Diario Camino 14 - Cachilli 05

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Viaggi
Camino de Santiago 2014
 

15 febbraio
Oggi Juan mi ha telefonato per chiedermi se questa primavera sarei disposto a percorrere un pezzo di Camino. La sua richiesta mi ha sorpreso perchè ci eravamo sempre detto che per il corrente anno non avremmo fatto nulla, ma poi m sono ricordato che l’anno scorso durante la tappa da Burgos a Hontanas era malamente caduto facendosi male tanto che aveva dovuto sospendere il viaggio per tornare a casa a curarsi riunendosi a noi successivamente. Pertanto vorrebbe fare il tragitto che sospese: da Burgos ad Astorga.
Gli ho chiesto di farmi valutare la cosa che e domani gli darò la mia risposta.
 
16 febbraio
Ho chiamato Juan per confermargli la mia disponibilità nella prima quindici di maggio. Mi conferma che non c’è nessun problema anzi climaticamente la stagione dovrebbe essere ottimale, non calda e con le giornate già abbastanza lunghe. Definite queste cose ci salutiamo ripromettendoci di risentirci.
 
17 febbraio
Il percorso che abbiamo intenzione di fare è di circa 250 Km in 10 giorni di cammino, pertanto cerco combinazioni di viaggio che soddisfino queste esigenze e a sera prenoto la partenza il 29 aprile mattina con arrivo a Burgos in serata, mentre per il ritorno lascerò Astorga l’11 maggio pomeriggio con rientro a Milano la mattina del 12.

18 febbraio
Juan mi ha confermato le date programmate e che potrà arrivare a Burgos il 30 aprile per l’ora di pranzo; inoltre mi ha dato la bella notizia che saremo in 4: io, lui, Carmelo e Ricardo. Ha contattato anche il comandante Rufino, che per quest’anno ha già pianificato il Camino da Oviedo a Santiago proprio nello stesso periodo pertanto, con dispiacere, non potrà essere dei nostri.
 
 
29 aprile – Madrid (sole)
Oggi Annamaria mi accompagna al terminal dei bus per l’aeroporto di Orio dove arrivo alle 7 e al check-in mi informano che il volo programmato per le 9,10 avrà 2 ore di ritardo; fortunatamente il treno per Burgos è alla 16 e quindi avrò tutto il tempo per trasferirmi alla stazione. Ahimè  poco dopo leggo sui monitor che c’è un ulteriore rinvio e ora la partenza è prevista per le 13. Questo sconvolge tutti i miei programmi, ma penserò al da farsi quando sarò a Madrid.
Fortunatamente parto senza altri rinvii e, appena atterrati e recuperato lo zaino, mi dirigo alla stazione giusto in tempo per vedere il mio treno partire. All’assistenza clienti trovo un funzionario molto gentile che, compreso quello che mi è capitato, mi cambia il biglietto con un altro per il treno delle 8 di domattina.  Una sosta in questa città non era prevista  così mi informo, ma tutti mi dicono che questa zona di Chamarin è molto cara mentre quella di Atocha sarebbe più economica anche se dall’altra parte della città dove effettivamente mi reco e  trovo un albergo a un buon prezzo.
 
30 aprile – Burgos  (sole)
Quando lascio l’albergo è ancora buio, faccio colazione e raggiungo la stazione con largo anticipo per il treno che parte in orario e alla 10,30 arrivo a Burgos dove trovo subito il bus per il centro città così che dopo 15 minuti sono davanti all’Albergue Municipal la Casa del Cubo, proprio dietro la cattedrale, che però non apre prima delle 12.  Ne approfitto per andare a prendere la “Credencial” che mi accredita come pellegrino poi torno al Cubo in tempo per l’apertura e appena sistematomi  vengo raggiunto da Juan e Carmelo e poco dopo anche da Ricardo, il malagheño; insieme andiamo per il pranzo in un locale già noto ai miei compagni.
Juan ha prestato servizio militare qui a Burgos quindi, sotto la sua guida, trascorriamo il pomeriggio ammirando i principali monumenti tra cui: la Cattedrale, la Casa de Cordon, il monumento a El Cid, l’Arco di Santa Maria.
Juan sullo smartphone ha un collegamento internet e disponendo di “whatsapp” tiene Annamaria (ribattezzata Delfina) costantemente aggiornata con messaggi e foto.
E’ quasi buio e sulla strada di ritorno all’albergo ci inoltriamo nelle “calles” della movida di Burgos in particolare Calle San Lorenzo dove consumiamo “pinchos” (Pincho o pintxo è un termine usato nel centro-Nord della Spagna: Paesi Baschi, Navarra, Castiglia e León) per identificare uno stuzzichino che accompagna l'aperitivo.
Rientrati al Cubo andiamo subito a dormire dandoci appuntamento per domattina presto, nostro primo giorno di cammino.
Nota: Le distanze segnate sono state rilevate dal mio contapassi tarato sulla lunghezza del passo di 75 cm. con inizio la mattina alla partenza e fermato all’arrivo in albergo.

1 maggio – Hontanas Km 32,89 (sole)
Fortunatamente il clima ci assiste e alle 7 lasciamo il “Cubo” e iniziamo il Camino. L’uscita dalla città, passando sotto l’Arco di San Martin, non comporta particolari difficoltà, se non un tratto iniziale su strada asfaltata, tanto che per le 9 siamo a Tardajos dove effettuiamo una pausa caffè. Ripreso il cammino incontriamo il “pueblo” di Rabe’ de las Calzadas. Qui iniziano le “mesetas” (altopiani) immense distese di campi senza piante, cespugli e neppure case. Fortunatamente non siamo nella stagione calda durante la quale il sole è implacabile e questo paesaggio che è uno dei più affascinanti di tutto il percorso ci accompagnerà fino a Leon.
Facciamo senza problemi la discesa, dove lo scorso anno Juan cadde rovinosamente tanto da dover sospendere il cammino.
Alle 11,30 siamo sulla piazza di Hornillos del Camino. Dovrebbe essere la meta della tappa odierna, ma vista l’ora decidiamo di proseguire su un percorso leggermente ondulato (come sarà per tutte le meseta) e all’improvviso in una piccola valle ci appare Hontanas, costruita intorno alla Chiesa dell’Immacolata, dove giungiamo alle 13.
Prendiamo alloggio all’Albergue Mesone el Puntido dove Ricardo, essendo un albergo privato, aveva prenotato. Questa prassi la ripeteremo tutte le volte che sarà possibile per assicurarci sempre un letto.
Sistemate le nostre cose pranziamo e con mia sorpresa scopro che c’è un collegamento free a internet per cui ne approfitto per chiamare Annamaria con Skype.
Nel  pomeriggio ci concediamo una lunga siesta e al risveglio Juan si accorge che non c’è più la sedia accanto al suo letto, ma subito scopriamo che è stata presa da un asiatico che viaggia con la moglie per poter tirare la corda per stendere il bucato, ribattezziamo i nuovi “amici” China!
Terminiamo la giornata programmando la tappa di domani con meta Boadilla del Camino.
 
2 maggio – Boadilla del Camino Km 31,55 (sole/vento)
Alle 6,30, dopo aver fatto colazione al bar dell’albergo, lasciamo Hontanas e in un’ora arriviamo alle rovine del General Hospital di San Antonio fondato da Alfonso VII nel XV secolo,  gestito dagli antoniani che  curavano gli ammalati di “herpes zoster”( malattia della pelle e delle terminazioni nervose) e da cui prese il nome di “Fuoco di S. Antonio”.
All’ingresso di Castrojeriz, Castro dei Visigoti, ma forse forte romano (alcune storie raccontano che sia stata fondata da Giulio Cesare), ammiriamo la Collegiata di Nostra Signora del Manzano e attraversando il paese vediamo la chiesa/fortezza in stile gotico dedicata a San Giovanni.
Appena lasciato il villaggio iniziamo la salita di un chilometro a Alto de Mostelares (unico monte sulle meseta)  con pendenza del 12% che ci porta alla cima di 914 metri, cui fa seguito la discesa di 350 metri con pendenza del 18%.
Tornati sul piano proseguiamo per l’Ermita di San Nicola con la cappella gotica del XIII secolo. Oggi è un rifugio gestito dalla Confraternita Italiana di San Giacomo che ci accolgono offrendoci un caffè.
A pochi metri dall‘Ermita scorre il rio Pisuerga che si attraversa passando sul Puente Fitero già citato nel Codex Calixtinus, il Liber Sancti Jacobi della metà del 1100. Il ponte segna il confine tra le province di Burgos e Palencia.
Attraversiamo Itero de la Vega, alle 12,30 siamo a Boadilla del Camino dove prendiamo alloggio all’Albergue En el Camino situato nella piazza principale al centro della quale si trova il Rollo Jurisdicional colonna del XV secolo che raffigura il potere giuridico. Accanto, in contrapposizione sorge la coeva  chiesa dell’Assunzione con una bella fonte battesimale romanica.
In questi giorni ho incontrato pochissimi italiani,  in compenso ci sono molti asiatici tanto che anche qui ci raggiungono i China che prendono posto proprio accanto a noi e la moglie si corica con i piedi a pochi centimetri dalla faccia di Juan che ora crede di subire una persecuzione.
Trascorriamo il pomeriggio e la serata in relax nel giardino dell’albergo.
 
3 maggio – Carrion de los Condes Km 32,97 (sole)
Anche questa mattina prima di partire facciamo colazione, ma per le 7 siamo già in cammino.
La tappa odierna è rettilinea e ad eccezione del tratto fino a Fromista che costeggia il Canal de Castilla,  monotona e parallela alla “carretera” P980. Siamo nella “Tierra de Campos” che attraversa alcuni pueblo tra cui Revenga  de Campos dove è posta una statua dedicata ai pellegrini in cammino che ci invita ad una pausa per una foto ricordo.
Poco oltre notiamo l’imponente chiesa-fortezza che domina Villalcazar de Sigra: la chiesa di Santa Maria la Blanca, edificata dai Templari nel XIII secolo. Ci stupisce già dall’ingresso con il portale riccamente scolpito che raffigura  Cristo con Apostoli ed Evangelisti. Al suo interno oltre alla statua della Virgen Blanca, a cui la chiesa è dedicata, si può ammirare la Cappella di Santiago e alcuni sarcofagi, molto probabilmente di epoca templare, molto ben conservati. Terminata la visita riprendiamo la nostra strada e alle 13 giungiamo a Carrion de los Condes.
All’ingresso del paese si incontra il monastero di Santa Clara (Clarisse) dove la leggenda narra si fermò S. Francesco durante il suo pellegrinaggio alla tomba di S. Giacomo. Anche ai giorni nostri è un rifugio per i pellegrini (io mi sono fermato qui lo scorso anno), ma noi optiamo per l’Albergue Colegio Espiritu Santo gestito dalle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli dove ci sono posti  in letti singoli oltre ampi spazi comuni e una grande cucina.
Carrion de los Condes è un paese ricco di storia per i pellegrini pertanto ci sono parecchi edifici da poter visitare tra cui la chiesa di S. Maria del Camino, del XII secolo, con il portale del lato sud che raffigura il tributo di 100 vergini ai mori; la chiesa di Santiago sulla cui facciata è scolpito un Cristo Pantocratico con gli Apostoli e il Real Monastero de San Zoilo che potremo ammirare esternamente domattina all’uscita del paese. Al tramonto nella chiesa di S. Maria del Camino assistiamo alla messa per il pellegrino.
Prima di rientrare sosta al supermercato in quanto questa sera cucineremo e ceneremo all’albergo.  Trascorriamo il dopo cena chiacchierando con gli altri ospiti tra cui un francese pranoterapeuta che cura alcuni pellegrini con sofferenze alle gambe.
 
4 maggio – Terradillos de los Templarios Km 30,49 (sole)
 Alle 6,30, come sta diventando d’abitudine, lasciamo il convento e prima di uscire dal paese troviamo un bar aperto per far colazione.
Il percorso odierno è molto duro non per le asperità del terreno praticamente tutto pianeggiante, ma dal punto di vista psicologico: ci aspettano 17 Km nel nulla: non un paese, non una fonte d’acqua e anche le due aree di sosta che si incontrano offrono solo panche e poca ombra, l’unica differenza con il deserto sono i colori: in questa stagione qui predomina ancora il verde.
Il Camino, percorre l’antica Via Aquitana. Questo tratto era una parte della strada romana, costruita intorno al 118 a.C. che congiungeva la colonia romana di Narbo Martius (Narbona) con l'oceano Atlantico.
Quando giungiamo a Calzadilla de la Cueza è d’obbligo una sosta al bar che ci  rigenera e ci permetterà di fare gli ultimi 10 Km sotto un sole cocente, fortunatamente ventilato.
Dopo Ledigos prendiamo un percorso sbagliato che ci obbliga ad un lungo giro per arrivare a Terradillos de los Templaros e all’Albergue Los Templaros.
Il pueblo è composto da poche anime e molti animali e non offrendo nulla trascorriamo il pomeriggio in completo riposo nel giardino dell’albergo in compagnia degli altri ospiti tra cui padre e figlio messicani e due signori di Madrid che avevamo già avuto occasione di incontrare nei giorni scorsi.
 
5 maggio – Bercianos del Real Camino Km 27,97 (sole)
Anche oggi il percorso sarà monotono con un’unica esclusione il paese di Sahagun.
Per le 7 stiamo attraversando il piccolo pueblo di Morattinos che conta meno di 30 abitanti. Dopo qualche Km siamo a San Nicolas del Real Camino e pochi km oltre una stele ci informa che stiamo uscendo dalla provincia di Palencia e entriamo in quella di Leon.
Prima di entrare in Sahagun si passa sul ponte medioevale accanto all’Ermita de la Virgen del Ponte. Qui c’è anche il monumento che idealmente segna la metà del Camino tra Roncisvalle e Santiago. Nel centro del pueblo ci fermiamo per la colazione che non abbiamo ancora fatto. Quanto riprendiamo la strada abbiamo l’opportunità di ammirare S. Lorenzo, S. Tirso, l’arco di San Benito che faceva parte del monastero benedettino. Per uscire dalla cittadina si passa sul Puente del Canto. La storia racconta che qui si combatté una epica battaglia tra i mori comandati dal re mussulmano Aigolando e l’esercito di Carlo Magno; alla fine sul campo si contarono oltre 40.000 morti.
Dopo 4 Km il Camino si biforca. Noi decidiamo di seguire il vecchio percorso che porta a Bercianos del Real Camino dove arriviamo alle 12,30 e ci dirigiamo subito all’albergue Santa Clara dove la signora Rosa, conoscenza dello scorso anno che dopo baci e abbracci, con rammarico ci informa che è già tutto esaurito pertanto ci dirigiamo verso l’albergue Municipale che però apre alle 13,30 così inganniamo l’attesa con un pincho e una birra.
Dopo aver preso possesso dei nostri letti e fatto il bucato scendiamo per andare a pranzo e le “hospitalere” ci informano che se desideriamo per la sera ci sarà offerta una cena comunitaria a base di zuppa di ceci e insalata mista il tutto innaffiato da vino locale e domattina sarà pure servita la colazione.
Qui come fortunatamente in quasi tutti i luoghi dove facciamo tappa c’è una connessione internet free che mi permette, via Skype, di parlare e vedere Annamaria anche se Juan con WapaWapa-WachiWachi le invia giornalmente la internet cronaca del percorso.
Pranziamo con gli amici spagnoli dei giorni scorsi e dopo la siesta conosciamo Simona, una ragazza italiana che sta percorrendo il Camino con a disposizione un budget di 10 euro al giorno, cosa quasi impossibile in quanto tra albergo (se dormi nei municipali o parrocchiali non si paga nulla comunque è buona usanza lasciare un donativo) pasti e altro mediamente si spendono 30 euro al dì.
Prima di cena vado a salutare la signora Rosa perchè domattina non avrò occasione di vederla.
Carmelo lamenta un dolore ad un piede che effettivamente è gonfio, ma non soffre  per distorsioni o altri traumi, mentre a me sono comparse un paio di piccole vesciche. Speriamo che il riposo notturno ci possa giovare e domani vada meglio.
 
6 maggio – Mansilla de las Mulas Km 29,70 (sole)
Anche oggi ci aspetta una tappa monotona, ma fortunatamente è l’ultima sulle meseta.
Alle 6,45, dopo la colazione offerta dalle “hospitalere” usciamo dal villaggio anche con Simona e ci dirigiamo verso El Burgo Ranero a 8 Km di nulla dalla partenza.
Simona e Ricardo hanno la necessità di una fermata tecnica, ma El Burgo Ranero è un paese fantasma con  pochi bar  ancora chiusi e anche il resto del paese è ancora in pieno sonno per cui continuiamo per 13 km verso il prossimo pueblo di Reliego. Dopo la tappa da Carrion de los Condes a Calzadillas de las Cuezas  questo è il tratto più lungo in solitudine su uno sterrato che costeggia una “carretera” fortunatamente quasi per nulla frequentata.
Verso le 10,30 siamo alle porte del paese dove c’è un bar aperto. Qui ci fermiamo a rifocillarci e riposare per una mezzoretta.
Quando ripartiamo per la prima volta sento la stanchezza e i 6 Km che ci restano per me sono faticosissimi.
Rispunta la storia del Km elastico (storia nata lo scorso anno proprio a Bercianos)  e ne abbiamo la conferma all’ingresso del paese dove un cartellone ci informa che il nostro albergo dista 150 metri, ma dobbiamo percorrerne ameno 1500 prima di giungere alla agognata meta.
Noi  4 abbiamo prenotato all’albergo El Jardin del Camino, Simona prosegue per il Municipale che si trova poco oltre.
Sistematoci facciamo il punto sulla situazione sanitaria: le mie vesciche, anche se mi hanno permesso di camminare senza particolari problemi non vanno meglio, mentre il piede di Carmelo si è molto gonfiato e anche il fastidio è aumentato,  pertanto dopo il pranzo si reca al pronto soccorso e il medico riscontra una brutta infezione probabilmente dovuta alla puntura di un insetto (a Terradillos de los Templarios ce n’erano parecchi) e lo invita ad interrompere il Camino così domani dopo colazione tornerà a casa.
Nel nostro albergo c’è anche il francese pranoterapeuta che si offre di sanare il sofferente e considerando che non comporta nessun trattamento fisico Carmelo si sottopone alle cure.
Vista la situazione generale trascorriamo il resto della giornata in completo riposo di cui tutti necessitiamo.

7 maggio – Leon Km 20,40 (sole)
Al mattino purtroppo il piede di Carmelo non è migliorato mentre le mie vesciche non creano fastidi. Appena lasciato l’albergo salutiamo Carmelo che si avvia alla stazione degli autobus per tornare a Pamplona, mentre noi, con Simona che si riunisce alla compagnia proseguiamo il Camino.
Abbiamo percorso le meseta immersi nella tranquillità e nel silenzio interrotto solo dalle nostre chiacchiere, la tappa di oggi ci riporta nel mondo dei nostri giorni: da  Mansilla a Leon è un susseguirsi ininterrotto di pueblos e si cammina ai margini della trafficata statale N601 da cui solo occasionalmente ci si discosta.
Si esce dal paese attraversando il ponte di pietra sul Rio Elsa. Subito dopo Villamoros de Mansilla veniamo superati da un bus diretto alla stazione di Leon, un passeggero si sbraccia e saluta per farsi notare… è Carmelo che poi ci telefonerà il suo disappunto ed il dispiacere di non essere più con noi.
Per entrare in Puente di Villarente si attraversa il Rio Porma su uno strano ponte il legno. Più o meno a metà tappa ad Arcahueja facciamo una pausa per un caffè e ripresa la via dopo avere attraversato la “carretera señalizada” siamo ad Alto del Portillo da cui in lontananza si scorgono le guglie della cattedrale di Leon. Per raggiungerla dovremo percorrere 5 Km  di strada molto battuta in una zona industriale.
Per mezzogiorno siamo all’Albergue “San Francisco de Asis” residenza universitaria che ospita anche i pellegrini diretti a Santiago.
E’ un albergo confortevole con grandi camere (nella nostra  ci sono dieci letti con bagno ma è riservata solo a noi) e nel prezzo è compreso il servizio lavanderia con essiccatrice cosa di cui cogliamo subito l’opportunità.
Scopriamo che Simona  non fa un pasto completo da Roncisvalle e decidiamo di invitarla in un ristorante tipico “Prada a Tope” specializzato nella cucina del Bierzo dove io, dopo una gigantesca “empanada”, non posso non mangiare “el botillo”.
Leon è un città maestosa ricca di monumenti tra cui i 4 principali sono la cattedrale a Santa Maria chiamata anche “Pulchra Leonina” e Simona ne rimane tanto stupita che durante la visita continua a ripetere: “non mi aspettavo una cosa così meravigliosa”, la basilica di San Isidoro comprendente il Panteon Real con 23 tombe di re, l’imponente  struttura delle mura romane e il monastero di San Marcos, anticamente un ostello per pellegrini ora uno degli hotel più lussuosi di Spagna. Passeggiando abbiamo la possibilità di ammirare Casa de Botines opera neogotica di Gaudì e il Palacio de los Gozmanes una delle maggiori costruzioni del rinascimento spagnolo. Finiamo la nostra visita passeggiando per le Calles de el Barrio Humedo dove in un caratteristico locale ci fermiamo per una caña (birra alla spina) e un pincho mas tipico: morcilla .
Rientrati in albergo prima di coricarmi medico le mie vesciche che iniziano a darmi fastidio e ne scopro una nuova sotto la pianta del piede sinistro. Vedremo domani come andrà
 
8 maggio – San Martin del Camino Km 21,10 (sole)
L’uscita da Leon è forse più faticosa dell’ l’ingresso, obbligatoriamente su asfalto e circondati dal frastuono del traffico, perciò decidiamo di lasciare la città con un  bus.
Così alle 6,30 lasciamo l’albergo e ci dirigiamo verso Plaza Santo Domingo dove prendiamo il bus delle 7 che in una mezz’oretta ci porta  a La Virgen del Camino dove facciamo colazione.
Appena ripresa la nostra strada, subito dopo una fonte circondata dalle caratteristiche “bodegas” (cantine scavate nel tufo dove veniva conservato il vino e spesso punto di ritrovo di amici), si trova un bivio: a sinistra il sentiero porta a Villar de Mazarife, a destra il percorso originale porta a San Martin del Camino. Noi prendiamo questa direzione. Durante  la pausa  caffè che facciamo a Villadangos chiamo al telefono O’Donnell, l’indimenticabile amico incontrato lo scorso anno e  con cui ho condiviso alcune tappe del Camino. Dopo i saluti lo informo dove sono e gli dico che mi farebbe piacere se questa sera potesse raggiungermi all’albergo dove alloggerò cosi avremo l’opportunità di rivederci e scambiare 4 chiacchiere bevendo una birra. Mi risponde che verrà a prendermi alla 1 per portarmi a casa sua a pranzo. Declino l’invito perché, sono in compagnia di altri amici allora mi dice che ci vedremo alla sera.
Arrivati a San Martin del Camino io Ricardo e Juan prendiamo alloggio all’Albergue Ana (camera a 3 letti), mentre Simona va al Municipale. Essendo una magnifica giornata andiamo in giardino a lavare e mentre sto stendendo il bucato con sorpresa mi trovo O’Donnell alle spalle e subito ci salutiamo come immenso piacere, mi chiede nuovamente di andare a pranzo con lui e Geli (sua moglie) ma ribadisco che non posso lasciare i miei compagni di viaggio pertanto ci lasciamo con la promessa di vederci dopo le 19
Andando a pranzo notiamo Simona fuori dall’albergue dove risiede così anche oggi la portiamo a pranzo con noi.
Anche questo paese come molti di quelli incontrati in precedenza non ha nulla di particolare da visitare pertanto trascorriamo il pomeriggio in totale relax. Anche i miei piedi hanno bisogno di riposo perché la vescica sotto l’alluce sinistro sembra peggiorata e mi crea qualche problema.
Sul tardo pomeriggio arrivano O’Donnell con sua moglie Geli e dopo baci e abbracci, constatato il mio stato fisico mi accompagnano al pronto soccorso dove mi medicano la vescica  e mi assicurano che non è nulla di preoccupante e domani potrò concludere l’ultima tappa programmata.
Tornati all’albergo ci uniamo a Juan e Ricardo e trascorriamo la serata tutti in compagnia. Prima di lasciarmi Geli mi consegna una borsa contenente chorizo, cecina e lomo per la cena e mi dice che domani ad Astorga ci sarà Berta (la maggiore delle loro tre figlie) che mi porterà a Carrizo per trascorrere il fine settimana a casa loro.

9 maggio – Astorga Km 27,60 (sole)
  Alle 6,30 Simona ci raggiunge al nostro albergo (albergue Ana di cui i proprietari sono buoni conoscenti di O’Donnell) e fatta colazione alle 7 lasciamo il paese.
Devo subito dire che la medicazione al piede di ieri sera sembra che abbia fatto miracoli, infatti cammino come da giorni non riuscivo.
Dopo un’ora e mezzo di cammino siamo a Hospital de Orbigo.  All’ingresso del paese c’è un bel bar con giardino e per alcuni di noi è necessaria una pausa forzata mentre io ne approfitto per un buon caffè.
Il pueblo prende il nome dall’antico Hospital che anticamente accoglieva i pellegrini ammalati. Ora è più famoso per il ponte di epoca romana che con le sue 20 arcate è il  più lungo ( 300 m.) che si incontra sul Camino. Ancora più nota è la storia di don Suero de Quiñones che per difendere il suo onore e quello della sua innamorata doña Leonor de Tovar per 30 giorni sfidò, aiutato da 9 fedeli compagni, 300 cavalieri. Alla fine risultò vittorioso, il ponte fu rinominato “Paso Honroso (d’onore)” e il cavaliere si recò in pellegrinaggio a Santiago.
All’uscita del paese si deve fare una scelta: dritto lungo la strada che a distanza costeggia la “carretera” o a destra verso Villares de Orbigo. Ricardo ci suggerisce di andare diritto e riprendere il cammino originale più avanti. Così facciamo e poco oltre anche noi giriamo a destra per Santibañez de Valdeiglesias dove riprendiamo il tragitto non scelto in precedenza.
Da qui il percorso cambia, su un sentiero pietroso, dove spesso non è facile camminare, si inizia a salire e scendere da collinette mentre in lontananza si vedono i Montes de Leon con la vetta più alta il Teleno (2188 m.). Dopo 8 Km non proprio dei migliori si arriva al “Cruceiro de santo Toribio” a 900 metri d’altezza da dove si gode una magnifica vista di tutta la vallata sottostante e in lontananza la cittadina di Astorga con la sua cattedrale. Non bisogna farsi prendere dall’entusiasmo dobbiamo ancora fare 4 Km scendendo a valle e risalendo agli 800 m. di Astorga dove arriviamo alle 12,30.
I miei amici prendono alloggio all’Albergue de los Amigos del Camino, io faccio una doccia, saluto Simona che esausta si addormenta subito e con Ricardo e Juan attendiamo Berta che avendo qualche giorno di riposo dal lavoro a Ponferrada passerà a prendermi per recarci a Carrizo.
Sul piazzale antistante l’albergo, mentre Juan fa le ultime foto da inviare in diretta ad Annamaria, mi sento chiamare parecchie volte da persone incontrate sul Camino che,  sapendo che il mio viaggio è terminato mi vogliono salutare. Ci sono proprio tutti: padre e figlio messicani, i due signori di Madrid, il francese pranoterapeuta che sta facendo il percorso trascinando un carrello con il suo bagaglio di oltre 20 Kg e tanti altri ancora. Ad essere sincero questa solidarietà mi ha commosso.
Intanto arriva Berta pertanto riabbraccio e bacio Ricardo e Juan e quasi ci mettiamo a piangere, ma devo lasciarli per seguire la mia nuova, avvenente guida.
Arriviamo a Carrizo de la Ribera per l’ora di pranzo. Geli è assente per alcuni impegni, ma O’Donnell ci sta attendendo e appena sceso dalla macchina mi dice di portare lo zaino in camera mia e di scendere che il pranzo è pronto. A noi si sono uniti Rachele una delle due gemelle di O’Donnell e Sergio il fidanzato di Berta.
Dopo una siesta usciamo per una passeggiata e alle 9 siamo alla chiesa del convento di clausura delle suore del Monasterio Cistercense de Santa María de Carrizo dove , tutte i giorni, terminano la preghiera serale con canti gregoriani.
Nel frattempo ci ha raggiunto Geli e ci rechiamo in una tipica birreria (Carrizo è nota in tutta la Spagna perché in questa zona viene coltivato il luppolo elemento base per la fabbricazione della birra che viene prodotta in tutta la Spagna)  dove incontriamo Berta, la cugina di Geli, e suo marito. A Berta piacerebbe fare una parte del Camino così tra una chiacchiera e l’altra arriva l’ora di andare a dormire.
 
10 maggio – Carizo de la Ribera (sole)
Ieri sera non abbiamo fatto tardi ma oggi è sabato quindi si può riposare un po’ di più pertanto prima delle 9 la casa non si sveglia.
Per colazione ho preso una tazza di caffè poi, mentre Geli e O’Donnell erano intenti a sbrigare alcune faccende, Rachele vuole che assaggi una tortilla che prepara con grano saraceno e farcisce di marmellata e fettine di frutta fresca.
Le donne di casa sono uscite per alcune commissioni così noi, vista la bella e calda giornata di maggio, ci siamo allungati al sole sulle sdraio e sorseggiamo un birra come aperitivo. Geli che è un’ottima cuoca ha voluto prepararmi un lecheso al forno, così apparecchia la tavola sotto il patio per pranzare in compagnia innaffiando il cibo con un vino preparato dai parenti del padrone di casa.
Domani Berta e Sergio dovranno assistere ad un battesimo così le signore finito di riordinare la cucina sono uscite per acquisti mentre noi ci rilassiamo un po’ in giardino un po’ in casa.
Questa sera alla televisione c’è la finale del festival europeo della canzone. A O’Donnell piacciono questo tipo di trasmissioni pertanto ci accomodiamo sui divani per assistere allo spettacolo finché alle 11 passate Berta dice che è ora di suonare il violino. Mi guardo attorno in modo interrogativo perchè con comprendo cosa voglia dire, così mi spiegano che sarebbe ora di affettare (a mano) un po’ di prosciutto cioè sarebbe ora di mangiare qualcosa. Ci trasferiamo in cucina dove in un battibaleno è pronta in tavola una gustosa cena fredda a base di prodotti tipici spagnoli e tra una chiacchiera e un bicchiere di vino non ci accorgiamo che è l’1 di notte, ora di andare a dormire.
 
11 maggio  – Madrid (sole)
Oggi, domenica, prima delle 10 non si sveglia nessuno e mentre io e Rachele stiamo facendo colazione arriva Berta molto preoccupata a causa del tempo un po’ incerto, dovuto a un fresco venticello, perchè per la cerimonia odierna dovrebbe indossare un vestito corto e senza maniche. Rachele, con il poco supporto che le posso dare, cerca di convincere la sorella che per l’ora della funzione il sole avrà scaldato la giornata e quindi di non angosciarsi, mentre  Geli  inizia a sollecitare la figlia ad andare a prepararsi in quanto i suoi tempi sono sempre lunghi.
Sono molto dispiaciuto che non resterò per il pranzo a base di paella, ma nel poco tempo che  mi resta Geli mi mostra come lei prepara questo piatto. Accanto a noi O’Donnell sta preparandomi 2 giganteschi boccadillos (uno con prosciutto e l’altro con frittata e chorizo)  per il  pranzo e per la cena e non mancano neppure 2 mele succose. Ripongo i miei pasti nello zaino, ma mi consegnano anche una borsa con chorizo (sempre prodotto dalla famiglia Alvarez) per Annamaria.
E’ arrivato Sergio e noi stiamo per andare alla stazione quando compare Berta che è pronta per uscire di casa. Ha fatto bene a non cambiare l’abito previsto poiché ora risplende un caldo sole.
Tra baci abbracci saluto tutti e in particolare Geli che ha un senso dell’ospitalità più grande della sua casa e posso dire che non è piccola.
In auto verso Astorga per un tratto la strada corre parallela al Camino e incontriamo alcuni pellegrini. Sono le 13,30 e commentiamo che è un po’ da incoscienti non essere ancora alla meta odierna specialmente in una giornata come quella di oggi dove il sole si fa sentire. Sarebbe meglio fare come abbiamo sempre fatto noi: partire abbastanza presto per evitare le ore calde.
Il treno è puntuale e arriva a Madrid in orario tanto che alle 18,30 sono in aeroporto dove mi accingo a una lunga e noiosa attesa fino a domani mattina.
 
12 maggio – Milano (sole)
Questa notte ho dormito poco e ora alle 4,30 stanno aprendo i banchi per il check-in e come dal nulla compare una folla, fino ad un attimo prima invisibile,  che crea subito una lunga coda.
Fortunatamente riesco a sbrigare abbastanza velocemente le mie pratiche e mi trasferisco subito all’area imbarchi con la speranza di trovare un bar aperto per un caffè. Inutile dire che è ancora tutto chiuso pertanto devo ripiegare su un distributore automatico dove le bevande oltre che non essere buone non sono neppure belle calde.
Il volo parte in perfetto orario così che alle 8,45 atterriamo a Bergamo. Il ritiro bagaglio avviene rapidamente e riesco a prendere al volo il bus per Milano, ma come sempre appena imboccata l’autostrada siamo fermi in coda e quando ci muoviamo lo si fa molto lentamente tanto che decido di non arrivare alla Centrale, ma scendo alla prima fermata in coincidenza con la metropolitana. Arrivo finalmente a casa per le 11 dove Annamaria è ansiosa di rivedermi in quanto preoccupata per me e per i miei piedi che sono perfettamente guariti.
Anche questa esperienza è stata positiva da tutti i punti di vista, per la compagnia di Carmelo, Ricardo e Juan in quanto eravamo molto affiatati, per gli amici ritrovati O’Donnell, Geli e le loro meravigliose figlie che mi hanno accolto a braccia e cuore aperti, per i luoghi che ho rivisto volentieri e per il tempo che quest’anno è stato clemente.

 
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