo in 12:
  • Noi tre: Carlo, Giovanni, Paolo
  • Le due persone già citate: Amalia e Paolo ribattezzato Paolo 2
  • Una ragazza italiana: Eliana che, finito uno stage,  prima di rientrare in Italia si concede questo viaggio
  • Un americano: Jessi
  • Un signora sola della Nuova Zelanda: Joy
  • Una coppia dalla Tasmania:Gerry e Shirley
  • Una coppia francese: Claude e Marie Terese.
 
James ci elenca le regole che dovremo seguire durante il “GREAT TREK”, quindi tutti insieme andiamo a cena in uno dei ristoranti visti prima sul mare.
 
Data:  5 giugno 2006
Prima colazione in albergo. In mattinata partenza per l’escursione alla Montagna della Tavola e al Capo di Buona Speranza (tempo atmosferico permettendo). Pranzo libero. Nel pomeriggio proseguimento per la regione del Namaqualand. Posa del campo nei pressi della cittadina di Clanwilliam per la cena e il pernottamento.
Ore 8: dopo la colazione carichiamo i nostri bagagli (nessuno ne verifica il peso, come d’altra parte sospettavo, pertanto i famosi 12 Kg non sono vincolanti) sul mezzo che useremo in questo viaggio e che verrà comunemente chiamato TRUCK perchè è un bus con circa 20 posti su un pianale di un truck Mercedes; tutto sommato si dimostrerà abbastanza confortevole.
La temperatura è di 15° e sembra attenderci una bella giornata di sole.
Partiamo senza intoppi per la nostra prima tappa  alla Tavola. L’ascensione viene effettuata con la funivia e dalla sommità di questo monte  con la cima piatta da cui il nome “Table Mountain” si domina tutta la città sottostante e ben oltre.
Ridiscendiamo e ci dirigiamo verso il Capo di Buona Speranza che è il punto più a sud del continente africano 34° 21’ 24” latitudine sud.  
Durante il percorso ci fermiamo su una spiaggia di False Bay dove nidificano pinguini.
Giunti al capo un cartello attira la nostra attenzione : “E’ pericoloso dar da mangiare ai babbuini”. Vero, ma scopriamo che non solo i babbuini  ti prendono il cibo, se non fai attenzione. Ne sa qualcosa il buon Dag che durante la pausa pranzo si vede beccare il panino che ha in mano da un uccello della famiglia dei corvi.
Ripartiamo puntando a nord, ma siamo ancora nell’area del capo e vediamo i primi animali. Amalia dice che vede delle gazzelle, tutti osservano un punto non ben preciso. Osservo anch’io col binocolo e mi accorgo che non sono gazzelle, ma struzzi!
Arriviamo al campo verso le 18 e James mostra come si monta la tenda. Io e Carlo siamo accoppiati mentre Dag dividerà la tenda con Jessi (americano) e l’abbinamento si dimostrerà indovinato. La cena attorno al fuoco è a base di pesce al cartoccio con cipolle e riso pilaf. Ci prepariamo alla nostra prima notte in la tenda dentro il sacco a pelo.
 
Data:  6 giugno 2006
Proseguimento verso nord e posa del campo lungo le sponde del fiume Orange, al confine fra Sudafrica e Namibia. Visite della zona e possibilità di effettuare escursioni in canoa sul fiume (non incluse). Pasti e pernottamento al campo.
Abbiamo avuto una notte fredda e ci  è parsa ancora più fredda perchè non ci aspettavamo un sbalzo termico così elevato. Fortunatamente avevo a portata di mano un pullover che mi ha permesso di riposare abbastanza bene. Il mattino,dopo la colazione a base di pane tostato sulla brace della notte precedente, marmellata, burro, miele, latte caffé, te, corn flakes, e mussli  (questa sarà la nostra colazione per tutto il periodo del viaggio) partiamo alle 8  sempre verso nord attraversando una ricca zona agricola con coltivazioni di ortaggi,  te (rosso sudafricano caratterizzato da piante molto basse), agrumeti e vigneti. Saltuariamente nelle aree non coltivate si intravedono esemplari di springbok, animale simile alle antilopi, ma più piccolo e con una banda nera orizzontale sui fianchi. Ci fermiamo per il lunch in un’area attrezzata e sulle piante che ombreggiano i tavolini vediamo degli uccelli gialli con la testa nera (masked weaver) che stanno nidificando. La cosa strana che attira la nostra attenzione consiste nel fatto che i loro nidi non sono sui rami, bensì pendono dagli stessi.
Effettuiamo una sosta a Springbok, ultima cittadina del Sud Africa prima del confine con la Namibia. Passato il fiume Orange che delimita i due stati ci fermiamo per la notte al Felix Unite, area camping situata lungo le rive del fiume. Cena a base di “pap” (polenta bianca molto simile alla nostra e che scopriremo essere un piatto tipico di tutta l’Africa) con carne stufata.
 
Data:  7 giugno 2006
Giornata interamente dedicata alle visite del canyon e dell’area circostante. Il Fish River Canyon è il secondo per dimensioni al mondo, ospita animali e diverse specie di piante; le visite si effettueranno nel tardo pomeriggio ed al mattino presto quando i colori sono più vivi. Pasti e pernottamento al campo.
In mattinata subito dopo la partenza terminano le strade asfaltate e ci dirigiamo verso Ais-Ais centro termale del Fish River Canyon dove effettuiamo una passeggiata esplorativa lungo le rive del fiume.
Nel pomeriggio arriviamo a Hobas dove montiamo il campo (siamo già degli esperti ed in meno di 10 minuti la tenda è pronta) e ci avviamo con il truck per ammirare il tramonto dal punto più alto del canyon (m. 550). Durante questo spostamento osserviamo zebre,ancora springbok, gazzelle e ci fermiamo per guardare da vicino l’”albero della faretra” dai cui rami essiccati gli indigeni ricavavano le faretre per le frecce.
Lo spettacolo sul Fish River è veramente stupefacente, tanto è vero che Carlo  si ricrede su quanto espresso la mattina a favore del Grand Canyon da lui  visto in America. Sulla via del ritorno  al campo incontriamo i primi animali gli sciacalli (prevalentemente notturni) mentre su di noi volteggiano rapaci.
Passiamo la serata attorno al fuoco, su cui prima  il nostro chef Kmoyo ha preparato come sempre la cena e anche questa diventerà una nostra abitudine.
 
Data:  8 giugno 2006
Partenza al mattino presto per raggiungere il cuore del deserto più antico del mondo. Pasti e pernottamento presso il campo.
Oggi è una giornata di trasferimento poiché dobbiamo raggiungere Sesriem. Quasi tutto il percorso lo percorriamo con cautela su strade sterrate  e pertanto abbiamo l’opportunità di vedere più animali.
Sosta a Bethanie, classica cittadina tedesca con insegne dell’epoca in cui  la Namibia fu l’unica colonia tedesca in Africa, per rifornirci di acqua e viveri.
James compra il “Biltong” tipico alimento namibiano: carne bovina secca anche se più che secca assomiglia ai nostri insaccati e  non ha creato un gran entusiasmo tra il gruppo.
Nel pomeriggio arrivo a Sesriem e appena scesi dal truck i piedi affondano subito nella sabbia. Prima di allestire il campo ci avvisano di non lasciare nulla fuori dalle tende, specialmente le scarpe per evitare che vi entrino serpenti o scorpioni e ragni  qui di  dimensioni almeno doppie che dalle nostre parti.
 
Data:  9 giugno 2006
La giornata è interamente dedicata alla visita guidata  delle dune del Namib, le più alte del mondo ed al Canyon di Sesriem. Pasti e pernottamento presso il campo.
Ore 4,30 sveglia.
Ore 5,30 partenza per la DUNA 45 forse la più alta del mondo, circa 350 metri di sabbia rossa finissima.
Ore 6,15 arrivo alla duna e inizio corsa verso la cima per osservare il sorgere del sole sul deserto tra un continuo mutare di colori. Abbagliante!
Dopo le foto di rito e la discesa alla base della duna consumiamo la colazione e ci dirigiamo alla fine della pista percorribile col nostro mezzo. Per poter raggiungere uno dei luoghi più suggestivi del deserto, da questo punto si deve proseguire con fuoristrada o a piedi per almeno 5 Km. Noi optiamo per farlo a piedi e con l’aiuto delle nostre guide, James e Bigboy, non seguiamo la pista, ma tagliamo da una duna all’altra per abbreviare il cammino.
Saliamo sulle dune e scendiamo di corsa non dai crinali, ma di taglio, sprofondando nella sabbia fino a metà polpaccio tanto che Carlo giunto alla base tutte le volte si toglie scarpe e calze per rimuovere la sabbia che s’infila ovunque. Giovanni e Jessi (ridenominati John & Jessi) accompagnati da Bigboy percorrono un altro tragitto, ma con la stessa meta. Spesso alla base delle dune vediamo delle aree bianche che sono pozze d’acqua secche sulla sabbia  con  depositata sopra una crosta di sale.
Arrivati a destinazione alla base di una delle dune più alte si è formata una pozza d’acqua molto ampia; e’ un evento eccezionale (non si verificava da 25 anni), ma quest’anno la stagione delle piogge, terminata a febbraio/marzo, è stata particolarmente abbondante e cosi noi possiamo ammirare questo fenomeno. Io con Paolo 2 decidiamo di salire anche questa collinetta per le foto di rito. Carlo ci segue ma,  senza raggiungere la cima, si ferma a scattare qualche foto della pozza da mezza costa  e invece noi raggiungiamo la vetta e poi scendiamo come sempre tagliando per il fianco per arrivare alla base dove c’è l’acqua.
Qui incontriamo James e chiacchierando ci avviamo al luogo d’incontro con il resto del gruppo.Ci siamo tutti tranne Carlo; lo cerchiamo inutilmente in tutti i luoghi di raduno dei gruppi e allora James suggerisce di avviarci verso il truck (si rammenta che è fermo  a 5 Km da noi) e nell’ipotesi di non raggiungere Carlo ritorneremo con un fuoristrada per cercarlo. Joy ritorna con una jeep mentre noi ci avviamo  a piedi e da ogni dosso scrutiamo con i binocoli nella speranza di vedere il disperso. Inutilmente. Dag allunga il passo per arrivare il più presto possibile al truck. Alla vista dell’area dove è parcheggiato il nostro mezzo  scorgiamo Carlo ci sta aspettando lì, già avvisato da Joy che noi stavamo arrivando preoccupati per la sua “scomparsa”.
Dopo il pasto disbrigati gli impegni (bucato, piatti, riordino ecc..) decido di fare un bagno nella piscina del complesso per godere di un momento di relax. Mi devo accontentare di poche vasche in quanto anche se non troppo amante dell’acqua calda trovo quella di questa piscina nel deserto veramente  gelida
Prima del tramonto ci avviamo verso il Sesriem Canyon.
Piccolo canyon (a confronto di quanto visto nei giorni scorsi) con alcune pozze d’acqua da cui una volta gli indigeni locali prelevavano acqua per abbeverare gli animali.
Come sempre dopo la cena riunione in cui James ci delucida sul programma della prossima giornata, quindi passiamo qualche ora attorno al fuoco per attendere il momento di ritirarci e dormire.
 
Data:  10 giugno 2006
Proseguimento verso la valle del fiume Swakop. Qui si potranno ammirare, oltre ai paesaggi mozzafiato, le antichissime Welwitschia, piante preistoriche dal singolare fascino. Posa del campo nel deserto, sotto le stelle dell’emisfero australe.  Pasti e pernottamento presso il campo.
All’alba, come sempre in anticipo sull’ora prevista, ripartiamo. La prima tappa è SOLITAIRE famoso per la Apple Pie: nulla da eccepire questa torta è veramente buona e con una porzione (pagata il controvalore di un euro) possiamo assaggiarla in tre: io Carlo e Giovanni.
Riprendiamo il viaggio verso Walvis Bay attraverso il passo Kuiseb. Il lunch è sulla spiaggia di Walvis Bay quindi, attraversando Swakopmund, andiamo a vedere le famose piante Welwitschia (gli esemplari piu’ vecchi avrebbero un migliaio d’anno) appartenenti alla famiglia degli abeti e/o pini, ma completamente differenti in quanto poco più alte di una spanna.
Montiamo le tende nella Moon Valley. E’ il primo campo spartano, ma molto suggestivo: la nottata è rischiarata dal fuoco e dalla luna piena.
 
Data:  11 giugno 2006
Prima colazione. Intera giornata dedicata alla visita della città di Swakopmund e ai suoi dintorni. Sistemazione in Bungalow. Pranzo e cena liberi.
Per arrivare a Swakopmund prima delle 8 dobbiamo togliere il campo presto così Carlo aveva puntato la sveglia alle 5,22. Il deserto è avvolto dalla nebbia e la giornata è cupa. Arrivati in città prendiamo possesso delle camere nei bungalow (unica notte in cui dormiremo in un letto) quindi, noi tre più Claude e Maia attendiamo che ci vengano a prendere per una escursione in barca prenotata il giorno prima. Arriva un grosso 4X4 con al rimorchio un motoscafo con due fuoribordo da 100 cv cadauno. E’ il mezzo con cui effettueremo la nostra gita e una volta a bordo, ci avviamo ad una spiaggia da dove, dopo diverse tribolazioni prendiamo il largo. A noi 5 si è aggiunta una simpatica signora tedesca. Appena al largo il nostro comandante ci offre quello che lui chiama un caffè di Swakopmund che consiste in un paio di bicchierini di brandy (tanto per scaldare noi e l’ambiente). Soffia un bel venticello, ma come previsto dopo il caffé non ce ne accorgiamo. Al largo di Walvis Bay la guida prende da una grossa borsa termica depositata sul fondo dell’imbarcazione  dei pesci che comincia ad alzare al cielo. Come per incanto arrivano decine di pellicani che reclamano la loro parte. Poco oltre mentre scrutiamo il mare davanti a noi sentiamo un botto.
Ci giriamo e sulla barca è salito un leone marino. Questi animali sanno che dalle barche possono avere in pasto qualche pesce e si sono quasi auto-addomesticati pur di poter mangiare. Se sono sulla barca li puoi accarezzare, abbracciare e persino cavalcare come fa la signora tedesca, mentre se si trovano in acqua non bisogna assolutamente toccarli. Ai bordi dell’imbarcazione si avvicina un altro leone marino e tra i due animali comincia una discussione a base di grugniti con bella mostra di robusti dentoni. Mentre ci avviamo alla spiaggia delle foche (una delle tante che ci dicono si trovino in Namibia) da un’altra imbarcazione ci avvisano che è stata avvistata una balena. Partiamo anche noi verso il punto indicato, al largo oltre le navi ancorate per la lavorazione del pesce.  Dopo diversi giri ecco che compare e scompare la pinna caudale del cetaceo e tutte le volte che riemerge si vede anche il caratteristico sbuffo di vapore acqueo. Cerchiamo di seguirla, ma non è facile indovinare la sua rotta e ci imbattiamo, purtroppo non da vicino,in  una grossa testuggine che
cerchiamo di avvicinare per fotografarla, ma è un’impresa tutt’altro che facile. Ci fermiamo, sempre al largo per la colazione a base di tramezzini e spumante sudafricano, non male anche se non all’altezza del nostro vino. Sulla rotta di ritorno verso Swakopmund e ci affiancano i delfini che per un po’ ci ccompagnano.
Passiamo il pomeriggio passeggiando per la cittadina deserta, comunque troviamo un Internet Cafè e qui Dag travasa le card della sua digitale su CD. La sera andiamo tutti insieme a cena in un ristorante sul mare per un pasto a base di pesce.
 
Data:  12 giugno 2006
Prima colazione e partenza per Cape Cross con la sua colonia di foche che conta circa 50.000 esemplari di foche del Capo ed è anche il luogo dove è esposta la copia della croce posata da Diego Cao. Proseguimento per Twyfelfontein, lungo la strada si potranno ammirare la Foresta Pietrificata, Le Canne d’Organo e la Montagna Bruciata.  Pasti e pernottamento presso il campo .
La mattina prima di uscire dalla città sosta in un supermercato per i rifornimenti. Nel parcheggio noto una signora vestita nel classico abito herero e le chiedo se posso fotografarla; acconsente ma vuole essere pagata (2 rand sudafricani pari a circa 25 centesimi di euro). Anche Amalia vorrebbe fotografarla,ma la signora si rifiuta allontanandosi e lasciando Amalia di stucco.  
La nostra prossima meta sarà Cape Cross dove, avvolti da un odore nauseabondo, che ci rimarrà nel naso per un paio di giorni, visitiamo una colonia di circa 250.000 foche. Kimoyo dice che in Namibia, con un’estension e di quasi 3 volte l’Italia, ci sono circa 1.700.000 persone e 1.700.000 foche. Nei dintorni si aggirano gli sciacalli che per procurarsi cibo cacciano i piccoli lasciati momentaneamente incustoditi dalle madri. Anche i gabbiani approfittano dei resti di carogne per cibarsi.
Nel pomeriggio arriviamo a Twyfelfontein dove ammiriamo le incisioni rupestri di circa 6000 anni fa. Vi sono raffigurati molti animali di tutte le specie comprese le foche, animali che vivono a più di 150 chilometri da qui! Ciò dimostra che sin da allora e malgrado le distanze c’era uno scambio di culture tra indigeni. Un’altra caratteristica di queste incisioni e’ la rappresentazione di mappe dei pozzi d’acqua che è possibile trovare nei dintorni.
Lasciate le incisioni rupestri ci avviamo verso la montagna bruciata e il canyon delle canne d’organo che presenta una sua originalità. Riprendiamo a passare la notte sotto la tenda.
 
Data:  13 giugno 2006
Partenza alla volta dell’Etosha, il parco ospita numerosissime specie animali e di uccelli su un’estensione di oltre 24.000 km. Il campo tendato sarà posato all’interno del parco in una delle aree riservate. I fotosafari si svolgeranno sui veicoli utilizzati per i trasferimenti. Pasti e pernottamento al campo.
Prima di dirigerci al parco Etosha andiamo a vedere la foresta pietrificata che presenta alcuni tronchi giganteschi pietrificati e in tutta la valle si possono vedono resti di alberi sempre fossilizzati. In questa zona crescono piante particolari come quella da cui veniva ricavato il veleno per impregnare le punte delle frecce usate per  cacciare.
Sosta a Outjo per il lunch e rifornimento dei viveri necessari per i prossimi 3 giorni che passeremo nella prima riserva che incontreremo. Alle 16 varchiamo i cancelli del parco Etosha e pochi chilometri dopo un elefante sdraiato in una pozza ed alcune giraffe ci danno il benvenuto. E’ il nostro primo incontro con animali di grossa taglia.
Il campeggio è nell’area di Okaukuejo e al suo delimitare c’è una pozza d’acqua alla quale dopo cena ci siamo avvicinati  nella speranza di vedere gli animali che si avvicinano a bere. Siamo fortunati perchè un rinoceronte decide di abbeverarsi e cenare con le foglie degli arbusti che delimitano il campeggio, quindi a non più di 2 metri  da noi.
Dag come sempre ha la macchina fotografica e scatta una serie di foto.
Passo una notte quasi insonne per il rumore che gli sciacalli fanno  aggirandosi per il campo per rovistare nei bidoni del pattume e facendoli rotolare.
 
Data:  14 giugno 2006
Visita del parco Etosha. Pasti e pernottamento al campo.
Subito dopo il sorgere del sole iniziamo a precorrere  i sentieri del parco nella speranza di avvistare animali. Dopo un lungo girovagare, ai bordi di uno stagno possiamo ammirare zebre, giraffe, springbok ed altri animali in buon numero. Ma, incontentabili, ci aspettavamo di piu’, pertanto rientriamo alla base ma dopo un breve relax ci riavviamo su nuove strade sempre all’interno dell’ Etosha (nella sua estensione massima misura 110 Km di lunghezza per 60 Km di larghezza). Pomeriggio infruttuoso: non si incontra quasi nulla; ci consoliamo ripetendoci che “non siamo allo Zoo”’!!!
Al rientro mi fermo al centro internet del campeggio perchè la scheda della digitale mi segnala anomalie. Ne approfitto per scaricare le mie foto con quelle fatte da Carlo e Giovanni su Cd. La signorina mi dice che non c’è problema, ma dopo un po’ mi accorgo che non è molto brava in questo tipo di lavoro e, dietro suo permesso, lo faccio io prima che ci perda tutti i dati (sarebbe una catastrofe). Alla tenda incontro Jessi e gli chiedo di verificare col suo PC se quanto registrato su Cd è leggibile: tutto OK. Vado alla pozza situata al delimitare del camping : ci sono alcuni elefanti intenti a bere ed effettuare pachidermiche abluzioni. Dopo cena formatto la scheda per la macchina fotografica, sembra che non abbia più difetti, e ci incamminiamo alla pozza per vedere cosa ci attende: nuova coppia di elefanti e subito dopo una coppia di rinoceronti che si abbeverano. La notte è disturbata dai forti ruggiti dei leoni. Sono le 2,30 io e Carlo siamo belli svegli per cui decidiamo di andare alla pozza per vedere se i felini sono da quelle parti.  Non scorgiamo  proprio alcun animale, ma è confermata la presenza nei dintorni dei leoni perchè sentiamo molto bene i loro ruggiti.
 
Data:  15 giugno 2006
Visita del parco Etosha. Pasti e pernottamento al campo.
Siamo pronti a ripartire per un nuovo giro per il parco, ma dobbiamo attendere la sostituzione di un pneumatico che molto probabilmente il giorno prima si era bucato senza che ce ne accorgessimo. Dopo un’oretta di tour a vuoto Kimoyo dice a James di fermare il truck e comincia a scrutare col binocolo un punto finchè esclama: leoni! Ne vediamo prima uno e poco distante altre leonesse sdraiate  nella savana. Stiamo scattando alcune foto quando una leonessa molto lentamente si muove allontanandosi dalle altre. Ci guardiamo attorno e anche noi scorgiamo una zebra isolata dal branco. Le leonesse iniziano la caccia: quella che si è mossa per prima, sempre lentamente e quasi nascondendosi nell’erba secca della savana cerca di aggirare alle spalle la zebra, le altre due iniziano una operazione a tenaglia per non dare via di scampo alla preda. Anche il maschio nota i movimenti, si alza, ma resta in disparte ad osservare in quanto non è suo compito cacciare . La zebra sembra ignara di quello che le sta accadendo intorno, ma dopo pochi passi si ferma e annusa l’aria: forse c’è stato un leggero cambiamento di vento e, percepito il pericolo, si allontana lasciando i leoni senza pasto. Sembra di assistere in diretta ad uno dei tanti documentari che si vedono alla televisione solo che questa volta è realtà. Riprendiamo il giro e poco dopo vicino ad una pozza d’acqua, dove parecchi animali di diverse razze si stanno abbeverando incontriamo un altro gruppo di leoni. Come sempre il maschio è defilato, si sta riposando al fresco sotto le piante, le femmine stanno mangiando non si capisce se uno gnu o una zebra. Rientrando al camping passiamo da uno stagno dove si abbeverano alcuni elefanti con i loro piccoli.
Nel pomeriggio ci trasferiamo verso Mamutoni e lungo la strada a non più di 5 o 6 metri da noi c’è fermo un rinoceronte che ci osserva. Anche noi ci fermiamo per scattare delle foto, il rino non sembra gradire la cosa,si avvicina di qualche passo, si ferma e sembra riflettere se è più grosso lui o il nostro truck. Ha capito che nello scontro ci perderebbe allora si allontana.
In tutti i nostri giri al parco Etosha incontriamo anche un gran numero di uccelli, ma è molto difficile  fotografarli.
Arriviamo a Mamutoni ed ad attenderci c’è un gruppo di facoceri.

Data:  16 giugno 2006
Partenza per le Popa Falls, nella striscia del Caprivi incuneata tra Angola, Botswana, Zambia e Zimbabwe. Pasti e pernottamento al campo.
La sera prima James ci ha detto  che partiremo alle 7,30. Sono le 6,40, abbiamo smontato il campo, fatto colazione e siamo già pronti sul truck per affrontare una nuova lunga giornata di viaggio (previsti più di 500 Km).
Appena usciti dal parco vediamo dei piccoli animali: sono dik-dik, subito dopo in cima ad un albero un nido di white backet vulture rapaci che stanno ancora dormendo, forse li abbiamo disturbati perché prendono subito il volo.
Ci fermiamo a Grootfontein per acquistare viveri e mentre la maggior parte del gruppo si avvia al supermercato io chiedo a James se posso andare a curiosare al mercatino di bancarelle di locali dalla parte opposta della strada un mercatino di bancarelle di ogni genere.  C’è un banco che vende abbigliamento tra cui i classici tagli di tessuto che le donne locali si avvitano attorno ai fianchi uso sottana e ne chiedo il prezzo, ma ancora prima di trasformarlo in euro dico che è troppo caro. Incomincia una trattativa che mi vede lasciare il banco con due pezze di stoffa. Mi interessa questo tipo di souvenir perché Annamaria prima che partissi si è tanto raccomandata di non portare a casa ricordi tipo animali di legno, cesti di varie fogge, lance, maschere e tutti quegli oggetti di cui poi non saprei che farne.
Ripartiamo verso Rundu e a circa metà strada incontriamo un posto di blocco dove vengono verificati tutti i mezzi in entrata nella valle dell’Okavango. Vengono lavate le ruote e noi siamo obbligati a passare su tappetini impregnati di un liquido disinfettante (????) per evitare di trasferire possibili semi di piante infestati nella zona. A rigor di norma dovremmo lavare anche le scarpe che abbiamo nei bagagli, ma James dice agli incaricati che non abbiamo altre calzature. Di questi blocchi sia in Namibia che in Botswana ne incontreremo parecchi.
Il viaggio riprende e notiamo subito che il paesaggio è molto più verde, ci sono più allevamenti di bestiame anche se  il terreno è sabbioso e i villaggi che incontriamo sono formati non più da case, ma da capanne di legno come nel nostro immaginario dell’Africa. Incontriamo anche alcuni carri che anziché le ruote hanno le slitte trainati prevalentemente da asinelli perché sulla sabbia le ruote affonderebbero mentre le slitte no !
Dopo la città di Rundu (anche se a noi non sembra una cittadina) pensiamo di fermarci per il lunch. C’è un’area di sosta usciamo dalla carrozzabile, ma James scorge poco distante un villaggio indigeno e ritiene piu’ corretto non fermarsi proprio li, pertanto inizia la manovra di inversione di marcia ma ci insabbiamo. Sono le ore 13, siamo ad una altezza di circa 1000 metri sul livello del mare con una temperatura vicino ai 35°(fortunatamente molto secca) ma perdiamo più di 45 minuti per liberare il truck e riprendere il viaggio.
Di conseguenza  arriviamo al Ngepi camping in ritardo per le escursioni in canoa “mokoro” sul fiume. Il campeggio è immerso nel verde della foresta attraversata dall’Okavango e noi montiamo le tende proprio sulla riva del fiume. La piscina del campeggio è costituita da una grande gabbia  di ferro con la parte superiore aperta e immersa nel fiume a possibile diretto contatto di coccodrilli e di ippopotami che scorgiamo in lontananza, ma sentiamo vicini, meglio rimandare la nuotata!!
Oggi è il compleanno di Eliana e sebbene si sia nella foresta africana, lontano da qualsiasi centro abitato, le organizziamo una festa con torta e spumante.
 
Data:  17 giugno 2006
Proseguimento alla volta di Maun, in Botswana, vero punto di partenza per le escursioni e le attività da svolgere sul Delta dell’Okawango. Arrivo in serata. Pasti e pernottamento al campo.
Ci alziamo prima dell’alba per fotografare il sorgere del sole sull’Okavango. In attesa del fatidico momento osserviamo in mezzo al fiume gli ippopotami che ci hanno tenuto compagnia durante la notte. Partiamo e dopo pochi chilometri ecco il confine con il Botswana. Il disbrigo delle formalità di uscita da uno stato ed entrata nell’altro avvengono velocemente e quindi non ci sono perdite di tempo.
In questo paese ed in particolare in questa area dove abbonda l’acqua è molto sviluppato l’allevamento di bestiame; spesso siamo obbligati a rallentare se non addirittura fermarci per mandrie che occupano la sede stradale e non sono per nulla intimorite dai mezzi che circolano anzi quasi sembrano infastidite. I villaggi che incontriamo cambiano aspetto perché le capanne sono in muratura.
Arriviamo a Maun verso le 16, è sabato e tutti i negozi sono chiusi ad eccezione dei supermercati dove ci fermiamo per comprare quanto ci necessiterà nei prossimi giorni. Durante questa sosta io Carlo, Dag, e gli atri tre italiani facciamo quattro passi nelle vicinanze  e sbucando in una via laterale alla principale ci troviamo fra le bancarelle di un mercatino locale. Anche questa volta su una bancarella sono esposti dei tessuti ma non sono come quelli che ho acquistato a Grossfontain bensì dipinti con soggetti tipici.  Ricomincia la trattativa ma non ritenendo equo il prezzo richiesto, ci allontaniamo.  Quando arriviamo al truck il venditore ci raggiunge e fa un’ulteriore richiesta per due pezze che io dopo una breve trattativa compro. Anche Amalia gli chiede se può averne una anche lei e, poiché il gruppo si sta già avviando all’Audi Camp il venditore corre a procurargliela.
Montato il campo ci informano che il giorno seguente andremo nel Moremi e potremo portare con noi solo un minimo bagaglio per i prossimi 3 giorni usando una borsa perchè il truck sosterà a Maun sotto la custodia di Kimoyo. La cosa ci prende un po’ alla sprovvista, ma poi ci preoccupiamo solo di avvisare a casa che nei prossimi giorni non potremo comunicare neppure attraverso Sms.

Data:  18 giugno 2006
Partenza all’esplorazione dell’area del Moremi. Pasti e pernottamento al campo.
Dopo aver caricato tutta la nostra attrezzatura ed i pochi bagagli su 2 fuoristrada Land Cruiser alle 9 partiamo per il Moremi, riserva nel delta dell’Okavango. Lungo il percorso ci concediamo una sosta  vicino ad un piccolo villaggio, tipico e originale. Io scatto alcune foto e anche Dag si appresta a scattare foto, ma compare il padrone di una capanna e Giovanni per correttezza Giovanni gli chiede il permesso di fare foto: l’uomo risponde…….esibendo un fucile tutt’altro che da caccia e ribadisce un secco NO!
Prima di pranzo giungiamo nel luogo dove allestiremo il campo e subito siamo circondati da scimmie che osservano tutti i nostri movimenti. Appena voltiamo loro le spalle saltano sui mezzi speranzose di  rubare cibo e chi riesce nell’intento si arrampica sugli alberi con biscotti o frutta che abbiamo lasciato momentaneamente sui fuoristrada.
Il campo è dotato di servizi che giudichiamo non utilizzabili se non per grosse necessità. Vicino a noi scorre un ramo del delta attraversato da un ponte formato da tronchi posati quasi a pelo d’acqua. Intorno a noi e senza alcuna recinzione a proteggerci,  un gruppo di ippopotami se ne sta felice nel verde che cresce in acqua e passa il tempo nuotando, mangiando e dormendo.
I termitai sono spropositati: alti fino a 4 metri.
Nel pomeriggio con i fuoristrada, unici mezzi che possono circolare in questa riserva, facciamo un giro e vediamo elefanti, giraffe, zebre. Sopra di noi volano uccelli di tutte le dimensioni compresa l’aquila Martial che è la più grossa tra le aquile con un’apertura alare di oltre 3 metri. Come in Namibia si vedono moltissimi springbok, qui si è circondati da un gran numero di antilopi e gazzelle. Come sempre consumiamo la cena attorno al fuoco e questa sera ci fa visita una iena che confida di trovare qualcosa da mettere sotto i denti. E’ talmente sfacciata che cerca di infilare la testa in un carrello dove conserviamo i viveri e anche se scacciata  continua imperterrita a girare attorno al campo. Sarà preferibile non uscire dalla tenda prima dell’alba perché ci dicono che in questa zona la notte passeggiano parecchi animali di tutte le razze e dimensioni (leoni, ippopotami ed elefanti oltre i soliti predatori notturni).
 
Data:  19 giugno 2006
Giornata interamente dedicata all’esplorazione dell’area del Moremi. Predatori terrestri e lacustri, uccelli variopinti, una flora assolutamente rigogliosa saranno i compagni di viaggio per questa bellissima esperienza africana. Pasti e pernottamento al campo.
La nottata è trascorsa senza inconvenienti e contrariamente a quantici aspettavamo non siamo stati infastiditi da insetti di nessun tipo. La mattinata è soleggiata ma sferzata da un vento freddo ed io non ho avuto il coraggio di lavarmi; ho fatto uso di salviettine detergenti di cui ho una buona scorta. Credo che anche Carlo e Giovanni si siano comportati in egual modo.
Abbiamo ripreso i nostri tour per la riserva e tutte le volte che alzo gli occhi al cielo posso vedere volteggiare parecchie aquile. Ci rechiamo in una località dove sorge una specie di torre d’avvistamento in riva ad una grande stagno, e li vicino un gruppo di ippopotami  sta consumando  il pasto. Da lontano possiamo osservare un grosso coccodrillo, forse Carlo che ha uno zoom più potente, riuscirà a fotografarlo. Attraversa la strada, una coppia di licaoni (wild dog) che sono animali  raramente visibili e talmente fugaci che riusciamo a fotografarli solo mentre si allontanano. Prima di rientrare per il pranzo ci fermiamo nella foresta per raccogliere legna secca per il falò serale.
In attesa  che il lunch sia pronto un serpente che ci dicono velenoso attraversa tutto il campo e noi subito mettiamo mano alle macchine fotografiche per immortalarlo. Nel primo pomeriggio noi sei italiani facciamo non più di due passi attorno al campo, ma le nostre guide ci richiamano per farci tornare: in zona potrebbero aggirarsi dei leoni.
Il pomeriggio facciamo altre escursioni e ammiriamo i meravigliosi paesaggi africani, ma ci imbattiamo anche in  un gigantesco elefante che uscendo all’improvviso dalla vegetazione per poco non travolge il nostro fuoristrada
La sera durante la cena teniamo a portata di mano le fotocamere per immortalare la iena qualora dovesse tornare ma, come previsto, non si fa vedere.
 
Data:  20 giugno 2006
Rientro a Maun. Nel tardo pomeriggio relax intorno al fuoco. Pasti e pernottamento al campo. Sorvolo facoltativo del Delta (non incluso).
Notte tranquilla con i soliti rumori della foresta che non dorme mai. Dopo la colazione, smontato il campo, partiamo per il rientro a Maun effettuando un ultimo sopraluogo nella riserva Moremi. Stiamo considerando che  la mattina è molto più difficile incontrare animali quando Bigboy nota nella savana un fuggi fuggi di gazzelle. Chiede all’autista di fermare e scrutando meglio  notiamo tutti che in un punto abbastanza lontano dove foresta e savana si incontrano ci sono 3 leonesse. Non sembrano minimamente interessate alle gazzelle perchè sono intente ad accudire 4 leoncini (per modo di dire in quanto già belli grossi). Attraversano la savana dirigendosi verso di noi,per nulla intimorite dalla nostra presenza, ma  guardinghe. Seguiamo gli animali che si dirigono ad un piccolo ramo dell’Okavango per bere e lungo il percorso per arrivare all’acqua i leoni non sono a più di 2 o 3 metri da noi. Vedendoli da così vicino siamo impressionati dalle loro effettive dimensioni e si può capire meglio come possano attaccare anche animali di grossa stazza per cibarsene.
Consumiamo un pasto frugale al camping di Maun per dirigerci subito dopo in città per effettuare acquisti.  Parte del gruppo ha prenotato il sorvolo del delta del fiume con aerei da turismo e mentre effettuano questa escursione io ne approfitto per travasare nuovamente le schede delle nostre macchine fotografiche su CD.  Nel contempo spendo ancora un po’ di soldi in souvenir: una maglietta, una gonna e un tappeto tipo passatoia. I tappeti qui non sono annodati, ma tessuti e successivamente dipinti a mano. Giovanni ha preferito rimanere al campeggio perché a bisogno di fare il bucato e avere un paio di ore di riposo.
Passiamo la serata tranquillamente seduti sulle poltrone del soggiorno all’aperto del campeggio, scrivendo cartoline e chiacchierando.
 
Data:  21 giugno 2006
Partenza per il Chobe. Posa del campo sulle sponde del fiume. Pasti e pernottamento al campo.
La mattina Carlo mi confessa che ha dormito, ma non benissimo e ciò forse è dovuto al fatto di non essere cullato dai rumori della foresta e dagli urli degli ippopotami.
Per oggi è prevista una lunga tappa di trasferimento (circa 600 Km) per arrivare a Kasane sul fiume Chobe.
A Gweta ci fermiamo per una sosta tecnica (toilette) e nel piccolo shop della stazione di servizio sono in vendita dei sacchetti di plastica trasparente dal contenuto sconosciuto: si tratta di vermi secchi che sono considerati una prelibatezza locale. Nessuno del gruppo ha il coraggio di comprarli per assaggiarli, anche se sulla nostra guida trovo la ricetta di come cucinarli. Poco dopo incontriamo lungo la strada un venditore di legna da ardere e ne acquistiamo per le prossime sere e ammiriamo li vicino un grande baobab. Compriamo anche un frutto del baobab. James lo spezza e distribuisce da assaggiare o meglio succhiare per la polpa secca che si trova all’ interno. Niente male ma nulla di eccezionale.
Sosta nell’aera della stazione di servizio di Pandamatengo per il lunch e subito dopo uno degli infiniti posti di blocco per lavaggio ruote e scarpe.
Arriviamo a Kasane e dopo il solito rifornimento viveri montiamo le tende nel campeggio sulla riva del fiume. Il campeggio come in altri visitati in precedenza è ospitato in un’area dove si trovano anche lodge,  è fornito di bar, ristorante, negozio e di tutte quelle strutture che permettono ai turisti di trascorre giornate di relax, anche se il fiume è infestato da coccodrilli,come da cartelli sulle rive e nei pressi sono stati uccisi da poco due  neri, serpentelli velenosi: i mamba.
Facciamo una passeggiata per Kasane e troviamo uno dei piu’ grandi baobab dell’Africa nel giardino della stazione di polizia. Poco lontano visitiamo un centro con negozi che espongono oggetti veramente carini anche a prezzi abbordabili.  
 
Data:  22 giugno 2006
Giornata dedicata alla visita dell’area e navigazione sul fiume al tramonto. Pasti e pernottamento al campo.
Ci avevano detto che non valeva la pena fare un “game driver” nel parco Chobe .A nostro parere nulla di più falso,forse abbiamo trovato proprio qui la più grossa concentrazione di animali. Ad un tratto lungo la riva del fiume siamo circondati da elefanti, non saprei dire in che quantità, ma posso assicurare che se non sono un centinaio sono di più (secondo  la nostra guida nel parco  le ultime stime ne conterebbero circa 45.000). Poco più in là riposano 5 mastodontici ippopotami con gli uccelli spazzini appoggiati sulla loro schiena.
Al nostro avvicinarsi aprono un occhio per scrutarci ma riprendono subito il loro relax. Per la gioia di Carlo, e non solo sua, incontriamo un branco di bufali (il quarto dei cinque “ big five”: elefante, leone, leopardo, rinoceronte, bufalo) ci manca solo di vedere il leopardo, ma non è così facile incontrarlo.
Nel pomeriggio facciamo una “Cruise driver” sul fiume con grande spettacolo di animali di cielo, terra, e acqua. Non vediamo nè zebre nè leoni comunque, dopo gli incontri dei giorni scorsi, non ne sentiamo la mancanza.

Data:  23 giugno 2006
Partenza alla volta delle Cascate Vittoria, spettacolare salto delle acque del fiume Zambesi. Pasti e pernottamento al campo.
Come oramai è consuetudine alle 8 se non prima partiamo per la nostra nuova tappa: Livingstone  in Zambia e più precisamente le cascate Victoria.  Dopo circa una mezz’oretta siamo al confine delimitato dai due fiumi, Il Chobe che separa il Botswana dalla Namibia e lo Zambesi che divide sempre il Botswana dallo Zambia e dallo Zimbabwe. La frontiera è tra Botswana e Zambia. In uscita le formalità sono rapide ed efficienti quindi ci si avvia verso il fiume dove si traghetta con un ferryboat per la dogana di Kazungula in Zambia. Qui regna il caos:  per le persone nessuna problema, in pochi minuti ci controllano i documenti e saremmo pronti a ripartire, ma per il truck dobbiamo pazientare oltre 2 ore, sotto un sole cocente alle 11 di mattina.
Riprendiamo il viaggio verso la nostra meta che non è lontana. Già ad una dozzina di chilometri da Livingstone si nota una grande colonna bianca alzarsi al cielo, si tratta della condensa che l’acqua crea nell’effettuare il salto delle cascate.
Nel pomeriggio primo tour a Victoria Falls. Oltre che fradici restiamo stupefatti dallo spettacolo che si apre davanti ai nostri occhi.Ci avviamo anche a monte delle cascate e su uno spuntone di roccia pochi metri prima del salto immergiamo le mani nello Zambesi. I giochi di luce creati dall’acqua sono indescrivibili.
La sera dopo cena nella tranquillità del camping si sente un boato continuo anche se siamo a 8 Km dalle cascate e il rumore della cascata ci accompagnerà per tutta la notte.

Data:  24 giugno 2006
Durante il soggiorno si potrà partecipare alle attività facoltative quali: rafting, bunji jumping, escursioni in barca sullo Zambesi, ecc. Pasti e pernottamento (esclusa cena) al campo.
Per la mattinata abbiamo prenotato una visita guidata sempre alle cascate. Alla luce del sole appena sorto sono ancora più maestose e, oramai quasi veterani del posto, ci sottoponiamo più che volentieri a nuove docce per ammirare lo scenario che ci circonda. Proseguiamo la nostra visita sul ponte della ferrovia che segna la frontiera tra lo Zambia e lo Zimbabwe (ci hanno fatto un permesso provvisorio di uscita dallo Zambia) in modo d’avere una visione ancora più completa delle Victoria Falls. Da qui vediamo bene anche il canalone tra due sponde alte 100 metri dove lo Zambesi riprende il suo corso e le prime rapide e sotto di noi fa arco uno spettacolare arcobaleno.
Bisogna precisare che Victoria Falls è una cascata  del medio corso del fiume Zambesi. Il punto più alto è di 122 metri e la larghezza è di circa 1700 metri. L’acqua cade in una gola pertanto non è possibile vedere da terra la cascata nella sua ampiezza totale.
Alla luce di quanto detto sopra, per ammirare lo spettacolo in tutta la sua pienezza, nel pomeriggio decido di sorvolare in elicottero l’intera area:   un’esperienza indimenticabile.
Passiamo la serata tutti in compagnia al ristorante, sulle rive del fiume nel complesso dove siamo accampati, e  ordiniamo un piatto tipico dello Zambia: polenta bianca con carne stufata.   
 
Data:  25 giugno 2006
Partenza da Victoria Falls per il Makgadikgadi Pans posto panoramico unico al mondo. Posa del campo vicino a una delle saline. Pasti e pernottamento  al campo.
Dopo aver salutato Jessi che lascia il gruppo partiamo da Victoria Falls effettuando un breve giro per Livingstone. E’ una classica cittadina africana come ne abbiamo già incontrate (Rundu, Kasane ecc..) quindi nulla di particolare. Dobbiamo riattraversare la dogana di Kazungula speriamo in bene. Questa volta non ci sono particolari difficoltà quindi in meno di due ore compresa l’attesa del traghetto rientriamo in Botswana. James spera di arrivare al camping per il lunch,ma  siamo a circa 300 Km. dalla fine della tappa pertanto ci fermiamo a mangiare a Pandamatenga,  lo stesso posto in cui abbiamo fatto sosta per andare a Kasane.
Arriviamo al “Nata lodge” alle 15,45. Alle 16,15 dopo aver montato le tende e sistemato i bagagli si parte per visitare il Makgadikgadi Pan Park. Questo parco è una vasta area prevalentemente salina e quando l’acqua è tutta evaporata alla savana si trovano estensioni aride, ricoperte da uno stato di sale. Le piogge sono finite un paio di mesi fa e anche qui sono state particolarmente abbondanti per cui possiamo ammirare il grande pan, che ora è un immenso lago salato profondo non più di un metro. Tutto attorno nella savana notiamo animali prevalentemente domestici e come sempre un gran numero di volatili. I colori ed il paesaggio al tramonto sono uno spettacolo pittoresco. La sera al bar del camping facciamo la conoscenza di una piccola scimmia, con un visetto da pipistrello e una sproporzionata lunga coda, che ci meraviglia per i salti che è in grado di fare.
 
Data:  26 g iugno 2006
Attraversato il fiume Limpopo si ritorna in Sudafrica. Posa del campo a Molala Tau “luogo ove si riposano i leoni”. Pasti e pernottamento al campo.
Partiamo con meta Molala Tau. La giornata si presenta fredda e nuvolosa, speriamo che non piova proprio questa notte che è l’ultima in tenda. Ci fermiamo a Francistown per acquistare viveri per gli ultimi pasti. Nel pomeriggio ritorna il sole e sostiamo sulle rive del fiume Limpopo per la notte, senza arrivare a Molala Tau.  
 
Data:  27 giugno 2006
Partenza per l'aeroporto di Johannesburg. Pranzo in corso di viaggio. Volo di rientro. Pasti e pernottamento a bordo.
La frontiera apre alle 8 e noi per quell’ora siamo lì in quanto il campeggio è proprio attiguo. In pochi attimi effettuiamo i controlli in uscita dal Botswana e per l’ ingresso in Sud Africa.  Riprendiamo il cammino verso l’aeroporto di Johannesburg dove arriviamo alle 15 circa.
Come alla fine di ogni viaggio grandi saluti a tutti quindi io, Carlo, Giovanni, Amalia e Paolo 2 effettuato il check-in per i voli di ritorno attendiamo l’ora d’imbarco curiosando nei negozi dell’aerostazione. Rivediamo ancora Claude e Maia e li risalutiamo.  Il volo parte in perfetto orario.
 
Data:  28 giugno 2006
Arrivo nella prima mattina e proseguimento per l’aeroporto di partenza.
Come per l’andata il volo pare interminabile, oltretutto a bordo c’è un gruppo di russi seduti vicino a me che hanno cominciato a bere appena partiti, (ora sono ubriachi fradici) e lasciano dormire poco.
All’aeroporto di Francoforte ci dirigiamo verso in cancello indicato sulla carta d’imbarco in attesa della chiamata del volo. Quando si avvicina l’ora notiamo una certa tranquillità e quasi nessuno in attesa con noi. Chiediamo informazioni e ci rispondono che il nostro volo parte da un altro cancello, dalla parte opposta di dove ci troviamo. Grande corsa, ma  riusciamo ad imbarcarci per ultimi. Arriviamo a Malpensa  in perfetto orario e anche questa volta il bus per Milano parte subito. Il viaggio termina, ma credo che dentro di noi continuerà ancora per lungo tempo.
 
Data:  4 luglio 2006
Oggi pomeriggio Carlo e Giovanni sono venuti da me per creare CD anzi DVD con archiviate tutte le foto suddivise per autore. In tal modo ognuno si potrà creare i suoi album, attingendo dagli scatti degli altri due conservando una copia di tutto come è stato fatto in origine.
La cosa più bella è che ad una settimana dal ritorno, riandando al tempo trascorso insieme, concludiamo che non c’è stato alcun problema nè tra noi nè con il gruppo anzi ci siamo trovati bene con tutti, siamo ancora più entusiasti e pronti a partire per una nuova………avventura.


 
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