Caminito del Rey - Cachilli 05

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Viaggi
CAMINITO DEL REY

Il sentiero più pericoloso del mondo

Gli amanti del trekking e del brivido esultano. Dopo un periodo di restauro voluto dalle autorità provinciali di Malaga, la primavera 2015 vede la riapertura del “Caminito del Rey» (Sentiero del re), amato dagli escursionisti per la sua spettacolarità, ma anche definito il sentiero più pericoloso al mondo e inserito da Lonely Planet tra le esperienze che assolutamente non si devono perdere.
La Gola Los Gaitanes, situata in uno dei paesaggi più scenografici delle montagne di Malaga, è scavata dal fiume Guadalhorce, (con accesso a nord dal bacino Guadalhorce e a sud da El Chorro) e in alcuni punti raggiunge altezze fino a 300 metri e larghezza inferiore a 10 metri. In questo ambiente all’inizio del XX secolo è stato costruito un camminamento di servizio per la manutenzione dei bacini  stessi. Il percorso è noto come Caminito del Rey poiché fu inaugurato nel 1921 dal re Alfonso XIII .
La lunghezza totale del Caminito del Rey è 7,7 km., suddiviso in due parti: una di 4,8 km. e l'altra di 2,9 km. Per quanto riguarda le passerelle (la parte più nota), la distanza tra l'ingresso all'uscita è appunto 2,9 km. Il percorso, costruito lungo le pareti del Desfiladero de los Gaitanes a El Chorro, presenta lunghe rampe larghe appena 1 metro sospese su pareti verticali fino a oltre 100 metri di altezza sul fiume.

Gennaio 2016
Dopo vari colloqui con Ricardo e Juan oggi abbiamo deciso che ai primi di maggio faremo il Caminito del Rey con Annamaria, Mariluz e Felisa. Così mentre io e Juan ci stiamo dando da fare  per voli e albergo a Malaga, Ricardo si sta interessando per procurare i biglietti di entrata al Camino, cosa non semplice in quanto c’è una grande richiesta, poiché gli accessi sono limitati.

Infine viene deciso il seguente calendario:
• 3 maggio: ritrovo a Malaga
• 4 maggio: visita della città
• 5 maggio: visita di Ronda e Marbella
• 6 maggio: Caminito del Rey
• 7 maggio: ritorno a casa.

3 maggio 2016
In auto raggiungiamo Malpensa senza intralci del traffico. Decolliamo in perfetto orario così alle 14 incontriamo Ricardo e Felisa che ci aspettano all’aeroporto.
Dopo i saluti ci avviamo in città e prima di recarci in albergo ci fermiamo al Mercado del Carmen dove nel giardino di un ristorantino, impossibile da scorgere dalla strada, consumiamo diversi piatti di gustoso pesce.
L’albergo Ibis Budget, in calle Calvo, è una costruzione moderna con piccole camere confortevoli e pulite.
Alle 17 ci raggiungono Juan e Mariluz e anche in questa occasione dopo baci e abbracci Ricardo ci lascia per tornare per la terza volta in aeroporto a ritirare la macchina a 6 posti noleggiata per questi giorni.
Dopo aver sistemato i bagagli noi quattro ci avviamo verso il centro città per una breve passeggiata orientativa: a  pochi metri dall’albergo si trova la chiesa Santo Domingo in cui è custodito Il “Cristo de la Buena Muerte” crocefisso ligneo del 1660 che la Legion Española porta in processione per la città durante la settimana santa. Usciti dalla chiesa sentiamo la classica musica del flamenco e i tipici passi che provengono  dal vicino Conservatorio di danza.
Passiamo sul “Puente des los Allemanes” e in breve siamo nella piazza Obispo su cui si affaccia la cattedrale.
Percorriamo le vie pedonali del centro quindi ritorniamo all’albergo dove alle 21 ci raggiungono Ricardo e Felisa che ci portano a cena in un tipico localino di Malaga (bar La Almijara in calle Cuarteles) dove gustiamo diverse tapas innaffiate da un buon vino bianco.
Stanchi, a mezzanotte ci ritiriamo a riposare.

4 maggio 2016
Alle 9 con Ricardo ci avviamo verso il centro e come prima tappa ci fermiamo al bar “la Malagueña” dove Annamaria per la prima volta assaggia i churros (tipici fritti che si consumano la mattina per colazione preferibilmente con cioccolata calda) e ne rimane entusiasta.
Ripresa la passeggiata ci dirigiamo al Mercado Atarazanas imponente edificio con struttura ferrea del 19° secolo, che incorpora la originale porta moresca che collegava la città con il porto. La magnifica vetrata raffigura scene caratteristiche della storia cittadina.
Meta successiva è Calle Marques de Larios (centro pedonale) al termine della quale si trova Plaza de la Constitucion. Da qui imbocchiamo un labirinto di vicoli fino a raggiungere Calle Santa Maria e l’ingresso della Cattedrale dell’Incarnazione che sorge sul sito di un'antica moschea (di cui rimane solamente il patio degli aranci). La sua costruzione è stata alquanto travagliata: iniziata nel 1528 su progetto degli architetti spagnoli Pedro López, Diego de Siloé e Diego de Vergara, la cattedrale fu inaugurata nel 1588. L'interno è diviso in tre navate fiancheggiate da cappelle delle quali la più importante (quella della Virgen de los Reyes) contiene una pala d’altare di epoca barocca e le statue oranti dei Re Cattolici. Degno di nota è il gigantesco coro, costruito tra il 1595 e il 1632 da Vergara il Giovane e Díaz de Palacios, con stalli in legni pregiati (mogano, cedro e granadillo, portati appositamente dall'America) scolpiti da Luiz Ortiz e José Micael e ornati da 40 statue di santi.
Ripresa la visita della città passiamo dal Museo Picasso (Malaga è la città natale del grande artista). Purtroppo non abbiamo tempo per la visita e così continuando a camminare per le calle della città vecchia passiamo da “El Pimpi” una  “bodega” tipica frequentata da tutti i toreodores che si sono esibiti nell’arena cittadina. Passiamo dalla Iglesia di Santiago e girando in calle Alcazabilla ci troviamo al Teatro Romano. Questo teatro fu edificato dall’imperatore Augusto nel I secolo D.C. quando la città romana si chiamava Malaca e fu utilizzato fino al III secolo.
Alle sue spalle si trova l”Alcazaba” ( القصبة, al-qaṣba: cittadella“), fortezza di epoca musulmana costruita su una fortificazione preesistente di origine fenicio-punica. Si trova alle falde del monte Gibralfaro, sulla cima del quale sorge l’omonimo castello. Alcazaba e castello sono collegati da un passaggio del monte protetto da una doppia muraglia a zigzag chiamata La Coracha. L'Alcazaba  con  il vicino  teatro romano,il  parco della città e l’area antistante il porto compongono una  singolare enclave.
Dopo la visita ritorniamo al Mercado per fare qualche acquisto e successivamente ci fermiamo alla Bodega “Antigua Casa de Guardia”, una delle più antiche della città essendo stata fondata nel 1840. Qui  prendiamo un Pedro Jimenex accompagnato da un paio di tapas..
Nel pomeriggio, dopo una siesta, riprendiamo la visita dirigendoci al “Castillo de Gibralfaro”,la fortificazione situata sull’omonimo colle che oltre  dominare la città ne è anche il simbolo.
Costruito durante il XIV secolo da Yusuf I di Granada e Sultano di Malaga fu considerata per lungo tempo la fortezza più inespugnabile della penisola iberica e dopo la conquista nell'estate del 1487 da parte di Fernando il Cattolico  ne divenne la sua residenza temporanea.
Terminata la visita ci fermiamo all’albergo Paradores che sorge nel complesso del castello stesso e tra una chiacchera e l’altra arriva l’ora di cena; raggiungiamo a Pedregalejo un tipico ristorante chiringuito  (così chiamati perché sono sulla sulla spiaggia)  “Miguelito El Cariñoso”, dove con il figlio e la figlia di Ricardo che si uniscono a noi, consumiamo un ottimo pasto a base di pesce (espetos, sarde infilate su bastoncini cotti alla brace, calamaritos fritos, almejas, vongole in umido, e altre specialità).
A mezzanotte stanchi ci ritiriamo dandoci appuntamento per domani mattina.

5 maggio 2016
Alle 8,30 con Juan e Mariluz ci troviamo al bar accanto all’albergo per la colazione, ma già alle 9 siamo in macchina con Ricardo e Felisa diretti a Ronda.
Alla periferia della città inizia a piovere, ma mentre ci avviciniamo alla nostra meta il cielo si schiarisce e una volta a destinazione ci accoglie il sole.
La plaza de Toros è il simbolo di Ronda: attribuita a José Martin de Aldehuela, fu inaugurata nel 1785; ne è proprietaria la Real Maestranza de Caballeria, fondata da Filippo II nel 1572, sul cui terreno avevano luogo gli esercizi equestri e i giochi di destrezza con i tori. In questa arena, la prima settimana di settembre, in occasione della Feria y Fiestas de Pedro Romero (fu il primo matador che alla fine del 1700 trasformò la corrida in un spettacolo d’arte, la tradizionale Corrida Goyesca, mentre suo nonno Francisco fu il primo ad usare la muleta in un combattimento con i tori) si svolgono ancora oggi, spettacoli di tauromachia.
Per pranzo ci fermiamo in una antica taperia che offre  piatti tipici: dai formaggi alla carne senza dimenticare gli insaccati innaffiati da “cherveza” e Pedro Ximenex.
Si entra nella Ciudad o Casco antiguo attraversando il Puente Nuevo: l'opera (98 m di altezza) fu progettata ad arco unico nel 1735, sotto Filippo V, ma crollò dopo sei anni. I lavori ripresi nel 1751 terminarono nel 1793. Lungo il fiume tra il ponte nuovo e il ponte vecchio si trova la piscina usata dalle mogli dei sultani che governarono la città durante la dominazione araba.
Sostiamo al palacio de Mondragón tra i più begli edifici di Ronda la cui prima edificazione risale all’epoca araba.
Uscendo a sud dal centro abitato c’è il tratto meglio conservato della cinta muraria, dove si apre la puerta de Almocàbar, eretta nel XIII secolo e in parte ricostruita sotto Carlo V.
Santa Maria la Mayor o de la Encarnación, la chiesa principale, sorge sul sito di un tempio romano; durante la dominazione islamica fu moschea (si conservano l'arco del mihrab e una parte di muro con decorazioni arabe).
Solo una cinquantina di chilometri separano Ronda dalla Costa del Sol della dorata Marbella, la più famosa località di villeggiatura marina del Paese ed è questa la nostra prossima meta.
Puerto Banus è la zona più esclusiva di Marbella specchio dello shopping più sfrenato e che accoglie alcuni tra gli yacht più eleganti e lussuosi del mondo.
Tanto non mi ha entusiasmato questa parte della città quanto mi è piaciuta la parte residenziale con la  passeggiata a mare ed in particolare la Playa de Venus con esposte le incredibili sculture di Salvador Dalì.
Mentre torniamo a Malaga scorgiamo i vari insediamenti lungo la costa tra cui Fuengirola e Torremolinos e devo dire che la tanto criticata “rapallizzazione” (fenomeno di urbanizzazione selvaggia e indiscriminata verificatosi in numerose zone turistiche dell'Italia a seguito del boom economico) in confronto a quanto si vede qui non è nulla e si notano anche molti scheletri di edifici incompiuti che non diventeranno mai case e sono un segno della crisi che anche in Spagna stanno ancora vivendo.
Alle 21 siamo in albergo e ci ritiriamo a dormire stanchi, ma contenti della giornata trascorsa.

6 maggio 2016
Come ieri alle 8,30 siamo al bar per la colazione e alle 9 si uniscono anche Felisa e Ricardo.
Sembra il copione del giorno prima: mentre usciamo dalla città per raggiungere il Caminito inizia a piovere e presto ci troviamo sommersi da un vero e proprio acquazzone che non promette nulla di buono. Siamo presi dallo sconforto e in macchina cala un silenzio tale che Ricardo accende persino la radio per cercare di sollevare il morale della compagnia.
Fortunatamente quando arriviamo ad Ardales il cielo improvvisamente si apre facendo comparire il sole.
Parcheggiamo all’entrata nord e percorriamo 1,500 Km per arrivare al cancello d’ingresso.
Dopo averci consegnato il caschetto protettivo e fornito le spiegazioni sulla sicurezza e il comportamento da tenere lungo il percorso il gruppo s’incammina, ma si sgrana subito in quanto ognuno segue il proprio ritmo fermandosi per ammirare il panorama o fare fotografie tanto più che non c’è limite di tempo per effettuare il percorso.
Dopo qualche centinaio di metri iniziano le passerelle sporgenti a strapiombo sul canalone.
Tutto attorno lo scenario è spettacolare e ad ogni passo vorremmo fermarci per godere il momento e fare foto, ma ci rendiamo conto che non è possibile. Comunque le persone che hanno iniziato il percorso con noi sono già avanti tanto che in certi punti sembra che il Caminito sia tutto solo per noi.
Alla fine della prima passerella c’è un tratto sterrato, non per questo è meno affascinante, che ci permette una merenda offerta dall’ottima guida “Ricardo”.
Se il primo tratto ci ha stupito la seconda parte ci ha lasciato a bocca aperta per la spettacolarità: il passaggio nella gola larga appena 10 metri e ti sembra poter toccare la roccia dall’altra parte, la terrazza con la base di cristallo in cui sembra di essere sospesi nel vuoto, il ponte che, anche se più che sicuro, con il vento oscilla e pare di essere su un ponte tibetano.
Dopo più di due ore in cui abbiamo percorso in totale 7,700 Km. usciamo dalla porta sud a El Chorro, un autobus ci riporta al parcheggio delle auto e qui pranziamo al ristorante El Mirador.
Sulla strada del ritorno facciamo una deviazione ad Alora,  piccolo paese abbarbicato su un’altura, perché Juan desidera  salutare alcuni simpatici amici che abitano qui.
Mentre ci avviciniamo a Malaga il tempo volge nuovamente al brutto tanto che dobbiamo procedere lentamente sotto un’acqua torrenziale. All’arrivo Ricardo si ferma davanti all’albergo, ma solo scendere e attraversare la strada ci rende fradici.
Il tempo di cambiarci e scendiamo nella hall  con  Mariluz e Juan e poco dopo ci raggiungono Ricardo e Felisa che sono andati a riconsegnare la macchina a noleggio.
Chiacchieriamo fino alle 23 e prima di ritirarci a dormire io a Annamaria salutiamo con baci e abbracci Felisa, Mariluz e Joun che con la loro simpatia, disponibilità e gentilezze hanno reso indimenticabile questa breve vacanza.

7 maggio 2016
Alle 6,30 suona la sveglia e i men che non si dica siamo pronti: chiudiamo le valige, lasciamo la camera e facciamo il checkout dell’albergo.
Ricardo, sempre puntuale, viene a prenderci e, visto il traffico inesistente sia per l’ora sia per il fatto che è sabato, prima delle 7,30 raggiungiamo l’aeroporto. Salutiamo il nostro anfitrione Ricardo che tanto si è dato da fare e ci ha guidato con competenza e FRATERNA AMICIZIA per rendere memorabili questi giorni insieme.
Come per l’andata anche il volo di ritorno viaggia in perfetto orario così che per le 12 siamo al parcheggio dove ritiriamo l’auto e mezz’ora dopo parcheggiamo nel garage di casa.
Abbiamo trascorso 4 bellissime giornate visitando  luoghi spettacolari che non conoscevamo, in compagnia di veri amici con cui ci siamo trovati benissimo e con il nostro nuovo bagaglio di formaggio, uvetta Malagueña, spilla-ricordo e ombrello pericolosamente trasferito da Santander, siamo ora a casa e ci eserciteremo  con una strana macchinetta per cucinare i miglior churros milanesi!!!!

Grazie di cuore ancora a tutti voi.

 
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