Diario Camino 13 - Cachilli 05

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Viaggi
Camino de Santiago 2013
                                               
 
10 maggio – Pamplona (sereno)
Era da molto che avevo intenzione di fare il Camino de Santiago ed è da quest’inverno che appena mi è possibile cammino per allenarmi a questa “avventura” e finalmente oggi è arrivato il giorno della partenza.
Annamaria mi accompagna alla stazione e col treno arrivo all’aeroporto da dove raggiungo, senza inconvenienti, la località di partenza: Pamplona.
Alle 14,30 sono all’Albergue Municipal Jesus y Maria ( i 100 e passa posti prima di sera saranno tutti occupati)  vicino alla cattedrale a pochi passi dal famoso percorso che seguono i tori durante la settimana della festa di S.Firmino e appena sistematomi esco per una visita alla città. Quando rientro dopo cena il letto sopra al mio è occupato da un signore ungherese che ha iniziato il Camino a San Jean Pied de Port (Francia) e mi ha raccontato che nell’attraversamento dei Pirenei, verso Roncisvalle ha incontrato tratti con neve fino a 40 cm. anche se siamo a maggio.
Sono da poco passate le 20  ma decido di coricarmi perche’ sono un po’ stanco per il viaggio e domattina vorrei muovermi abbastanza presto.

11 maggio – Puente la Reina Km 23,89 (sereno)
Oggi è il mio primo giorno di cammino!
Alle 5,30 esco dall’albergo e inizio il mio pellegrinaggio. Non c’è ancora molta luce , ma fortunatamente in città il  percorso è ben segnato da conchiglie incastonate nella strada così ben presto arrivo a Cizur Menor dove incontro Ludwig (che come dice il nome viene dalla Germania) e affrontiamo assieme la salita a Alto del Perdon in cima al quale si trova il monumento in ferro “Caravana de peregrinos”. Affrontiamo sempre assieme la pietrosa discesa e arriviamo a Punte la Reina  alle 10,30 giusto l’ora per un  caffè. Qui ci salutiamo in quanto Ludwig ha prenotato un albergo oltre il ponte mentre io ho deciso di fermarmi all’Albergue Padri Reparadores che è ancora chiuso. Mentre attendo l’apertura arrivano tre spagnoli
fra cui Francisco (che in seguito chiameremo Pachi in quanto indossa il classico cappello basco che si chiama appunto cosi) e una volta sistemati mi offrono il pranzo a base di salame, formaggio e vino locali che hanno comprato lungo il percorso. Usciti per un caffè incontriamo sulla calle Mayor  la Iglesia de Santiago ancora aperta e ne approfittiamo per una visita. Con nostra sorpresa notiamo abbastanza gente e così veniamo a sapere che è presente il vescovo della diocesi per la funzione di consacrazione di un diacono. Anche noi cogliamo l’occasione d’inconrarlo e saputo che siamo 4 pellegrini in cammino verso Santiago ci invita al rinfresco che sta per iniziare nel chiostro. Nuovo pranzo. All’uscita dalla chiesa andiamo a vedere il famoso ponte romanico del XII secolo fatto costruire dalla regina Mayor per evitare ai pellegrini di guadare il fiume. Prima di recarci alla chiesa di Eunate (a circa 5 Km da Puente) sosta bar per provare il “paciaran” liquore tipico a base d’anice. La chiesa costruita nel 1170  dai cavalieri templari è dedicata alla Vergine e come la maggior parte delle chiese templari è a forma ottagonale, questa in più è circondata da un colonnato. La leggenda narra che chi effettua, a piedi nudi,  3 giri attorno alla chiesa avrà i piedi protetti per tutto il cammino. Io non l’ho fatto!!!............e ne subirò le conseguenze??!!
Termino la serata a cena con i nuovi compagni spagnoli e comunque mi ritiro abbastanza presto: ore 21 con l’accordo che ci rivedremo a Estella.
12 maggio – Estella  Km 23,01 (sereno)
Anche questa mattina la giornata inizia presto: alle 5,30   albeggia e si fa fatica a individuare le frecce del percorso. Appena attraversato il ponte, all’uscita del paese, incontro una coppia di italiani e con loro affronto il tratto, manco a dirlo in salita, fino al primo paese dove loro si fermano per colazione mentre io proseguo per Cirauqui il villaggio successivo che anticamente era circondato da possenti mura. Ora resta solo un arco sotto il quale si trova il sello (timbro da apporre sulla credenziale per attestare il passaggio da quel luogo) del paese. La strada prosegue con sali e scendi continui fino a Estella dove arrivo verso le 10,30 trovando anche qui l’Albergue Municipal chiuso. Mentre aspetto mi raggiungono gli amici spagnoli e una volta stistemati andiamo tutti assieme a pranzo. Dedichiamo il pomeriggio al riposo e la sera ceniamo in un ristorante tipico dove tra l’altro ci servono una zuppa di fagioli eccezzionale in quanto arricchita da carne e pollo.
All 22 prima di coricarci ci diamo appuntamento per domani a Los Arcos. Io però faccio presente che se la giornata è bella e le gambe mi aiutano avrei intenzione di proseguire per Torre del Rio.
13 maggio – Torre del Rio  Km 29,73 (sereno)
Parto da Estella alle 5,45 e appena oltre il paese salgo verso il Monastero di Irache dove si incontra la Fuente del vino: una Bodega (azienda vinicola) ha una fonte che distribuisce ai pellegrini acqua e vino rosso da due rubinetti ed è unica del genere lungo tutto il camino. Dopo alcuni sali e scendi non troppo impegnativi si arriva a Villamayor de Monjardin e da qui inizia un tratto di una dozzina di kilometri senza incontrare nessun paese ma solo altri pellegrini. La prima località è Los Arcos antico borgo così chiamato in quanto un tempo le sue mura erano ricche di archi d’ingresso. Arrivo in questa località abbastanza presto ed essendo una bella giornata come mi ero prefissato continuo per altri 8 km tra campi coltivati e vigneti fino a Torre del Rio dove giungo alle 12,30.
Torre del Rio è un piccolo borgo che da un millennio ospita i pellegrini in cammino e qui i cavalieri templari hanno edificato, nel XII secolo, una chiesa ottagonale che riproduce quella di Eunate al cui interno è custodito un crocefisso coevo con la particolarità che ha 4 chiodi. D’altra parte quando S.Elena (mater dell’imperatore Costantino) si recò in Terra Santa per cercare il S.Sepolcro la leggenda narra che sul Golgota trovò 4 chiodi.
Trascorro il pomeriggio in completo relax. I compagni spagnoli non sono arrivati qui, molto probabilmente si sono fermati a Los Arcos e non avrò più occasione d’incontrarli.
 
14 maggio – Navarrete  Km 33,31 (sereno)
Questa mattina mi avvio un po’ più tardi degli altri giorni: 6,30. E’ una tappa con continue salite e discese tanto che la mia giuda la definisce una tappa spacca gambe anche se devo dire che fino a Viana, la parte più difficile, non soffro molto. A Viana sosta per un caffè e vorrei visitare la chiesa del XIII secolo con il monumento funebre di Cesare Borgia il principe che ispirò Macchiavelli per la scrittura de “Il Principe”, purtroppo anche questa chiesa è chiusa. Prima di  Logrono mi fermo dalla signora Maria una istituzione del Camino che offre frutta o un caffe’ ai pellegrini. Questa consuetudine fu iniziata dalla madre Felicita e sarà portata avanti dalla figlia Felicita. Arrivo in centro città alle 11,00, l’albergo municipale apre alle 13 mentre il parrocchiale alle 15. Sto pensando sul da farsi quando mi raggiunge Marie France, una signora francese conosciuta un paio di giorni prima e assieme decidiamo di proseguire per Navarrete dove arriviamo alle 13,30. Sistematomi all’albergue municipale subito dopo di me prende posto nel letto accanto Ludwig, il signore tedesco con cui ho camminato il primo giorno e così trascorriamo il pomeriggio assieme. Prima di coricarmi inizia a piovere e le previsioni prevedono acqua per i prossimi giorni. Fortunatamente in queste prime tappe non ho avuto nessun problema fisico.
 
15 maggio – Azofra Km 22,63 (pioggia)
Alle 6,45 in compagnia di Ludwig riprendo il cammino sotto una insistente pioggia che ci accompagnerà per tutto il giorno. Ci fermiamo a Ventosa per una breve pausa in quanto siamo bagnati sia sopra le mantelle che sotto per il sudore in quanto non traspirano molto. Riprendiamo assieme fino a Najera e qui Ludwig si ferma in attesa di un amico. Io dopo la visita al Monastero di Santa Maria la Real fondato nel 1052 che ospita un Panteon Reale con 30 tombe del XVI secolo. lasciato il paese sulla strada si erge una stele che segnala 582 Km a Santiago. Oltrepassata proseguo per Azofra dove arrivo alle 12,30.
L’albergue municipale è nuovo con camere a 2 letti. Qui arriva anche Marie France. Nel tardo pomeriggio cessa la pioggia e ciò mi permette di far asciugare la mantella ancora fradicia.
A sera sono nella sala comune e mi sto organizzando per la cena con quanto avevo comprato e che conservo nello zaino  quando alcune persone già incontrate i giorni precedenti mi invitano a condividere la loro cena  (stanno cucinando una grande pentola di goulash). Accetto più che volentieri e mentre si attende che sia pronto vado a prendere una bottiglia di vino. Il cibo era veramente abbondante in sei ne abbiamo mangiato due piatti a testa e ne abbiamo offerto anche ad altri ospiti. A fine serata attorno al tavolo eravamo in dieci con non so più quante bottiglie vuote.
 
16 maggio – Recedilla del Camino Km 26,91  (nuvolo)
Alle 6,15 parto dall’albergue: non piove, ma le strade del Camino sono talmente fangose che si fa fatica a camminare!!
Alle 9,30 sono davanti alla cattedrale di Santo Domingo de la Calzada. Visito la chiesa dove sotto un tempio gotico del 1513 è conservato il mausoleo del santo. Ma la particolarità di questa chiesa sta nel fatto che al suo interno si trova un pollaio occupato da un gallo e una gallina bianchi in ricordo del miracolo qui avvenuto. Secondo la leggenda il figlio di una coppia di pellegrini fu impiccato ingiustamente per furto, ma quando i genitori andarono a reclamarne il corpo, trovarono il figlio vivo e vegeto per intercessione di Santo Domingo.  Il governatore locale saputo del miracolo, incredulo, disse che il pellegrino era vivo come la gallina che stava mangiando: al che la gallina arrostita (asada) si rianimo’ e si mise a cantare.
Alle 10,30 terminata, visto che l’Albergue de la Confraternita del Santo non apre prima delle 12 proseguo per Redecilla del Camino dove arrivo alle 12,15.
Qui la chiesa di Santa Maria che si affaccia sulla Calle Mayor conserva una superba fonte battesimale romanica.
Il paese oltre l’albergue municipale offre un bar e una panetteria dove compro del pane, chiedo dell’affettato ma mi dicono che l’affettatrice è riservata a che si fa preparare un  “boccadillo” (panino). Per fortuna ho nello zaino quanto non cucinato ieri sera così mi posso preparare una pasta con tonno.
Prima di sera ricomincia a piovere. Purtroppo la biancheria lavata non è asciugata, ma miracolosamente, un coreano che dorme nella stessa mia camerata, entra con un calorifero elettrico che non solo ci riscalda ma ci permette prima di ritirarci a dormire di avere tutto il bucato perfettamente asciutto.
 
17 maggio – Villafranca Montes de Oca Km 24,34 (pioggia)
Questa mattina inizio il cammino più tardi del solito 7,15 perchè quando sono uscito dall’albergo il bar accanto è aperto  e pertanto ne approfitto per fare colazione.
Il tempo non è per nulla favorevole: piove intensamente e il percorso è molto fangoso il che rende ancora più faticoso il camminare.
Arrivo a Beloardo e sembra che il tempo voglia volgersi al bello, così quando esco dal supermercarto dove ho fatto rifornimento viveri (pasta, pane, tonno, formaggio e frutta) vorrei ripiegare la mantella impermeabile, ma nubi nere si profilano all’orizzonte. Infatti ripreso il cammino poco prima di Tosantos inizia un diluvio che mi scoraggia ad effettuare una deviazione all’Eremo rupestre di Nuestra Segnora de la Pegna. Oltre che dal brutto tempo sono tormentato da un fastidio al tallone destro:  arrivato a Villafranca e sistemato in albergo mi accorgo che ho una grossa vescica rossa. Chiamo Gino che mi tranquillizza e mi suggerisce di bucare la vescica far uscire tutto il liquido, coprire con un Compeed e se possibile calzare i sandali, ma purtroppo il brutto tempo non me lo permette. Fa molto freddo e la signora che gestisce l’albergue municipal mi dice che solo due giorni fa sono cadute 4 dita di neve: siamo a 1000 metri e domani si dovrà salire ancora.
Incontro altri italiani e mi propongo di preparare la cena con quanto comprato la mattina. Subito  accettano  e si unisce a noi anche un ragazzo di Trieste che avendo un budget giornaliero di spesa di solo 10 Euro al giorno si mostra molto contento.
 
18 maggio – Cardegnuela Riopico Km 25,07 (pioggia vento freddo)
Anche stamane non parto prima delle 7,15 in quanto ho dovuto cambiare la medicazione alla vescica sul tallone.
Appena fuori l’albergue a causa della pioggia la strada che inizia subito a salire è quasi impraticabile e per me è ancora più dura per gli acciacchi al piede. Quando arrivo al monumento ai caduti della guerra civile incontro Sara una ragazza di Firenze che avevo già incontrato a Torre del Rio e con lei e suo padre arriviamo a San Juan de Ortega. Anche qui la chiesa è chiusa e dopo la pausa per la colazione  al bar non ci resta che riprendere il cammino sempre sotto la pioggia che a quanto pare oggi non ci vuole abbandonare. Scendiamo a valle ed il primo paese che attraversiamo è Ages, qui mancano 518 km a Santiago e successivamente raggiungiamo Atapuerca, antico sito paleontologico le cui grotte furono occupate dall’Homo Antecesor, ominide preneanderthal  considerato l’essere umano più antico d’Europa.
Vorremo terminare qui la tappa, ma sono le 11 e anche qui l’albergue apre più tardi perciò riprendiamo il percorso che manco a dirlo riprende a salire fino ai 1078 metri del monte Matagrande dove si erige una grande croce e da dove in lontananza si scorge Burgos.
La discesa ci porta a Cardegnuela Riopico dove arriviamo alle 13,15 stanchi pertanto decidiamo di fermarci nel piccolo ma accogliente albergue municipal gestito dai proprietari del bar del paese dove consumiamo anche un’ottima cena a base di piatti tipici. La serata è molto fredda e oltre alle trapunte anche qui compare un calorifero elettrico che toglie l’umido dalla camera in quanto la pioggia cade incessante per tutta la notte.
 
19 maggio – Burgos  Km 13,49 (pioggia/variabile)
Il percorso odierno non è molto lungo pertanto parto sotto la pioggia con i compagni di ieri dopo le 8,00. La vescica sul tallone non è guarita, mi fa ancora male ma riesco a camminare abbastanza bene.
Dopo Orbaneja Riopico la strada si biforca: il percorso originale verso Castagnares  attraversa la campagna, l’altro percorre la strada che costeggia l’aeroporto fino a Villafria e   dopo la zona industriale (circa 8 Km) arriva in città. Decidiamo per il percorso originale, ma dopo circa 500 metri io desisto a causa della pioggia che ha reso impraticabile la strada. Pertanto mi accomiato dai compagni che preferiscono  camminare sul bordo dei campi e, ritornato al bivio, prendo il secondo percorso. Alle 11,00 sono in centro a Burgos e prendo alloggio all’hotel Jacopeo a pochi minuti a piedi dalla cattedrale. La scelta dell’hotel è dovuta al fatto che ho intenzione di fermarmi un paio di giorni per curarmi i piedi (mi è comparsa un’altra vescica all’alluce) e per visitare la città che quest’anno è anche capitale gastronomica della Spagna.
Medicate le vesciche e calzati i sandali per far riposare i piedi,   dedico il pomeriggio alla visita della cattedrale gotica consacrata nel 1260, e con mia sorpresa per i pellegrini che presentano la credenziale il biglietto costa la metà.
Avevo intenzione di concedermi un cena tipica, ma il ristorante che mi hanno consigliato  è chiuso la domenica sera così ho optato per la tavola calda collegata allo stesso dove ho consumato un buon pasto che tra l’altro comprendeva la morchilla di Burgos, insaccato a base di sanguinaccio e riso.
Rientrato in hotel parlo un po’ con il titolare che tra una chiacchiera e l’altra mi offre un paio di bicchierini di un digestivo tipico alla erbe.
Dopo dieci giorni dormo in un vero letto.

20 maggio – Burgos  (sereno/freddo)
Esco dall’hotel alle 8 e fortunatamente c’è il sole, ma il termometro luminoso esposto da una farmacia segna 3° e il freddo si fa sentire.
Inizio la visita della città dalla chiesa di San Lesmes con la tomba del patrono della città. Meta successiva, dopo essere passato davanti alla Casa de Cordon, palazzo dove i re di Castiglia ricevettero Colombo di ritorno dalle Americhe, è il monumento a El Cid, il famoso condottiero che liberò la Spagna dai saraceni. Tra gli altri monumenti visitati c’è da segnalare l’Arco di Santa Maria del XVI secolo con la statua a Carlo V e  agli altri personaggi che hanno dato lustro alla città.
Pranzo nel quartiere dei ristoranti, con piatti tipici della zona tra cui zuppa castigliana, lachezo (agnello da latte) e un dolce a base di yogurt solido e miele il tutto accompagnato da vino tinto locale.
Il pomeriggio, dopo aver provveduto all’acquisto della scorta viveri, in hotel mi permettono l’uso di un computer e ne approfitto per inviare a casa alcune fotografie.
In serata prima di coricarmi controllo i piedi e mi sembra che dopo 2 giorni di riposo vada molto meglio:  domani “verifica scarponi”.
 
21 maggio – Hornillos del Camino Km 21,41 (sole nuvole freddo)
Parto da Burgos alle 6,45 accompagnato dal sole. Il percorso odierno non è particolarmente difficile e le vesciche non mi creano particolari problemi. Dopo Rabè de la Calzadas il cielo si fa nuvoloso e pertanto  affronto gli ultimi 8 km ( la prima meseta) senza troppa fatica. Alle 11 sono seduto sotto il portico della chiesa di Hornillos accanto al quale sorge l’albergue municipale. Con me ad attendere l’apertura siede un signore spagnolo (O’donnell) con cui inizio a chiacchierare e  non so per quale fattore misterioso o miracoloso tra noi nasce un rapporto che per me (e credo anche per lui) diverrà quasi una amicizia fraterna.
Poco dopo arrivano altri pellegrini tra cui Gianni un italiano di un paese vicino a Rho che incontrerò ancora spesso e condividerò con lui  gli ultimi giorni del camino. Hornillos è un piccolo paese e quando l’albergue dei pellegrini, non molto capiente, è completo, viene aperta la palestra dove possono essere ospitate una trentina di brande con il materasso ed è qui che vengono sistemati Giannina e Giancarlo altri due amici italiani arrivati più tardi. Trascorriamo il pomeriggio sulla piccola piazza del paese scambiandoci le impressioni di viaggio.
La sera per cena all’unico bar del paese ordiniamo un “boccadillo”; Gianni che ha qualche problema alimentare ordina il suo panino con formaggio, ma quando scopre che c’era la possibilità di averlo con calamari fritti ci resta un po’ male e noi da quel momento scherzosamente lo abbiamo sopranominato Gianni il calamaro.
Prima di coricarci mi accordo con i compagni che per domani la meta sarà Castrojeriz.
 
22 maggio – Castrojeriz Km 20,33 (sole nuvole)
Alle 7 lascio Hornillos e sempre con tempo favorevole per attraversare le mesetas. Qualche kilometro prima dell’arrivo si incontrano i resti dell’antico convento di S. Antonio fondato da Alfonso VII nel 1146 come rifugio per i pellegrini gestito prima dai Templari poi dai Cavalieri di Malta.
Castrojeriz, dove arrivo alle 11, prende il nome da Castrum Sigerici antico insediamento romano e base per le legioni che governavano questi territori. Anziché prendere alloggio con i miei compagni (Albergue Casa Nostra) prendo una camera all’hotel La Cachava per avere la disponibilità della lavatrice e della asciugatrice in quanto mi si stanno accumulando indumenti da lavare e non vorrei poi trovarmi a corto di biancheria.
Il pomeriggio lo dedico alla visita del paese che essendo un centro storico di rilievo non manca di importanti monumenti tra cui la collegiata della Vergine del Manzano, la chiesa di San Domenico e la chiesa di San Giovanni Battista
23 maggio – Fromista Km 25,38 (sole vento)
Inizio la giornata abbastanza presto 6,20 e appena uscito dal paese devo affrontare una dura salita a cui fa seguito una discesa molto impegnativa con una pendenza del 18% al termine della quale a Puente Fitero mi fermo all’Albergue de San Nicolas, ostello gestito dalla Confraternita Italiana di San Giacomo con all’interno una bella cappella gotica; prima di riprendere il cammino mi offrono un buon caffè. Attraversato il Rio Pisuerga si lascia la provincia di Burgos e si entra in quella di Palencia. Dopo 10 km di cammino solitario arrivo a Boadilla e anche qui faccio una sosta in un bar dove reincontro Resi una signora olandese che ha condiviso con me ed altri la serata di Azofra. Dopo baci, abbracci e scambio di opinioni sulla salute e il cammino riprendo la strada che costeggiando il Canal de Castilla mi porta a Fromista.
Sul Camino si incontrano molti coreani perchè sono un popolo con una buona percentuale di cristiani e un loro connazionale, che ha fatto il Camino, ha scritto un libro sulla sua esperienza che ha avuto un buon successo stimolando la curiosità e voglia di imitarlo.  Mentre pranziamo al tavolo accanto al nostro si siede appunto una familia coreana: madre due ragazze e un ragazzo che consumano il loro pasto senza dirsi una parola, ma non lasciano mai i loro smartphone, computer, tablet; sia io che O’donnell pensiamo che tra loro comunichino solo con quegli strumenti!
 
24 maggio – Carrion de los Condes Km 19,25 (sole)
Oggi il Camino costeggia la strada pertanto, alle 6,45 quanto parto, metto i sandali  con l’intento di far riposare i piedi. Appena fuori dal paese  mi devo fermare perché sebbene stia sorgendo il sole e si prospetti una bella giornata il freddo mi gela le mani e sono obbligato a mettere i guanti.
Anche la scelta dei sandali è stata sbagliata: pur essendo un percorso senza particolari difficoltà è molto ghiaioso  e ciò rende difficile camminare per cui occorre un’altra sosta per cambiare i sandali.
Prendiamo alloggio alle 10,30, all’Albergue de las Clarisas ospitato in un’ala del Monastero delle Clarisse suore di clausura che a tutt’oggi lo occupano.
Terminiamo la mattinata visitando i principali monumenti del paese: la chiesa di Santa Maria del Camino, la chiesa di Santiago con il portale del 1175 ornato da 22 statue di figure umane e infine  il Monastero di San Zoilo.
Questo paese di circa 3.000 abitanti, a 405 km da Santiago, vive con le attività di supporto ai pellegrini e pertanto nei mesi invernali è un paese morto come  tanti  lungo il Camino.
Sulla piazza principale ci fermiamo a parlare con altri pellegrini già incontrati in precedenza tra cui una coppia di Barcellona,un po’ nervosi anzi lei molto arrabbiata, perchè ha voluto avvalersi del servizio di trasporto della “mochila” (zaino) e alle 14 non era ancora in possesso del bagaglio.
Oggi i parenti di O’donnell sono di passaggio da Carrion, quindi pranziamo tutti assieme. Finito di mangiare li accompagniamo alla macchina e dal baule compare un vassoio di gigantesche paste. Sapendo che Gianni è goloso sia io che O’donnell ci chiediamo che fine abbia fatto ed ecco che d’ incanto appare da una via laterale e si unisce a noi per gustare i dolci.
Avendo mangiato troppo al pranzo per la cena ci accontentiamo di yogurt e frutta.
 
25 maggio – Ledigos Km 23,53 (sole vento)
Alle 7,00 lasciamo il monastero e come i giorni scorsi  i prati a lato strada sono ricoperti da brina, questo rende idea del freddo che c’è!
Anche stamane, speranzoso, ho messo i sandali ma per la ghiaia mi rallentano il cammino pertanto lascio che il mio compagno di viaggio prosegua solo e qualche kilometro più avanti  cambio i sandali con le scarpe.
Questa è una delle tappe più impegnative perché per una dozzina di chilometri di rettilineo in piano non si incontrano né paesi né casolari  e anche i pellegrini sembrano scomparsi.
Quando arrivo a Calzadilla de la Cueza al bar del paese riincontro O’donnell e così percorriamo gli ultimi 6 km assieme.
Giungiamo a Ledigos alle 11,30 e poichè non è arrivato ancora nessun pellegrino abbiamo l’opportunità di occupare una camera a due letti nell’unico albergue del paese.
Ci raggiungerà più tardi la coppia di Barcellona esausta.
Tre minuti d’orologio bastano per percorrere, tutte le strade del paese pertanto dedichiamo il resto della giornata all’assoluto riposo.
 
26 maggio – Bercianos del Real Camino Km 26,90 (sole)
Oggi è l’ultimo giorno di Camino per O’donnell che non può assentarsi per molto tempo dal suo lavoro quotidiano. Partiamo alle 6,45 senza aver potuto fare colazione e con l’intenzione di fermarci nel primo paese. Purtroppo forse perchè è domenica troviamo tutti i bar chiusi. Alla periferia di Sahagun un monumento segna la metà del Camino in terra spagnola (con partenza da Roncisvalle). Poco oltre siamo nel centro di questo grande borgo, ma  anche qui tutti i locali sono chiusi. Lasciato Sahagun fino a Bercianos (10 km) non si incontra nulla se non campagna. Arriviamo al paese alle 11,45 lAlbergo parrocchiale apre alle 13,30 allora prendo alloggio all’Albergue Santa Clara gestito dalla signora Rosa (uno dei tanti angeli che si incontrano sul cammino) che mette a disposizione dei pellegrini non solo un letto ma anche tanta  gentilezza e cordialità in cambio di un donativo facoltativo.
Alle 13 arriva Geli (la moglie di O’donnell) e prima di ripartire ci abbracciamo,  baciamo e non mi vergogno a dirlo ci siamo messi a piangere per la commozione con la promessa che quando io arriverò a Leon se possibile ci incontreremo di nuovo. Prima di ripartire Geli mi consegna una borsa contenente  un “boccadillo con cecina” ( una bresaola locale) e frutta che diventano il mio pranzo odierno.
Nel pomeriggio, passeggiando per questo piccolo borgo composto da 80 abitanti e 1500 pecore, incontro Gianni e subito dopo Giannina e Giancarlo con cui trascorro un paio d’ore bevendo una birra. Qui rivedo anche un gruppo di spagnoli già incontrati in precedenza.
Dopo cena ( pasta asciutta, verdura e frutta) seduti attorno al tavolo della cucina passo la serata con la signora Rosa suo marito e un ospite inglese, scusate scozzese, che tutte le volte che reincontrerò mi chiamerà Picasso perchè per lui ho una certa somiglianza col grande pittore (???) Chiacchieriamo del Camino e consultando 4 o 5 guide differenti scopriamo che spesso le distanze tra una località e l’altra non sempre coincidono tanto che io, ad un certo punto affermo che in Spagna ”il kilometro è elastico”. Questa espressione diventerà talmente abituale che anche gli amici spagnoli con cui farò l’ultima parte del cammino la adotteranno.
P.S.: mi sono ricomparse un paio di vesciche che ho provveduto a curare. Speriamo che nei prossimi giorni non mi creino problemi.
 
27 maggio – Mansilla de las Mulas Km 26,46 (Acqua/sole)
Prima dell’alba sono pronto a partire ma la signora Rosa vuole a tutti i costi che faccia colazione così dopo un paio di brioches e caffè alle 6,30, con tempo nuvolo, mi avvio. Passo da El Burgo Ranero e sembra di attraversare un paese spettrale: non incontro una persona, non circola nessun mezzo, tutte le case sono ancora avvolte dal silenzio. L’unica fonte di vita sono le cicogne che hanno nidificato sul campanile della chiesa.
Non ho ancora lasciato il paese che inizia a piovere e percorro i 13 km fino a Reliegos circondato dal nulla sotto una forte pioggia. Qui mi fermo per una pausa caffè e ne approffitto per effettuare alcuni acquisti al piccolo negozio del paese.
Quando riprendo la strada cessa di piovere tanto che arrivo a Mansilla de las Mulas alle 11,30 con il sole e la mantella già asciutta.
Prendo alloggio all’albergue municipal e in camera con me c’è il gruppo di spagnoli (Carmelo, Rufino, Juan) che ho rivisto ieri a Bercianos. Sempre qui ci sono anche Gianni, Giannina e Giancarlo.
Qui per la prima volta riesco a parlare e vedere Annamaria via Skype. Visto che ho una connessione ad internet verifico le previsioni del tempo dei prossimi giorni: bello, ma freddo speriamo in bene in quanto camminare con la pioggia non è per nulla piacevole.
La sera ceno con i compagni italiani mentre altri pellegrini che ho incontrato nei giorni scorsi mi chiamano per salutarmi. Questo mi fa sentire circondato da amici.
 
28 maggio – Leon Km 18,18 (sole e vento freddo)
La tappa odierna non è lunga pertanto la giornata inizia alle 6,30 e seguendo un percorso prevalentemente su  strada alle 10 arrivo all’Albergue de las  Carbajalas, complesso annesso al monastero delle suore benedettine, unico luogo dove gli uomini e le donne (anche se coniugi) dormono in camerate separate. Poco dopo il mio arrivo vengo raggiunto da Carmelo e dagli altri così in compagnia l’attesa dell’apertura sembra meno lunga.
Purtroppo dopo essermi sistemato medicando i piedi mi accorgo che ho nuove vesciche che provvedo a curare e decido che domani dovrò camminare con i sandali per far riposare i piedi dagli scarponi.
Nel frattempo mi raggiunge Gianni e con lui inizio la visita della città, fondata dai romani come base per la “Legio VII Gemina”, Il monumento principale è la cattedrale, comunemente chiamata “Pulchra leonina”, ovvero bella leonessa, famosa in tutto il mondo per le sue magnifiche vetrate: 1765 m2 distribuiti in 737 pannelli creati dal XIII a XX secolo ed è superata solo dalla cattedrale di Chartres.
E’ ora di pranzo e per far piacere a Gianni sono riuscito a trovare un locale dove abbiamo gustato un gigantesco boccadillo ai calamari innaffiato da birra fresca!!
Come d’accordo chiamo O’donnell il quale mi conferma che mi raggiungerà nel pomeriggio e mi telefonerà per farmi sapere dove ci incontreremo. Nel frattempo visito la collegiata di San Isidoro, uno dei principali complessi del romanico spagnolo, e nella cripta della chiesa, a cui si accede dall’annesso museo, c’è il Panteon Real con le tombe di 23 reali di Leon. Per gli affreschi che decorano questa cripta devo dire che effettivamente merita il sopra nome che le attribuiscono: Cappella Sistina di Spagna.
Tornando all’albergue posso ammirare Casa de Bonites una delle due opere che Gaudì ha edificato fuori Barcellona, l’altra avrò occasione di vederla ad Astorga, e il palazzo de los Gozmanes, imponente opera del rinascimento spagnolo.
Mi incontro con O’donnell e dopo affettuosi saluti mi  guida alla scoperta di luoghi e monumenti spesso trascurati dai turisti e tra questi il Convento di San Marcos (ora Hotel Paradores ossia tra i più lussuosi di Spagna) Si tratta di uno dei più grandi gioielli architettonici di Leon in stile  plateresco utilizzato dal XVI al XVIII secolo come ricovero per i pellegrini diretti a Santiago.
È ora di cena e con Geli, che ci ha raggiunto, in un locale del centro mangiamo cibi tipici tra cui la morchilla di Leon, pasticcio di sanguinaccio di maiale, dal  gusto deciso e molto diverso di quello assaggiato a Borgos.
Domani quando arriverò a San Martin verranno a prendermi e trascorrerò la giornata ospite della  famiglia di O’donnell.
 
29 maggio – San Martin del Camino Km 26,15 (sole e vento freddo)
Il percorso per uscire da Leon non è dei più semplici così su suggerimento di parecchie persone con Gianni, Giannina e Giancarlo decidiamo di prendere un autobus che alle 7,15 ci lascia a Virgen del Camino dove ci fermiamo per colazione. Usciti dal bar incontriamo Rufino e gli altri spagnoli e io e Gianni proseguiamo con loro fino a San Martin dove arriviamo alle 12.
Come d’accordo trovo O’donnell ad attendermi. Saluto i compagni di viaggio e con lui ci dirigiamo verso Carrizo de la Ribera. A casa mi accolgono come uno di famiglia, tanto che mi fanno pure il bucato, e tra i molti piaceri con il loro PC ci colleghiamo a Skype così che anche Annamaria partecipa da Milano, a questo incontro parlando con Geli, una in italiano l’altra in castigliano, ma si capiscono perfettamente.
Dopo un lauto pranzo e un riposino visitiamo il paese e la sera ci rechiamo alla chiesetta del monastero cistercense dove le suore di clausura al termine delle preghiere intonano melodiosi canti gregoriani.
Oggi è il mio compleanno e quella che si prospettava triste( in quanto lontano da casa) si è trasformata in un magnifica giornata in compagnia di questa famiglia che mi ha accolto con tanto affetto e mi ha regalato una magnifica festa. O'donnell pensa che in tutto questo ci ha messo lo zampino anche  Santiago e non posso dargli torto.
 
30 maggio – Astorga Km 24,50 (sole e vento freddo)
Alle  7 O’donnel mi lascia a S.Martin dove ci siamo incontrati ieri e io riprendo il cammino. Dopo pochi chilometri incontro Gianni con cui faccio colazione in un bar di Hospital de Orbigo dove sul fiume che attraversa il paese c’è un grande ponte medioevale del XIV secolo. Stiamo appunto fotografando questa opera quando ci raggiungono Giannina e Giancarlo, che  hanno fatto un percorso alternativo passando da Villar de Mazarife.
Ma la compagnia si scioglie presto perché Giannina ha qualche problema e decide di prendere il bus mentre gli altri faranno il cammino che passa da Villares de Orbigo. Io arrivo a Astorga alle 11,30 in compagnia di un italo-francese che ha iniziato il cammino da Le Puy in Francia  e quando giungerà a Santiago avrà percorso più di 1300 Km.
Il convento delle Serve di Maria è stato convertito nell’Albergue de los Amigos del Camino ed è qui che prendo alloggio con Giannina e il gruppo di spagnoli (Rufino, Carmelo, Juan e Luis) con cui ho già condiviso alcuni giorni; poco più tardi ci raggiungono anche Gianni e Giancarlo.
Il pomeriggio è dedicato alla visita della città che racchiude monumenti di non trascurabile rilevanza tra cui i mosaici di una villa romana, il Palazzo Municipale con il suo caratteristico orologio, la Cattedrale chiesa gotica del 1470 e accanto il Palazzo Vescovile opera di Gaudì al cui interno è ospitato il museo del Camino. Astorga è famosa anche per la lavorazione del cioccolato a cui la città ha dedicato un museo.
La sera stanchi ma soddisfatti della visita ci sediamo sulla terrazza dell’Albergue  e ceniamo con spaghetti alla puttanesca, salumi e formaggi, il tutto annaffiato da vino locale.
 
31 maggio – Foncebadon Km 25,13 (sole e vento)
Alle 7 ci muoviamo tutti in compagnia, ma appena lasciata Astorga incontriamo il gruppo spagnolo e io mi unisco a loro in quanto il mio passo e più in sintonia con il loro camminare.
Parlando con Rufino vengo a sapere che è di Toledo cittadina della Mancha e da quel momento sarà chiamato Don Quijotte (il Comandante) e io Sancho Panza.
Dopo Santa Catalina la strada comincia a salire e prima di Rabanal incontriamo Luciano, un alpino che cammina solo e ci chiede se può unirsi a noi. Giunti a Rabanal io e Luciano ci fermiamo per un boccadillo, mentre gli altri proseguono. Finita la pausa pranzo riprendiamo a camminare su una ripida salita e purtroppo incontriamo gruppi di turi-pellegrini che spesso ci rompono il passo se non addirittura ci impediscono di passare. I turi-pellegrini sono gruppi che fanno il Camino in bus e solo  qualche volta percorrono brevi tratti a piedi, infatti giunti a Focebadon (ore 13,30) ci sono i bus che li aspettano per portarli  alla tappa successiva.
L’albergue La Cruz de Fierro, dove avevo preventivato di fermarmi è chiuso e non volendo dormire all’albergo parrocchiale prendo alloggio all’Albergue Privado Convento de Foncebadon. Pessima scelta (a posteriori posso dire che è stata l’unica) in quanto le persone che lo gestiscono sono maleducate e quando possono si approfittano dei pellegrini esagerando sui prezzi: un’insalata 5 Euro, un piatto di lenticchie 4 Euro quando un menu del dia costa solo 9 euro!!!
Non alloggiare mai in questo albergo!
Nel tardo pomeriggio seduto lungo l’unica strada del paese con altri pellegrini, vediamo passare una pellegrina finlandese sola. Le consigliamo di fermarsi in quanto è quasi sera e il prossimo paese è parecchio distante, ma lei ci dice che non ha alcun problema a proseguire. Il giorno dopo sapremo che alle 2 di notte la polizia l’ha incontrata che vagava sulla “Carretera”. In macchina l’hanno condotta prima a El Acebo, ma poichè tutti gli alberghi erano esauriti è stata accompagnata fino a Molinaseca, dopo un rimbrotto di non incamminarsi mai più di notte da sola.
Mi ritiro  presto domani si prospetta una giornata impegnativa.

01 giugno  – Ponferrada Km 26,60 (sole / freddo)
Parto con Luciano poco prima delle 6,30 e la strada inizia subito a salire. Il clima è veramente rigido e sui monti che ci circondano c’è ancora la neve. Arriviamo alla Cruz de Ferro prima del sorgere del sole e qui incontro Riccardo, spagnolo di Malaga, che avevo già conosciuto ad Astorga. La Cruz de Ferro è una semplice croce issata su un alto palo di legno alla cui base i pellegrini lasciano una pietra che la tradizione vuole sia stata portata da casa propria. Anch’io avevo un sasso raccolto a Milano e l’ho depositato in cima alla duna pietrosa che oramai è alla base dell’asta che sorregge la croce.
Dopo Manjarin la strada inizia a scendere e fino a Molinaseca il percorso, snodandosi tra boschi secolari, è molto accidentato pertanto si deve fare molta attenzione perché spesso il pietrisco e’ sdrucciolevole tanto che per un paio di volte i bastoni mi hanno evitato di cadere.
A Ponferrada dove arriviamo per mezzogiorno all’Albergue Parrochial San Nicola, nel giardino c’è una stele che ci ricorda che mancano 202,5 Km a Santiago ( per me significa che io ne ho percorsi più di 500 Km).
Anche gli altri pellegrini sia spagnoli: Rufino e C. che italiani: Gianni e C. sono in questo albergo. Manel (un pellegrino spagnolo trapiantato di rene) finisce qui il suo camino  (da qui a Santiago lo aveva fatto l’anno precedente)  e questa sera vuole offrire la cena al gruppo spagnolo, a me e a Gianni. Quest’ultimo per i suoi “problemi alimentari” rifiuta sebbene noi si insista perché si unisca alla compagnia.
Ponferrada, capitale del Bierzo, è l’ultima grande città prima di Santiago, ed è ricca di storia tanto che conserva uno spettacolare castello templare, la Torre dell’Orologio e la basilica di Nostra Signora del la Encina, patrona del Bierzo, dove io e Gianni terminata la visita ci siamo intrattenuti in sacrestia con le signore che la custodiscono, ed erroneamente ci hanno chiuso dentro così che abbiamo dovuto uscire furtivamente da una porta laterale.
In serata mentre ci recavamo a cena, sulla piazza principale, scorgiamo Gianni seduto ad un tavolino che mangia una pizza e Carmelo per prenderlo in giro gli dice che è una pizza ai 4 Cheso (formaggi) fatta con un solo Cheso! Rufino ci ha portato in un locale senza alcuna insegna all’esterno,  frequentato solo da gente del posto:  abbiamo mangiato calamari fritti, cozze con una salsa molto particolare e altre specialità il tutto innaffiato da Sangria de Cava (vino bianco secco, spumante, fette di arancio, limone e banana il tutto ben ghiacciato). Al nostro ritorno in albergo quando abbiamo raccontato a Gianni il nostro menu è rimasto un po’ male per aver rifiutato e noi abbiamo rincarato sul fatto che lui è: Gianni il Calamaro!!
 
02 giugno – Villafranca del Bierzo Km 22,35 (sole)
Alle 6,45 lasciamo Ponferrada in 8: Paolo, Gianni, Rufino, Carmelo, Juan, Luis, Paula (spagnola), Maria Celia (argentina). Il percorso e’ sulla strada e alla periferia di Camponaraya ci fermiamo sotto un gruppo di piante per raccogliere e mangiare gustose ciliegie già mature anche se sui tronchi c’è ben in evidenza il cartello “ VELENO”.
Durante il tragitto il gruppo si scioglie,  Paola ha problemi a un ginocchio e Gianni la tendinite, ma con loro cammina il comandante Rufino.
Alle 10 troviamo il primo bar aperto a Cacabelos, dopo più di 15 Km, e decidiamo di fare una sosta e ricompattare il gruppo, I ritardatari non ci raggiungono perché nel frattempo un altro locale aveva aperto e loro si erano fermati tanto che Carmelo e Luis, preoccupati, sono tornati indietro a cercarli. Maria Celia ci ha sopranominato: L’Armata Brancaleone. Alle 12,30 prendiamo alloggio all’Albergue Municipal e dopo aver sistemato tutto (doccia, bucato, cura dei piedi) ci rechiamo  sulla piazza Mayor per pranzare in uno dei molti locali. Ci fermiamo al Sevilla e ci servono piatti tipici del Bierzo: callos con garbanzos (trippa con ceci), botillo ( insaccato di carne di maiale che si trova solo qui e di cui si dice: “Fa resuscitare i morti e morire i vivi”) e torta Santiago ( dolce a base di mandorle).
Dopo un relax pomeridiano ci dedichiamo alla visita del paese e a noi si unisce Riccardo anche lui a Villafranca ma in un altro Albergo.
Prima di rientrare sosta in un negozio per acquistare tonno, formaggio, verdura e frutta senza dimenticare il vino per la cena.
 
03 giugno – La Faba Km 24,46 (sole)
Stamane alle 6,40 quando siamo partiti soffiava un vento freddo, fortunatamente sono riuscito a recuperare un giornale che ho infilato sotto il giubbino, alla maniera dei vecchi ciclisti, che mi ha protetto parecchio.
Quasi tutto il percorso odierno è su strada asfaltata, purtroppo non indosso i sandali che mi aiuterebbero a guarire dalle vesciche che sento sempre più fastidiose dentro gli scarponi tanto che a Herreria mi fermo in farmacia per comprare i Compeed (si dimostrerà un scelta infelice).
A pochi chilometri dalla meta si incontra una biforcazione: o continuare sull’asfalto o prendere il vecchio cammino su un ripido sentiero di montagna che si inerpica da 600 metri ad oltre 900. Come sempe il gruppo è sgranato, davanti ci sono Luis Juan io e Carmelo e quest’ultimo contrariamente ai primi due dice che lui seguirà il percorso originale e io per non lasciarlo solo lo accompagno. Dopo i primi metri si inizia a salire con una forte pendenza per di più con un fondo pietroso che non facilita il procedere. Spesso mi fermo con il fiatone e domando: “Carmelo posso morire qui?” e lui prontamente mi  risponde: “No a Milano!”. Finalmente arriviamo a La Faba è mezzogiorno e nel cortile dell’Albergue Parrochial gestito dall’associazione tedesca Ulteria incontriamo Gianni che non si era fermato a Vega de Varcace per la colazione e ci informa che proseguirà fino a O Cebreiro. Poco dopo giungono Juan e Luis anche loro stravolti sebbene abbiano fatto la strada e poco dopo il gruppo si ricompatta.
Come immaginavo le mie vesciche sono peggiorate e sono comparse anche ad altri pertanto nel pomeriggio il Comandante Rufino si trasforma in dottore e cura i piedi di tutti i bisognosi.
Accanto all’albergue c’è la chiesa e al tramonto  un francescano vi celebra una funzione che coinvolge tutti i pellegrini presenti.
Dopo una frugale cena in albergue ci ritiriamo tutti presto perchè domani sarà una giornata molto dura tanto che, a parte il sottoscritto e Rufino, tutti gli altri hanno prenotato il servizio di trasporto zaino così da poter camminare senza nessun carico sulle spalle (mediamente lo zaino pesa 10Kg e in una tappa come quella prevista la differenza si sente).
 
04 giugno Tricastela Km 26,96 (sole)
Il clima ci assiste (!!??) in questa giornata che si prospetta  forse la più faticosa del cammino infatti alle 6,30 quando lasciamo La Faba il cielo è sereno e poco dopo  si alza il sole.
La strada s’inerpica subito e diventa sempre più tortuosa. Dopo la giornata di ieri dico che ho la sindrome della ”salita” e Juan mi prende in giro.
Prima di arrivare sulla cima  (alt. 1290) una stele ci segnala che stiamo lasciando la regione di Castiglia y Leon e stiamo entrando in Galizia. Giunti a O’ Cebreiro troviamo la chiesetta del X secolo chiusa, ma possiamo ammirare le “pallozas” antiche case in paglia che qui sono conservate molto bene.
Come nei giorni scorsi e vista la difficoltà della tappa la compagnia prosegue a gruppi di due/tre persone tanto che alla base dell’ascesa a Alto do Poio (il punto più alto del Camino in Galizia m. 1335), per me la salita in assoluto più dura: 100 metri di dislivello in un percorso di 500 metri su un sentiero di pietrisco che sembra un muro, sono dietro a tutti e questa volta è Carmelo che sta al mio fianco, mentre dall’alto i compagni già arrivati cercano di incoraggiarmi gridando: “Animo!”. Fradicio di sudore arrivo sulla cima ed entrando nel bar che sorge li ed è tappa obbligata per riprendere le forze dopo la fatica, dico ai miei amici che mi hanno fatto vedere in faccia la morte e che mai senza il loro sostegno sarei arrivato in quel luogo. Per sostenermi la signora mi prepara un boccadillo con frittata e bacon tanto gigantesco che non riesco neppure a terminarlo.
La strada fino a Tricastela dove giungiamo alle 12,30 è in discesa e in alcuni punti non è per nulla facile così che i miei piedi, che sembravano poter reggere alla fatica odierna, iniziano a crearmi qualche problema. Nel primo pomeriggio Rufino, che oramai è il medico ufficiale, dopo le cure, mi consiglia di farmi visitare da un medico, domani a Sarria. A me non sembra necessario, ma lui insiste anche perché, durante la medicazione ho avuto un piccolo mancamento che ha allertato tutto il gruppo, ma io lo attribuisco alla fatica odierna.
Quando avevo organizzato il cammino avevo prenotato il viaggio di andata, ma non il ritorno e ora che la meta si avvicina devo pensare al rientro a Milano. Trovo un locale con accesso ad internet e prenoto un volo da Santiago a Milano per il 12 giugno. Scopro che anche Gianni, che qui si è riunito a noi, viaggerà sullo stesso aereo.
La sera a cena ci siamo divisi e mentre io sto mangiando un piatto di calamari fritti arriva Gianni che ha già cenato e ci rimane un po’ male perchè avrebbe preferito un pasto simile. Carmelo come sempre bonariamente lo prende in giro: GIANNI IL CALAMARO!
05 giugno Sarria Km 18,37 (sole)
Il sonno ristoratore ci ha fatto passare la stanchezza di ieri e alle 7 partiamo tutti insieme per la nuova meta.
Per arrivare a Sarria si hanno due alternative: o il percorso che passa da Samos, o seguire il cammino attraverso San Xil. Noi scegliamo quest’ultimo in quanto un poco più corto. Durante il tragitto vengo infornato che per accedere alla parte vecchia del paese si deve salire una lunga rampa di scale e scherzosamente comincio a dire che io ho “la sindrome della scalera” e come sempre Juanjo mi prende in giro.
Da qui in poi incontreremo sempre un gran numero di pellegrini in quanto molti iniziano il Camino proprio a Sarria e ciò permette loro, giunti a Santiago, di ritirare la Compostela. Così noi per essere sicuri di avere un posto per dormire abbiamo prenotato all’Albergue privado Don Alvaro e anche per le tappe restanti prenoteremo in anticipo.
Alle 12 siamo alla meta e, come oramai d’abitudine, dopo esserci sistemati (doccia, bucato, cura piedi ecc.) andiamo a pranzo. Essendo in Galizia non possiamo non andare in una pulperia e qui a Sarria ci dicono che la migliore è La Cantina di Luis. Effettivamente abbiamo fatto una scorpacciata di polpo alla gaelica a cui ha fatto seguito un gran piatto di formaggi freschi e stagionati accompagnati da cotognata e come da tradizione si finisce con grappa che qui immancabilmente  viene servita a fine pranzo.
Il pomeriggio prima della visita al paese non può mancare una siesta alla spagnola:” con pigiama e orinale”.
La sera, dopo una cena a base di caldo gaelico (minestra di cavoli), in un locale dell’albergo il proprietario ha acceso il fuoco in un grande camino e Luis, Juan e altri accompagnati da una chitarra intonano canzoni di tutti i paesi ; come per magia compaiono bottiglie di grappa, di digestivi alle erbe e altro che riscaldano ulteriormente la serata.
 
06 giugno Portomarin Km 22,75 (sole)
Alle 6,30 lasciamo Sarria e Juanjo mi informa che per accedere a Portomarin c’è una scalinata, così scherzosamente ripropongo una nuova  “sindrome della… scalera” alchè sempre Juanjo mi chiede se domani avrò la “sindrome della patata fritta”: potrebbe anche capitare.
Il percorso odierno non è particolarmente difficile anche se è ondulato tra e dolci e verdi colline della Galizia. A metà tappa, tra A Brea e Morgade si incontra la stele che segnala che siamo a 100 Km da Santiago. A questo punto del Camino non posso minimamente pensare di non arrivare alla meta a costo di trascinarmi sui gomiti!!
Poco prima del paese la strada presenta una brutta discesa resa sdrucciolevole dalla ghiaia con rischio di scivolate o cadute. Terminata la discesa si attraversa il Rio Migno che in questo punto si allarga formando quasi un lago e al termine del ponte ecco la scalera che però devo dire è meno traumatizzante rispetto a quanto mi era stato prospettato.
Anche se non avevamo nessuna preoccupazione per il letto perché avevamo prenotato all’Albergue Ferramenteiro vi giungiamo per le 12.
Nel pomeriggio, dopo la visita al paese, il dottor Rufino come consuetudine, cura i mieipiedi e mi informa che ho più vesciche che anni, ma fortunatamente mi consentono di camminare.
 
07 giugno Palas de Rei Km 25,10 (pioggia/nuvole)
Ci svegliamo sotto la pioggia che alle 7,30, quando lasciamo l’albergue, cade incessantemente e ci accompagna fino a Hospital da Cruz. Prima di riprendere il cammino, dopo la pausa colazione,  la pioggia cessa e poichè il percorso segue la carretera ne approfitto per indossare in sandali che mi  permettono di proseguire più agevolmente.
Arriviamo alle13 all’Albergue Meson Benito e durante il pranzo, nel ristorante dell’albergue, involontariamente viene rovesciato un piatto di caldo gaelico sui pantaloni di Rufino. Fin qui nulla di male potrebbe succedere a tutti, ma il fatto è che lo scorso anno, in questo stesso albergue, gli hanno rovesciato sui calzoni una bottiglia di vino rosso e pertanto il Comandante ha deciso che se dovesse rifare il Camino non non pranzerà mai più in questo locale.
Non essendoci nulla di particolare interesse turistico il pomeriggio lo trascorriamo in assoluto relax.
 
08 giugno Arzua Km 29,52 (pioggia nuvole freddo)
Come sempre quando piove il camminare è faticoso e  muoversi con la mantella addosso significa essere più bagnati sotto che sopra a causa della difficile traspirazione.
Alle 6,30 ci incamminiamo senza Luis e Carmelo che hanno deciso di muoversi più tardi.
Dopo una decina di Km, a Leboreiro accanto alla chiesa di S. Maria, si ha la possibilità di ammirare un tradizionale “cabaceiro” (piccolo granaio in paglia e legno per conservare il mais).
Sempre sotto l’acqua arriviamo a Furelos e attraversiamo il ponte romanico che conduce direttamente alla piccola chiesa, ricordata per la particolare figura del Cristo crocifisso ma con un braccio libero rivolto verso i fedeli.
Per le 9,30 siamo a Melide famosa  per il pulpo e  ci fermiamo alla “Garnacha” per  gustare questa specialità innaffiandola di vino bianco, per poi finire con la grappa.  Questa colazione non può essere una consuetudine, ma durante il camino non si bada a queste cose.
Quando riprendiamo la strada  ci raggiungono Luis e Carmelo e anche loro decidono una sosta ma di proseguire poi per Arzua in bus.
Ha cessato di piovere, comunque il cielo è nuvoloso e ci costringe a tener la mantella che ci farà ulteriormente sudare e per di più, per giungere alla nostra meta, dobbiamo affrontare una bella salita.
Alla 13,30, quando arriviamo all’Albergue Via Lactea di Arzua i due compagni che ci hanno preceduti ci sollecitano a far presto a sistemarci perché il pranzo è pronto. Come il pranzo è pronto? Abbiamo finito la colazione alle 10,30 e io non me la sento di mangiare ancora, ma non c’è nulla da fare a forza mi conducono in cucina dove sulla tavola apparecchiata c’è una grossa pentola con  una zuppa di vongole fumanti e Carmelo sta cucinando una montagna di fetta di lomo (maiale). Per non dar loro dispiacere (!!!???) assaggio un po’ di uno e dell’altro e al termine del pranzo tutti insieme di rechiamo al bar accanto per il caffè che non può essere bevuto senza grappa.
Ha ripreso a piovere e io che avevo fatto il bucato mi trovo spiazzato per l’asciugatura, ma per la temperatura fredda  in albergo hanno acceso le stufe e io metto i miei indumenti bagnati ad essiccare.
Per la cena solo frutta.
 
09 giugno Pedrouzo Km 19,20 (pioggia nuvole)
La tappa odierna non è particolarmente lunga, ma dobbiamo tener presente che in Galizia le distanze vengono misurate, in linea retta, su mappe senza tener conto dei continui disivelli del terreno e qui ricordo il chilometro elastico cui ho già accennato.
Quando alle 6,30 riprendiamo la strada tanto piove di nuovo e l’acqua ci accompagna per tutto il tragitto che si snoda in mezzo a boschi di eucalipti.
Alle 11,30 giungiamo a Pedrouzo e Rufino, dopo avermi curato i piedi, riprende il cammino con Gianni perchè vogliono arrivare al Monte Gozo (15 km oltre) prima di sera.
Subito dopo il pranzo Juan, Carmelo e Luis con il bus si recano a Stantiago per acquistare il biglietto del treno per il ritorno a casa. Mentre passeggio per la via principale del paese  incontro nuovamente Giannina e Giancarlo che i mi informano che hanno ricevuto un sms da Gianni che ha raggiunto la sua meta.
Tutti a letto presto perchè domani ci muoveremo per tempo; vogliamo arrivare a Santiago per assistere a mezzogiorno alla messa del pellegrino.
 
10 giugno Santiago Km 19,98 (pioggia nuvole)
Quando alle 6 partiamo è ancora buio e malgrado Luis ci preceda facendo luce con un  torcia,  poco dopo non vediamo più frecce gialle che ci indicano il cammino pertanto ritorniamo sulla carretera che seguiamo fino all’aeroporto dove ci uniamo a Riccardo e Paula che erano partiti mezz’ora prima di noi.
Al Monte Gozo ci fermiamo per ammirare e fotografare la scultura eretta in occasione della visita che Papa Giovanni Paolo II ha fatto qui . Da qui a cielo sereno si potrebbe vedere Santiago dove arriviamo alle 10,30. Alcuni di noi si dirigono direttamente verso il centro città, mentre io vado al Seminario Menor dove mi assegnano una camera singola e lascio lo zaino.
Mentre mi dirigo alla Cattedrale incontro Giannina e Giancarlo che mi indicano il luogo d’incontro con Gianni e Rufino i quali mi hanno tenuto un posto accanto a loro e poco lontano dagli altri componenti il gruppo.
Al termine della messa del pellegrino  abbiamo l’opportunità di assistere alla funzione del “Botafumeiro” grande turibolo in argento che viene fatto oscillare dal personale preposto (i "tiraboleiros"): essi lo issano fino a 22 metri d'altezza nella croce della navata centrale e quindi, con un sistema di corde e carrucole, gli imprimono un moto pendolare, fino a fargli sfiorare il soffitto delle navate ad una velocità di circa 70 km/h. Noi  essendo nel transetto abbiamo la possibilità di ammirare lo spettacolo in tutta la sua grandezza. In passato il turibolo veniva utilizzato prevalentemente per coprire il forte odore emanato dai pellegrini che affollavano la cattedrale nella quale spesso trovavano ricovero per la notte.
Al termine della funzione ci raduniamo  sulla Praza do Obradorio ovvero la piazza principale per la tradizionale fotografia di gruppo. Subito dopo ci dirigiamo al ristorante Manolo,un istituzione che nessun pellegrino deve perdere. Al termine del  pranzo ci dirigiamo all’Oficina del Peregrino dove ogni pellegrino presentando la propria credenziale viene registrato  e gli viene rilasciata la Compostela.
Sono le 16 e salutiamo il Comandante Rufino (Don Quijote) che ci lascia perché ha un treno che per sera lo porterà a casa a Madrid.
Io e Gianni ci dirigiamo al Seminario Menor per una doccia (non abbiamo ancora avuto il tempo di lavarci) e un breve riposo e per le 20 siamo nuovamente davanti alla Cattedrale dove incontriamo gli altri e terminiamo la giornata cenando tutti assieme.
Prima di coricarmi chiamo al telefono Annamaria la quale mi   dice che Gianpaolo da un paio di giorni è ricoverato in sala rianimazione ed è molto grave e anche Gino è fortemente preoccupato. Non ha voluto dirmelo prima per non turbarmi e Giovanna, tramite lei, chiede di accendere un cero a Santiago.
Vado a letto e la notte non riposo. bene. Non so se è per la notizia avuta o per qualche altro motivo.
 
11 giugno Santiago (variabile)
Dopo tante sveglie mattutine e tanto camminare oggi trascorrerò un giorno da turista.
La giornata inizia alle 9 quando esco dal Seminario Menor e dopo la colazione mi dirigo alla Cattedrale giusto per l’orario d’apertura. Nel passaggio dietro l’altare maggiore posso abbracciare il mantello della statua di Santiago,  non c’è quasi nessuno a quest’ora e quindi mi posso soffermare a chiedere al Santo di aiutare Gianpaolo. Poi mi dirigo alla cripta dove è custodita l’urna con i resti  di Santiago e risalito in chiesa percorro tutta l’abside sino alla cappella laterale con la statua di Santiago Matamoro e qui accendo qualche cero sempre chiedendo aiuto per tutti ma principalmente per l’amico malato. Prima di lasciare la chiesa non dimentico il “Portico della Gloria” perchè davanti a questa colonna il Camino si considera terminato.
Sto passeggiando per le strade per ammirando i vari monumenti, quando incontro Riccardo e Paula, ancora in città, che stanno facendo acquisti li accompagno intanto ci scambiamo le nostre opinioni sul pellegrinaggio. Li lascio verso mezzogiorno e prima di fermarmi per mangiare un boccone acquisto anch’io qualche souvenir.
Nel pomeriggio mi reco alla stazione degli autobus per informarmi sugli orari per l’aeroporto e ricevo la telefonata di Gianni di ritorno da una escursione a Muxia, piccolo paese sull’Atlantico, per incontrarci e cenare insieme.
Mi chiama anche Annamaria per dirmi che Gianpaolo ha avuto un leggerissimo miglioramento e visto che non sono molto distante dalla Cattedrale, ci ritorno  per ringraziare il Santo perchè penso che forse anche le preghiere di stamani siano servite.
In attesa d’incontrare Gianni entro all’Hostal dos Reis Catolicos, che come I’Hostal  San Marcos a Leon, fa parte della lussuosa catena dei Paradores di Spagna, e tranquillamente seduto in una comoda poltrona leggo (per quello che posso capire) un giornale locale.
Mentre ci dirigiamo al ristorante incontriamo Luis che partirà domani mattina, ma non può unirsi  noi in quanto ha un appuntamento con un amico.
Rientrati all’albergo incontriamo altri pellegrini italiani con cui iniziamo a chiacchierare e senza accorgercene quando ci ritiriamo a dormire sono le 23 passate. Non sono più abituato a fare così tardi la sera!
 
12 giugno Santiago (variabile)
Abbiamo lasciato la camera e depositato gli zaini  prima di avviarci verso il centro per la colazione. Più tardi attraversando Praza do Obradorio incontriamo una coppia italiana e da loro apprendiamo che il nostro volo della sera, su cui dovevano imbarcarsi anche loro, è stato annullato per uno sciopero in Francia. Preoccupati, mentre cerchiamo di avere ulteriori informazioni dall’Italia, ci dirigiamo all’aeroporto dove ci confermano la notizia. La compagnia aerea in sostituzione ci propone un viaggio tortuoso con lunghe soste intermedie. Per Gianni la proposta è accettabile e corre in taxi a recuperare il suo bagaglio, io annullo il biglietto e ne acquisto un altro da una compagnia differente che non sorvola la Francia.
Ritornato al Seminario Menor spiego quanto mi è accaduto e mi permettono di pernottare  un’altra sera.
 
13 giugno Santiago (pioggia)
Ho trascorso una notte insonne nell’attesa della sveglia che suona alle 5,30 e alle 6, con lo zaino in spalla mi reco alla stazione autobus per il primo mezzo verso l’aeroporto dove arrivo alle 7, in grande anticipo. Faccio subito il check-in e fortunatamente i voli sono in perfetto orario così nel pomeriggio arrivo a Malpensa dove Annamaria, accompagnata da Ferruccio e Graziella, è venuta a prendermi.
Questo mese per me sarà sempre indimenticabile per quello che sono riuscito a fare (non ero per niente sicuro di riuscire a percorrere circa 750 Km a piedi), per i luoghi che ho visto, per le persone che ho incontrato in particolare O’donnell e la sua famiglia che mi hanno aperto la porta della loro casa e saranno sempre nel mio cuore. Non voglio dimenticare tra gli altri Gianni, Carmelo, Juanjo, Luis, Riccardo, Paula, Maria Celia, e Rufino che con le sue cure mi ha permesso di concludere questo Camino.


 
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