Allegra 2011 - Cachilli 05

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Crociere
EROI E LEGGENDE 2011
      
05/06/2011 Venezia (sole 32°)
Partenza da Milano, in bus, arrivo al porto di Venezia imbarco e nel pomeriggio si salpa.
Partiamo da Milano in ritardo e, arrivati alla stazione marittima di Venezia alle 14, ci imbarchiamo immediatamente. Clotilde e Roberto sono già a bordo e dopo baci e abbracci ci guidano alla nostra cabina, confortevole ma non certo paragonabile alla suite dello scorso anno. Come al solito la gentilezza di Marzia si manifesta alla grande con una bottiglia di champagne e una stupenda composizione floreale di benvenuto.
Alle 17, mentre la nave si stacca dalla banchina, presenziamo alla consueta prova allarme e poi assistiamo alla suggestiva navigazione nel canale della Giudecca con passaggio di fronte al bacino di San Marco, proseguendo tra Riva degli Schiavoni e San Giorgio, costeggiando l’Arsenale, il Lido e Punta Sabbioni.
In attesa dell’ora a cena, assistiamo al teatro “Follies Bergers” allo spettacolo di un bravo ventriloquo.
Sebbene stanchi prima di coricarci facciamo un breve giro orientativo della nave che contrariamente alle nostre precedenti esperienze  è di dimensioni più ridotte, ma ciò forse la rende più accogliene.

26/05/2011 Bari (sole 29°)
Il cuore antico di Bari, la seconda metropoli del meridione italiano, reca le tracce delle numerose civiltà che nei secoli si alternarono alla guida della città: romani, bizantini, normanni e svevi.
L’arrivo a Bari è previsto per il primo pomeriggio pertanto trascorriamo la mattinata al centro benessere e  poi in piscina, che anche se piccola mi permette di fare una nuotatina prima di allungarmi su uno sdraio a godermi il caldo sole. Mentre pranziamo entriamo in porto.
Bari è il secondo centro del meridione e nella città vecchia  testimonia le numerose civiltà che si succedettero: dai romani ai bizantini, ai normanni svevi via via fino ai giorni nostri.
Iniziamo la visita partendo da Porta del Ferrarese, passando per piazza Mercantile incontriamo il vecchio mercato del pesce e poco oltre la Colonna della Giustizia e la Chiesa del Gesù prima di raggiungere la Basilica di San Nicola. La chiesa eretta nel 1087 per custodire il corpo del santo che alcuni mercanti baresi portarono in città trafugandolo da Mira in Licia occupata dai mussulmani, è il più bel edificio in stile romanico-pugliese. Sulla maestosa facciata tripartita in pietra calcarea, con a lato le due torri campanarie tronche, si aprono nella parte superiore belle bifore  mentre il portone centrale è fiancheggiato da colonne rette da tori e sormontato dal baldacchino riccamente scolpito. All’interno si notano archi di origine bizantina e il pavimento del presbiterio risale al XII secolo. Nel transetto di destra il ricco altare di S. Nicola in lamine d’argento dorato è della fine del 1600. Nella cripta retta da 26 colonne con capitelli bizantini e romanici si trova l’altare sotto cui è conservata la tomba del santo. Nell’angolo destro c’è la colonna miracolosa posta in quel luogo da San Nicola stesso.
San Nicola oltre che patrono di Bari è anche il patrono di molte località dell’Europa dell’est e qui agli ortodossi è permesso venerare il santo seguendo i  loro riti: durante la nostra visita un gruppo di fedeli assiste ad una funzione officiata da un pope.
Usciti da S. Nicola percorrendo un labirinto di  vicoli dove spesso si aprono scorci di improvvisa bellezza incontriamo la cattedrale di San Sabino databile attorno alla fine del 1100,e poco oltre la chiesa romanica di San Giacomo con un bel campanile gotico fino ad arrivare al castello Normanno-Svevo dimora di Isabella d’Aragona, moglie del duca di Milano Gian Galeazzo Sforza, allora duca anche di Bari, e della loro figlia Bona Sforza.
E’ ora di ritornare, ma non vogliamo lasciare la città senza prima fare una visita al ricostruito Teatro Petruzzelli (purtroppo non possiamo entrare in quanto sono in corso le prove di uno spettacolo). L’edificio è circondato da bei palazzi tra cui spicca la sede dell’Ente Gestore delle Acque eretto in epoca fascista su un antico progetto e sulle bifore del 2° piano sono riportati motti riguardanti appunto l’acqua.
Tornati alla nave ci rilassiamo un’oretta prima di recarci al cocktail offerto dal comandante e al termine andiamo al teatro per assistere allo spettacolo serale prima di cena.
Questa notte cambieremo fuso orario e pertanto dormiremo un’ora in meno con grande dispiacere di Annamaria.
P.S.: Oggi Annamaria si è rappacificata con Bari!! Memore di quanto le era successo 19 anni fa (leggi scippo) non voleva neppure scendere a terra, invece è rimasta positivamente sorpresa da questa città e dalle sue bellezze.

27/05/2011 Katakolon / Olimpia (velato 22°)
Piccolo e suggestivo, il porto di Katakolon fu creato alla metà del secolo scorso, legato alle sorti della vicina Olimpia, uno dei luoghi di culto mitologico più importanti della Grecia tradizionale.
L’arrivo a Katakolon è previsto per le 13 così dopo colazione trascorriamo la mattinata prima al centro benessere poi al teatro per assistere ad una conferenza su Istanbul e al termine al salone “Flamenco” invitati dal capitano al cocktail riservato agli ospiti Vip. Non siamo in molti così abbiamo l’opportunità di conoscere bene lo stato maggiore della nave. Appena finiti i brindisi mangiamo un boccone e sbarchiamo di corsa per raggiungere Olimpia.
Olimpia, con Delfi e Atene, è uno dei luoghi di venerazione più importante della Grecia mitologica;  Zeus la scelse  per il proprio culto e era anche il luogo di celebrazione dei giochi.
Il primo documento  riferito alla nascita delle antiche Olimpiadi scrive di una festa del 776 A.C. con una sola gara: lo stadion. I giochi  cessarono nel 393 D.C. per disposizione dell’imperatore Teodosio I. Ripresero ad Atene, nella forma attuale, nel 1896 ad opera del Barone De Coubertin.
I reperti ritrovati duranti gli scavi sono esposti al Museo Archeologico e da qui iniziamo la nostra visita per  ammirare i fregi dei frontoni del Tempio di Zeus tra le maggiori opere dell’arte scultorea dell’antica Grecia, realizzate durante il periodo del suo massimo splendore. Restiamo stupefatti per i vari ritrovamenti esposti ed in particolare ci colpiscono l’Hermes di Prassitele con in braccio Dionisio bambino, il gruppo fittile di Zeus con Ganimede (re di Troia) mentre lo conduce sull’Olimpo, una superba testa in terracotta di Atena, un cavalluccio bronzeo, presumibilmente facente parte di una quadriga e i tanti  manufatti della vita quotidiana tra cui la coppa dello scultore Fidia che qui realizzò anche  la statua di Zeus alta 12 metri crisoelefantina "fatta d'oro (χρυσοῦς, chrusoùs) e d'avorio (ἐλεφάντινος, elephàntinos)" considerata una delle sette meraviglie del mondo.
Iniziamo la visita agli scavi dal ginnasio con a lato la palestra e proseguiamo verso il theokoleon, del V° secolo A.C, residenza dei sacerdoti di Olimpia. Prospicente sorge l’ergasterion (officina) di Fidia uno degli edifici meglio conservati eretto attorno al 430 A.C. con le stesse proporzione della cella del tempio di Zeus per poter ospitare durante la lavorazione la grande statua sopra citata e successivamente adattato a chiesa paleocristiana. Nel lato SO dell’area ci sono i resti del Leonidaion (dal nome di  Leonidas di Nasso che lo fece costruire) grande edificio di m. 80 x 74 adibito ad alloggio per le ambascerie e le personalità,  pertanto considerato il primo “albergo” al mondo.
Arriviamo al tempio di Zeus opera di Libon di Elide, costruito su un basamento di tre alti gradini; eretta resta solo una colonna e a terra si scorgono ancora le tracce della basi degli ex voto, i segni dei battenti del portone d’accesso alla cella. All’esterno del tempio ci sono diverse basi di statue votive e fra esse spicca quella triangolare della celebre Nike di Paionios conservata al museo. Oltrepassiamo il Portico di Eco e ci troviamo di fronte ai dodici thesauroi, i templi votivi al cui interno venivano custoditi i tesori delle città che partecipavano ai giochi e transitando sotto un arco accediamo allo stadio dove venivano celebrati i giochi. Ritorniamo nell’area degli scavi per vedere l’esedra di Erode Attico dove si trova il braciere  in cui ardeva il fuoco sacro durante i giochi. Altro monumento importante è L'Heraion il tempio dedicato alla dea greca Era, uno dei più antichi edifici dorici di cui oggi si possono ancora ammirare i resti e al cui interno venivano custodite le corone di alloro riservate ai vincitori; nella cella del tempio fu trovata la statua di Hermes di Prassitele. Altro monumento rilevante è un edificio circolare, il Philippeion, eretto nel IV secolo A.C. da Filippo II re di Macedonia, padre di Alessandro.
Stiamo per lasciare l’area archeologica quando un improvviso temporale si abbatte su di noi dandoci appena il tempo di indossare i giubbini impermeabili e di raggiungere la nave.
A bordo ci rilassiamo assistendo allo spettacolo di un bravo giocoliere e dopo cena saliamo ai ponti scoperti per una piacevole chiacchierata  in questa serata tornata estiva.

28/05/2011 Santorini (sole 27°)
“La più bella”: così è chiamata in greco Santorini. 69 chilometri di coste e millenni di storia si intrecciano sullo sfondo del giallo vivo e del cobalto puro delle case di quest’isola delle Cicladi.
Anche  stamattina passiamo un po’ di tempo facendo  yoga e sauna e quando lasciamo il centro benessere partecipiamo ad un corso di cucina sulla pasta asciutta con conclusivo, gustoso assaggio.
Nel frattempo stiamo entrando nella baia di Santorini dove la nave si ancorerà perché allo scalo non possono attraccare navi di grosso tonnellaggio.
Santorini, detta nell’antichità “Kallistè” ovvero bellissima, lo è ancora. Iinfatti dalla baia di Thera, dove siamo alla fonda, alte pareti stratificate su cui risalta il bianco delle case mostrano col mare di un intenso blu uno spettacolo incantevole.
Dall’approdo a Skala Theras una stradina sale zigzagando all’abitato ed anche oggi è percorribile solo a piedi o a cavallo di asini. Fortunatamente dal porticciolo di Anthinios  una carrozzabile per auto e bus raggiunge Megalochori, paesino dalle case bianche circondate da un intreccio di vicoli e mulattiere, sovrastate dalle cupole celesti delle chiese.
Da qui proseguiamo per “Profitis Ilias” chiesa del profeta Elia situata sulla cima più alta dell’isola da cui possiamo godere di mirabili  scorci dai colori contrastanti. Seguendo il nostro itinerario prima di giungere a Thera facciamo una sosta in una taverna.
Mentre gustiamo i pregiati vini locali una tipica musica greca ci accompagna su una terrazza dove ha luogo una festa allietata da danzatori e ballerini nei caratteristici costumi. Sostiamo per vedere lo spettacolo e durante la pausa la ballerina ci invita a fermarci in quanto tra non molto la festa terminerà nel classico modo greco: la rottura di tutti i piatti sul pavimento. Purtroppo non ne abbiamo il  tempo e dobbiamo raggiungere il bus che ci porta all’ultima tappa odierna: Thera, il capoluogo dell’isola, affollato di turisti che percorrono un sali e scendi di stradine e scalinate su cui si affacciano eleganti negozi.
Per raggiungere lo scalo vecchio da dove il tender ci riporterà alla nave prediligiamo la funicolare alla lunga e tortuosa mulattiera.

29/05/2011 Smirne (sole 27°)
La bella Smirne sorge all’interno di una baia circondata da colline. Seconda città turca, ha conservato il carattere prospero dell’antichità, guadagnando fama grazie all’intensa attività del suo porto. A poca distanza si trova Efeso considerata una delle sette meraviglie del mondo.
Il tempo che siano fissati gli ormeggi e partiamo per Efeso dove arriviamo alle 8,30  sotto un sole cocente.
Fino a pochi anni fa si credeva che i primi insediamenti in questo luogo, come ci dice l’antico geografo Strabone,  fossero del XIII per opera della Amazzoni che innalzarono un tempio alla Gran Madre Cibele, più tardi identificata come Artemide. Recentemente durante gli scavi alla chiesa di San Giovanni sono venuti alla luce reperti databili 3000 A.C. I primi dati certi sono dell’XI secolo quando Androclo, figlio del re di Atene, fondò una città in questo luogo.
Nei secoli successivi Efeso si sviluppò come centro commerciale e culturale, ma solo a partire dal VI secolo A.C. con l’occupazione da parte di Creso re di Lidia la città iniziò la grande crescita che ebbe il suo culmine durante il dominio romano tanto da diventare la provincia asiatica più importante dell’impero.
Il tempio di Artemide il cui rinnovamento fu finanziato da Creso, era considerato una delle sette meraviglie del mondo, ma andò distrutto per un incendio doloso nel 356 A.C. per mano di Erostrato un pastore che voleva passare alla storia. La leggenda narra che Artemide stessa non abbia protetto il suo tempio perché impegnata ad assistere alla nascita di Alessandro Magno, che si verificò quella stessa notte. Quando Alessandro conquistò Efeso avrebbe voluto ricostruire il tempio, ma gli efesi si opposero perché considerandolo un dio non gli era concesso erigere un tempio ad un altro dio. Risorto in epoca successiva fu distrutto nel 401 D.C. per ordine del vescovo Nei come da documenti del Concilio di Efeso del 431.
Iniziamo la visita entrando dalla porta Magnesia e sulla sinistra vediamo la spaziosa piazza sede dell’Agora dello Stato, mentre sulla destra i resti della Basilica costruita da Sestilio Pollio nel II secolo D.C. divisa in tre navate con colonne ioniche.
Accanto si trova l’Odeon Bouleuterion teatro con doppia funzione: per spettacoli Odeon e per le riunione della Boulea, consiglio i cui membri venivano scelti tra la classe aristocratica di Efeso e dove venivano discusse e prese le decisioni più importanti per la città.The most important decisions and city matters were discussed here. Alcune iscrizioni trovate su diversi reperti attestano che il teatro fu voluto da Publius Vedius Antoninus nel 150 D.C.
L’area dei quartieri del Governo comprende anche il Pritaneio o Municipio che custodiva il fuoco sacro mai spento per secoli. Le statue di Artemide esposte nel museo di Efeso sono state trovate sepolte nella sala del fuoco. L’edificio principale era alla base delle pendici del monte Pion. Gli altri edifici erano ai lati di quello principale con davanti un cortile delimitato da colonne su tre lati. Dall’Agorà si entrava nel Pritaneio passando sotto un frontespizio triangolare sorretto da 8 grandi colonne.
Proseguiamo e arriviamo nella piazza dove a sinistra sorgeva il tempio a Domiziano. Edificio del tipo a prostilo con 8 colonne frontali e 13 laterali costruito su un piedistallo per  renderlo visibile a tutta la città. Tutto l’altare era ornato da bassorilievi e accanto si trovava la statua dell’imperatore alta sette metri (solo la testa, esposta al museo, è di un metro). Dopo la morte di Domiziano, che fu assassinato da un servitore, l’imperatore fu maledetto e per evitare la distruzione del tempio fu dedicato a suo padre Vespasiano. Sulla stessa piazza si trova il monumento a Memmius, nipote del dittatore Silla e le figure rappresentate sono lo stesso Memmius, suo padre Caio e il nonno Silla.
Prima di passare la porta di Ercole incontriamo il bassorilievo della Nike in volo, che nella mano destra tiene un ramo di palma e nella sinistra una corona floreale.
Imboccata la strada dei Coreti, monaci addetti al Pritaneo, sulla destra c’è la fontana di Traiano, costruita attorno al 110 D.C. e un’iscrizione “Neokoros” prima della parola Efeso attesta che la città aveva il diritto a erigere un luogo di culto all’imperatore. Il monumento a forma di U aveva un struttura a colonne di due piani con due bacini una nella parte centrale e uno nella parte anteriore  alimentati da un canale che passava sotto la statua dell’imperatore.
L’edificio più bello della strada dei Coreti è il tempio di Adriano del 138 D.C. opera di P. Quintilus che lo dedicò all’imperatore dopo una sua visita a Efeso. Il tempio ha un pronao sulla facciata a quattro sostegni costituiti da due pilastri laterali e da due colonne centrali di ordine corinzio, che sostengono un ampio arco, decorato al centro da un busto della dea Tyche, la divinità tutelare che presiedeva la prosperità delle città e degli stati. La facciata della cella, dietro le colonne del pronao è invece superbamente decorata: sopra l'ampia porta, si trova una lunetta con una figura femminile, identificata con Medusa e contorniata  da una ricca decorazione vegetale. Sulle pareti interne del pronao un fregio scolpito mostra oltre a varie divinità  anche Androclo, mitico fondatore della città, mentre caccia il cinghiale e Dioniso con le Amazzoni.
Da un strada laterale al tempio si entra nelle Terme di Scholastika. Le terme del I secolo D.C. furono restaurate nel IV secolo da Scholastika ricca donna efesina di cui si conserva in loco la statua . In epoca romana le terme avevano regole che permettevano l’accesso a tutti i ceti sociali pertanto erano un luogo di ritrovo per tutti i cittadini.
In una stretta via adiacente i bagni, attraverso una porta si entra nelle latrine cittadine. Al centro c’era una piscina aperta con ai lati colonne che sorreggevano il tetto dei gabinetti, mentre la pavimentazione era composta da mosaici con disegni geometrici.
Di fronte al tempio di Adriano, sul monte Coresso sono ubicate le Case del Pendio, edifici adibiti ad abitazione e solo parzialmente in fase di restauro.
La strada dei Coreti termina in una piazza dove si affaccia la Biblioteca di Celso il più famoso edificio di tutta Efeso e che custodiva 12.000 rotoli,.
La biblioteca fu costruita sopra la camera funeraria di Gaius Iulius Celso, per volere del figlio  Gaius Iulius Aquila, per onorare il padre. L’edificio è posto su un podio di nove gradini e ha  tre porte di cui la centrale più alta delle laterali. Le finestre del secondo piano sono conformi alle porte. Dietro le colonne inferiori ci sono 4 nicchie con le statue che rappresentano le virtù di Celso: Sophia (saggezza), Arete (carattere), Ennoia (intelligenza) ed Episteme (sapienza). Le colonne del piano superiore sorreggono frontoni con bassorilievi di squisita fattura.
Sul lato destro della biblioteca c’è la grande Porta di Mazeus e Mitridate che i due ricchi liberti dedicarono ad Augusto. La porta ha tre passaggi attraverso i quali si accede all’Agorà commerciale vasta area  di metri 112 per lato su cui si affacciavano le botteghe. Nella piazza sono stati ritrovati parecchi basamenti di statue e monumenti ex voto.
Riprendiamo il cammino dalla Via di Marmo così chiamata perché costruita con blocchi di marmo bianco;  il primo edificio a destra è la Casa del Piacere poi incontriamo il Teatro Grande, uno dei più capienti dell’epoca antica. La sua costruzione iniziò durante il periodo ellenistico, ma fu completata solo ai tempi di Traiano ed è posto proprio di fronte alla Via del Porto che collegava il mare alla città.
Tra la via del Marmo e la via del Porto sorge il Ginnasio del Teatro,  parzialmente scavato, che nella parte principale aveva una palestra con tribuna  cinta da tre lati da portici (stoa) con pavimenti musivi.
Terminata la visita torniamo a Izmir e nel pomeriggio ci rilassiamo a bordo piscina.
Prima di cena Annamaria e Clotilde giocano alle slot machine del casinò e si esaltano perché vincono ben……………5 euro.
Oggi è il mio compleanno e in cabina ho ricevuto dal comandante un biglietto d’auguri mentre Roberto e Clotilde mi hanno regalato un bel cappellino del trofeo tennistico Roland Garros e anche  organizzato una sorpresa speciale: cena al Ristorante Amalfi  con finale di deliziosa torta al cioccolato accompagnata da una bottiglia di champagne!

30/05/2011 Istanbul (sole 26°)
Situata nel punto in cui il Corno d'Oro si getta nel Bosforo, a cavallo di due continenti, l'Asia e l'Europa, Istanbul è considerata una delle più famose e affascinanti città del mondo. Grande metropoli durante tutto l'arco della sua antichissima storia, è stata a turno capitale dell'Impero Romano, Bizantino e Ottomano e di ogni epoca ha conservato le testimonianze più significative, quali la Moschea Blu, l'Ippodromo, il Palazzo Topkapi, la Moschea di Santa Sofia, il Gran Bazar e la Cisterna portafortuna di Giustiniano
Sono le 8 di mattina e seduti al tavolo della colazione vediamo scorrere davanti a noi i primi minareti delle mosche di Istanbul. Sulla banchina sono già allineati i pullman delle  escursioni e, ultimate le formalità doganali, partiamo per  la visita della città.
Oggi è lunedì e la Basilica di Santa Sofia non essendo più un luogo di culto bensì un museo è chiusa per il turno di riposo così dobbiamo accontentarci di ammirarla esternamente. La prima costruzione del complesso è del 360 D.C. e sia gli splendidi marmi che circondano l’entrata che i portoni in bronzo sono ancora gli originali. Dopo l’incendio del 532 D.C. l’imperatore Giustiniano la fece riedificare e la leggenda narra che nel giorno solenne dell’inaugurazione esclamasse: “O Salomone ti ho superato”. Nel 1453 il sultano Maometto ne fece una moschea con 4 minareti e l’architetto Sinan che ne curò i lavori la circondò di santuari conservando la pianta originale della basilica tanto è che ancora oggi manca il cortile interno per le rituali abluzioni.
Prima di passare alla moschea di Ahmet visitiamo l’Ippodromo fatto costruire da Settimio Severo nel 203 D.C. In questo luogo avvenivano le corse dei cavalli, le rivoluzioni e anche i festeggiamenti tra cui quello per la circoncisione del Sehzade ossia del principe ereditario che durava 40 giorni e 40 notti. Ora è una grande piazza dove sono ancora visibili alcuni reperti di quei periodi: l’obelisco di Teodosio, proveniente da un tempio egizio dedicato al faraone Tutmosi II, l’obelisco Intrecciato e la colonna Serpentina. Quest’ultima, in bronzo, innalzata in commemorazione della vittoria dei Greci a Platea contro re Serse di Persia e fusa con le armi degli sconfitti, in origine era davanti al tempio di Apollo a Delfi, ma Costantino la trasferì nella sua nuova capitale.
La moschea di Ahmet, conosciuta come moschea Blu deve il nome al colore delle decorazioni interne: 21043 (se ne conosce il numero esatto) piastrelle blu che ne rivestono le pareti interne. Eretta, quasi .per rivaleggiare con la vicina Santa Sofia, è l’unica al mondo che può vantare 6 minareti e nonostante le enormi dimensioni la sua struttura è perfettamente equilibrata. La cupola centrale, di 33 metri di diametro, è sorretta da 4 massicce colonne  del diametro di 4,5 metri ciascuna e in essa si incastrano 4 semicupole e altre cupole più piccole. Le mattonelle azzurre scintillano ai raggi del sole che entrano dalle 260 finestre e le danno il caratteristico colore.
Il più importante edificio bizantino posto accanto a Santa Sofia è la Cisterna del Grande Palazzo Sommerso edificato da Costantino nel 378 D.C. per sopperire alla perenne insufficienza idrica della città.  A 12 metri nel sottosuolo 336 colonne la sorreggono; una di queste è detta Colonna Piangente perché l’umidità che scorre sulle sue incisioni che raffigurano occhi e lacrime  dà proprio la sensazione del pianto. Le passerelle in legno poste sopra l’acqua dove nuotano grossi pesci raggiungono il luogo più suggestivo: le colonne con il piedistallo a forma di testa di Medusa,  posta l’una capovolta e l’altra di lato, che si pensa siano a protezione della citta da cattiveria e malocchio.
La nostra meta successiva è Kapali Carsi, ovvero il Gran Bazar. I primi edifici risalgono al periodo di Fatih Sultan Mehmet e gli utili ricavati dagli affitti andavano a reddito per Ayasofia (S.Sofia). In un intricato labirinto di strade e vicoli affollatissimi si affacciano oltre 4000 negozietti che vendono, oltre a paccottiglia moderna, oggetti che riportano la nostra fantasia agli ammaglianti mercati orientali. Comunque non manchiamo di fare compere e qui ho l’opportunità di ritrovare Abdullah di L. Chalabi il negozio di antiquario dove 30 anni fa feci degli acquisti e che è  ora gestito dal figlio P.Salabi con cui scambiamo una nostalgica chiacchierata.
E’ ora di pranzo pertanto ci avviamo al ristorante del Palazzo Ciragan Sarayi sontuoso edificio fatto edificare sulle rive del Bosforo nel 1871 dal sultano  Abdul Aziz  e che conserva ancora gli arredi dell’epoca. Mentre pranziamo veniamo intrattenuti da una ballerina di danza del ventre.
L’ultima meta odierna è il Palazzo di Topkapi e per giungervi passiamo davanti al palazzo Dolmabahce realizzato tra il 1853 e 1856 che fu l’ultima dimora dei sultani ottomani dopo che per 400 anni vissero al Topkapi e successivamente di Mustafa Kemal Ataturk, fondatore e primo presidente della Repubblica Turca.
Il palazzo di Topkapi ( in turco: طوپقپو سرايى) sorge sul promontorio tra il Corno d’Oro e il mar di Marmara e dai tempi di Costantino è sempre stato considerato il posto più adatto per la costruzione di un palazzo imperiale. La costruzione dell’attuale complesso ebbe inizio nel 1462 e terminò nel 1478 durante il periodo di Beyazit II, ma per circa 400 anni crebbe continuamente con l’aggiunta di nuovi edifici rispondenti alle mutate esigenze. Prima di essere dimora dei sultani e delle loro mogli fu il luogo dove avvenivano i più importanti eventi dell’impero ottomano.
Nel primo cortile sorge Aya Irini una delle prime chiese bizantine costruita nel periodo di Costantino, incendiata nel 532 durante la rivolta di Nika e ricostruita da Giustiniano. Attraverso la Porta del Saluto “Bab-us Selam Kapisi” si accede al secondo cortile e alla parte museale del palazzo. Nella parte destra del cortile sono collocate le cucine con comignoli simili a quelli delle fabbriche, mentre di fronte si trova la parte più importante del cortile: “Divan-i Humayun” costruito durante il regno di Kanuni Sultan Suleyman sede in cui si discutevano i più importanti affari dello stato. Accanto si trovano i locali più controllati dove si conservavano  i tesori dello stato “Azine Bolumu”
Poco oltre, sempre nel secondo cortile, si trova la Porta di Trasporto che permette l’accesso al Harem composto da più di 300 camere, oltre ai bagni, 2 moschee e all’ospedale. Tutte le stanze sono  decorate nel modo più sontuoso e affascinante possibile con particolare attenzione alle maioliche.
Per entrare nel terzo cortile varchiamo la porta più importante “Bab-us Saade” o Porta della Felicità dove sedeva il sultano durante le feste e per assistere alle varie manifestazioni. Subito oltre il portone c’è “Arz Odai” o stanza del Trono o delle Udienze per gli incontri del sultano con gli ambasciatori esteri e le personalità in visita.
La parte di maggior interesse del terzo cortile sono senza dubbio “Mukaddes Emanetler Dairesi” cioè le stanze personali del sultano  che oggi ospitano adibite gli oggetti più importanti e di maggior valore.
L’ultima parte delle visita è dedicata al giardino del palazzo “Sofa-i Humayun”  dove sono allocate alcune stupende costruzioni  tra cui la Camera  delle Circoncisioni, il Chiosco dorato di Mustafa Pasha, il Chiosco di Baghdad, la Terrazza in marmo con una incantevole vista sul Corno d’oro.
Torniamo sulla nave giusto in tempo per recarci allo spettacolo serale che propone  un bravo illusionista.
A fine cena siamo convinti che la giornata sia conclusa, invece a mezzanotte sul ponte piscina è in corso una festa sotto le stelle del Bosforo che culmina con un assalto al gran buffet di dolci.

31/05/2011 Navigazione (variable 23°)
Alle ore 2,00 a.m. si parte da Istanbul. Giornata in navigazione con possibilità di seguire le attività proposte a bordo.
Salpati da Istanbul questa notte al termine della festa, approfittiamo dell’intera giornata in navigazione per riposarci dopo gli ultimi due giorni veramente impegnativi, ma appaganti.
Nel pomeriggio, dopo un pisolino e la prova emergenza,  come già successo venerdì scorso assistiamo ad una conferenza sul prossimo scalo di Atene. Al termine con Roberto e Clotilde organizziamo un programma di massima per un tour della città che visiteremo autonomamente.
Questa sera al ristorante tutti sfoggiano eleganti abbigliamenti in quanto è la serata di “Gala del Comandante” a cui seguirà il “Gran Ballo” nel salone Flamenco.

01/06/2011 Volos (sole 28°)
Da Volos, capitale della regione greca di Magnesia, è n raggiungere uno dei paesaggi più belli del mondo, il più importante insieme monumentale della regione: le Meteore, ossia il complesso di monasteri sede della più grande comunità monastica greca.
Partiamo presto per Kalambaka paese alla base di un gruppo di rocce che si innalzano ripide nella pianura della Tessaglia.  Proprio sulla sommità di questi spuntoni a circa 300 metri d’altitudine  sono posti i monasteri delle Meteore in un paesaggio straordinario forse uno dei più suggestivi .
I monasteri ancora attivi sono:
·        Grande Meteora o Monastero della Trasfigurazione di Cristo
·        Vaarlaam o Monastero di Ognissanti
·        Monastero Rusanou
·        Monastero della Santissima Trinità
·        Monastero di Santo Stefano
·        Monastero di San Nicola Anapafsas.
Purtroppo per questioni di tempo avremo la possibilità di visitarne solo 2: Varlaam e S.Stefano.
Passata Kalanbaka e attraversato il paesino di Kastraki la strada incomincia a salire seguendo un percorso a serpentina fra un tornante e l’altro. Dopo l’ennesima curva ci appaiono i monasteri che sembrano incollati a strapiombo sulla sommità degli spuntoni rocciosi. Originariamente l’unica via d’accesso ai monasteri erano delle travi incastrate nella roccia su cui arrampicarsi. Solo più tardi queste impalcature furono sostituite  da scale di corda e coloro che non osavamo usare anche questi accessi venivano issati avvolti in reti di corda ancora visibili, ma non più utilizzate.
Arrivati in prossimità di Varlaam il bus ci lascia su un pianoro e varcato un portone saliamo i 120 gradini che ci permettono di arrivare al Katholikon (chiesa centrale del monastero). Il complesso prende il nome dal monaco Varlaam che verso il 1350 fu il primo eremita a costruire alcune celle su questa cima. Due secoli dopo i fratelli Theofanes e Nectario ristrutturarono il complesso e da allora fu dedicato a Ognissanti e S. Giovanni Battista.
La chiesa è a pianta quadra con cupola sorretta da 4 colonne come le chiese dei monasteri del monte Athos ed è composta da nartece navata e santuario. I ricchi affreschi del Katholikon rappresentano figure del ciclo storico dogmatico e liturgico della chiesa ortodossa. Da studi recenti si pensa che le decorazioni della navata siano opera dell’agiografo Franco Katelano che attorno alla metà del XVI° secolo lavorò anche nel monastero Meghisti Lavra sul Monte Athos.
Non manchiamo di visitare la torre del vrizone, ovvero la terrazza dove sono ancora presenti le funi, le ceste e le reti in corda, che come già detto, una volta erano necessari per salita e discesa di persone e merci. Ridiscendiamo la lunga gradinata e ci avviamo al monastero di Santo Stefano.
L’accesso al monastero di Santo Stefano era più facile rispetto agli altri monasteri perché  la roccia su cui è edificato era unita alla vicina collina di Koukoula da un ponte levatoio, oggi sostituito da un ponte fisso.
I primi dati della sua fondazione risalgono al 1192, come testimonia un’iscrizione sul luogo, quando Ieremias fu il primo eremita poi priore in questo sito. Nel 1333 l’imperatore bizantino Andronico Paeologo fu ospitato nel monastero e prima di partire lasciò all’abate ricchi doni. Da allora il monastero conserva il privilegio di essere chiamato “Reale”. Altri nobili visitarono Santo Stefano portando in dono preziose reliquie e vasti possedimenti terrieri. A metà del XIX° secolo qui si contavano circa 30 monaci, mentre 100 anni dopo era pressoché disabitato. Ora è un convento di suore.
Il katholikon è dedicato a San Charalambos e anch’esso come a Varlaam è a croce greca con cupola e due conche laterali, absidi e nartece con 4 colonne. Impressionante sono l’altezza delle cupole sia quella della navata centrale che le più piccole del santuario sopra la sacrestia. Il suo interno è meno ricco di affreschi rispetto al precedente, ma sono di gran pregio il Ciborio in legno intarsiato che copre la mensa e la Cortina sempre in legno con temi simbolici del regno animale e vegetale.
Usciti da San Charalambos ci rechiamo verso la vecchia chiesa di Santo Stefano, sempre nel complesso, purtroppo chiusa, ma ne approfittiamo per visitare il piccolo museo dove sono esposti crocifissi, vangeli decorati, alcuni dei 147 antichi manoscritti, paramenti e icone antiche tutte opere di pregevole esecuzione.
Ridiscendiamo a Kalanbaka  per il pranzo e poi torniamo a bordo.

02/06/2011 Atene (sole 28°)
Un terzo dei greci abita nella caotica Atene. Culla della civiltà ellenica ricca di storia e monumenti. La vita ateniese si concentra tra le piazze Syntagma e Omonia e l'Acropoli e l’affascinante quartiere della Plaka.
Lasciata la nave al Pireo con la metrò arriviamo a Monastiraki, nel centro città, e passando davanti ai resti dell’Agorà romano saliamo la collina sulla quale sorge l’Acropoli. Ci sono parecchi turisti comunque ci si muove abbastanza agevolmente.
I Propilei, costruiti tra il 437 e 432 A.C., sono il monumentale ingresso con alla destra il tempio votivo dedicato a Atena Nike, che   sino al 1686 custodiva la statua della dea della vittoria poi smantellata dai turchi.
Il Partenone (così chiamato in onore della dea Atena Parthenos patrona della città) sorge sul punto più alto dell’Acropoli ed è il monumento più importante della Grecia. Eretto a meta del V secolo A.C. in marmo bianco aveva il frontone decorato da un fregio che percorreva tutto il tempio mentre alla base erano alloggiate sculture. Al suo interno si trovavano la statua di Athena e i favoloso tesoro di Delo. Oggi di tutto ciò resta ben poco perché nel 1800 lord Elgin trasferì a Londra tutto il trasportabile.
L’Eretteo è il tempio più sacro di tutta l’Acropoli ed è anche il più famoso per il portico sorretto da 8 statue di fanciulle chiamate le Cariatidi; in stile ionico fu edificato attorno al 420 A.C. e il suo interno era suddiviso in due zone dedicate alle principali divinità dell’Attica: Athena e Poseidon che proprio qui si scontrarono per il predominio sulla città. Il nome sembra derivi da Erectheus un leggendario re di Atene che qui aveva la sua tomba.
Continuando la visita giungiamo al belvedere da dove si gode di un straordinario panorama. Ai piedi della rocca sorge la Plaka, uno dei più antichi e caratteristici quartieri di Atene, a sinistra il monte Lycabettus, il colle più alto della città che secondo la leggenda fu creato da Athena. Possiamo inoltre ammirare l’Agorà romana e poco oltre l’antica Agorà con la Stoà di Attalo, un palazzo porticato di due piani, che costruito da Attalo re di Pergamo nel 138 D.C. è l’unico edificio antico restaurato. Poco lontano sorge il grandioso tempio di Ephaistos (chiamato anche Theseion in quanto nel VI secolo A.C. si credeva fosse il luogo della sepoltura di Teseo) eretto nel 449 A.C., all’epoca di Pericle, dall’architetto Ictinos lo stesso che edificò il Partenone. Sull’altro versante si possono vedere l’Arco di Adrcon le  sue due incisioni: verso il Partenone la scritta recita: “Questa è la città di Teseo”  sull’altro lato: “Questa è la citta di Adriano, non di Teseo”QQQQ, poco oltre il tempio a Zeus Olympeion originariamente circondato da 104 mastodontiche colonne di marmo alte 17,25 (ma ora sono solo 15).
Proseguendo per l’Acropoli ai piedi della collina si può osservare l’antico teatro greco di Dionysos del V° secolo A.C. e il teatro di epoca romana di Erode Attico eretto in memoria della moglie Appia Annia Regilla  che tutt’oggi ospita il festival di Atene. In lontananza domina il monumento alto 12 metri dedicato a Caio Giulio Antioco conosciuto come Philopappus.
Lasciata l’Acropoli ci inoltriamo nel dedalo della Plaka e tra un acquisto e l’atro visitiamo, presso la chiesa di S.Caterina che ospitò lord Byron mentre scriveva il poema “La fanciulla di Atene”,  il monumento preellenistico dedicato al corego Lyssikrate, un’ edicola rotonda in marmo ornata da 6 colonne sotto il cui tetto un fregio in rilievo raffigura Dionysos che punisce i pirati.
Riprendiamo la strada e poco lontano eccoci all’Agorà Romana. Era una grande piazza (m. 112x 96) circondata da colonne base di un portico che ospitava le botteghe. La piazza aveva due ingressi, quello a lato ovest è ancora ben conservato con 4 colonne doriche, architrave e frontone. Al margine est s’incontra la Kyrrhestes Clock o Torre dei Venti, edifico ottagonale con tetto a piramide sui cui otto lati sono raffigurati in rilievo i venti con i relativi nomi grechi. Questo monumento durante la dominazione ottomana era custodito da guardie armate perché i turchi ritenevano si trattasse della tomba di Socrate e Platone.
Dopo la pausa pranzo in una tranquilla taverna, in odos Panos e Epamynondoas, dove gustiamo tipici piatti grechi (moussaka, dolmades, e yogurt con miele) ci avviamo verso l’Antica Agorà. Non ci fanno  entrare in quanto troppo tardi per accedere all’area dei monumenti così dobbiamo accontentarci di ammirarli dall’esterno e  torniamo alla nave poco prima della partenza
Lo spettacolo di questa sera è intitolato “I have a dream”, è lo show in cui si esibisce il personale della nave che si impegna con molto entusiasmo ed anche con una certa bravura. La cena ha come tema l’Italia e sebbene la cucina sia sempre ottima questa sera si sono superati e prima di lasciare il ristorante passeggeri e personale hanno danzato allegramente sulle note delle più famose canzoni italiane.

02/06/2011 Navigazione (sole 27°)
Giornata in navigazione con possibilità di seguire le attività proposte a bordo.
Dopo due giorni di escursioni che ci hanno occupato da mattina a sera oggi lo dedichiamo al relax e così la mattinata trascorre tra la piscina, il solarium e una pausa rigeneratrice in sauna per arrivare al l’ora di pranzo non prima di aver assistito alla Scuola di cucina con la dimostrazione culinaria sui segreti del risotto.
Oggi pomeriggio assisteremo alla conferenza su Venezia, luogo di partenza e meta finale della crociera e stasera avremo la cena di Gala dell’Arrivederci durante la quale il comandante e gli ufficiali di bordo si accomiateranno ufficialmente e, per concludere potremo gustare  il pantagruelico “Gran buffet di pasticceria”.

04/06/2011 Spalato
E' la seconda città più grande della Croazia. Tra i principali monumenti il Palazzo romano di Diocleziano la Cattedrale di San Doimo, patrono della città, costruita sui resti di uno dei santuari più antichi del mondo il tempio di Giove, e la porta Aurea. Spalato è stata nominata patrimonio dell'Unesco.
Oggi è l’ultimo giorno di crociera così in mattinata al teatro la direttrice di crociera darà le istruzioni per la consegna bagagli e lo sbarco di domani.
Dopo la abbondante cena ieri sera non sentiamo molto appetito, pertanto mentre entriamo nel porto di Spalato consumiamo uno spuntino di sola frutta e poi sbarchiamo per la visita alla città.
Già nel III° secolo prima di Cristo i greci costruirono qui il porto di Aspalathos per la colonia di Salona, la cui importanza crebbe tanto che nel 305 D.C. l’imperatore romano Diocleziano (originario di questi luoghi) fece erigere il suo grandioso palazzo che divenne successivamente la residenza degli altri imperatori tra cui Galla Placida. In seguito Spalato fu occupata dai bizantini e Venezia governò la città per quasi quattro secoli fino alla fine del 1700.
Il cuore storico è comunque il Palazzo di Diocleziano uno dei più grandiosi e mirabili monumenti romani.
A lato mare attraccavano le navi e al piano alto del palazzo, per tutta la lunghezza del portico, scorrevano colonne interrotte dalla Porta Bronzea. Entrando nel palazzo si percorre un ampio ambiente dalle volte possenti e il vestibolo e passando sotto il Protyrium, arco di comunicazione con gli appartamenti imperiali, ci troviamo nello splendido Peristylium a cui le 16 colonne  conferiscono un aspetto maestoso. Il lato destro è chiuso da case veneziane e barocche mentre il lato opposto è  ornamento e ingresso alla cattedrale.
La Cattedrale di San Domio, patrono della città, non è altro che lo imponente mausoleo di Diocleziano, e la si raggiunge attraverso un passaggio sotto il campanile romanico del XIII° secolo che mostra sul lato verso la chiesa due rilievi originali dell’epoca, mentre i livelli superiori, dopo vari rimaneggiamenti, sono composti da piani con bifore affiancate. Ai lati della scala di salita alla chiesa troviamo due sculture del secolo XI rappresentanti santi e leoni stilizzati. Il portale sovrastato da un sarcofago con i resti di principesse croate fa da ornamento alle porte lignee del 1200 e su ognuna sono raffigurate 14 scene evangeliche. All’interno la cupola, in origine rivestita da mosaici, è alta 21 metri e sorretta da due file di colonne probabilmente di provenienza egizia. Opere di particolare interesse sono: il pulpito romanico esagonale su colonnine e archetti ciechi con leggio a forma d’aquila e l’antico altare gotico di San Doimo, con al centro in rilievo la Madonna, che fungeva da porta dietro la quale erano deposte le spoglie del santo. Oltre l’altare maggiore c’è il peristilio (non coevo al mausoleo) ornato con magnifici stalli lignei raffiguranti una armoniosa decorazione ad intreccio di figure animali e vegetali. Alle pareti tele barocche di Ponzoni e Ferrari, sopra la poltrona vescovile il più antico crocefisso della cattedrale a forma di lettera greca Y.
Di fronte alla cattedrale un passaggio sotto il colonnato del peristilio ci porta al Battistero eretto da Diocleziano e dedicato al dio Giove. Davanti allo sfarzoso portale sono poste una sfinge egizia, senza testa, in basalto nero del XIV secolo A.C. e un sarcofago rinascimentale del 1533. L’interno, con il plafone a botte è suddiviso in cassettoni scolpiti e contiene un fonte battesimale a croce greca presumibilmente dell’XI secolo, il sarcofago di Giovanni da Ravenna, primo arcivescovo di Spalato e la statua del Battista della prima metà del ‘900.
Usciti dal battistero ci dirigiamo ad ovest alla Porta Ferrea e nelle vicinanze sorge il Palazzo Cindro, uno degli edifici barocchi più belli di Spalato. Proseguendo tra i vicoli su cui si affacciano palazzi di diverse epoche giungiamo alla Porta Aurea, la più importane e più bella composta da una doppia entrata con un cortile per il corpo di guardia. Fuori dalla porta è collocata la gigantesca statua bronzea a Grgur Ninsesto o Gregorio da Nona vescovo del X secolo, principale promotore della liturgia slavo-dalmata in contrapposizione alla chiesa latina. Rientriamo nel complesso di Diocleziano e percorrendo il “cardo romano” incrociamo Papaliceva ulica dove c’è il Palazzo Papalic capolavoro gotico del XV° secolo e sede del Museo della Città di Spalato per raggiungere infine la Porta Argentea e da qui seguendo il “decumano romano” ci ritroviamo nel Peristilio.
Al ritorno sulla nave non possiamo rimandare un compito ingrato: la preparazione dei bagagli.
L’ultimo spettacolo serale è il concerto di una brava pianista che ci intrattiene con alcuni dei più celebri brani di musica classica.
Prima di coricarci lasciamo fuori dalla cabina i nostri bagagli, che ritroveremo al momento dello sbarco.

05/06/2011 Venezia (sole 28°)
In mattinata si attracca nel porto di Venezia dove termina la crociera.
Poco prima delle 8 entriamo nella laguna di Venezia. Saliamo sul punto più alto della nave per ammirare il suggestivo spettacolo della navigazione nei canali di San Marco e della Giudecca e la città non ancora invasa dai turisti.
Abbiamo alcune ore a disposizione prima che la navetta ci riporti a Milano così con alcuni compagni di crociera decidiamo di fare una breve escursione in città.
Lasciamo la stazione marittima per giungere a piazzale Roma attraversando il ponte recentemente costruito dall’architetto Calatrava poi, scavalcando il ponte deli Scalzi entriamo in Santa Croce uno dei sei sestieri in cui è suddivisa la città.  Percorriamo calle, calette, sottoporteghi, campielli e attraversando canali su cui si affacciano magnifici edifici che ci ricordano in ogni momento l’opulenza e la ricchezza di questa città arriviamo a Campo (piazza) San Rocco dove si affaccia la Scuola Grande di S.Rocco, edificata agli inizi del’500 come istituzione caritatevole. Oggi è una importante galleria d’arte. Accanto sorge la chiesa di Santa Maria Gloriosa, più nota col nome di chiesa dei Frari grandioso complesso gotico del 1250 circa in cui si trovano importanti monumenti dedicati a personaggi famosi di Venezia tra cui il doge Foscari, Tiziano, Canova.
Continuando la visita in Campo San Polo ammiriamo il palazzo Soranzo formato dall’unione di due antichi palazzi. Percorrendo Ruga degli Speziali e Ruga degli Orefici giungiamo al Ponte di Rialto, considerato il centro geografico della città e dalle cui balconate è possibile godere di belle vedute sul Canal Grande. Al di là del ponte in Campo San Bartolomeo svetta la statua a Goldoni uno dei più illustri veneziani. Superata  la chiesa rinascimentale di San Salvatore non si può evitare una sosta in uno dei caratteristici negozi di souvenir prima di arrivare in piazza San Marco. Ammiriamo la Basilica di San Marco, con i famosi cavalli rubati dalla torre centrale dell’ippodromo di Costantinopoli (ma sembra che in origine facessero parte di un gruppo bronzeo ad Olimpia), il campanile dalla cui sommità si domina l’intera città, il Palazzo Ducale che ai tempi della repubblica marinara era sede di governo e potere, il ponte dei Sospiri, le due colonne di San Marco e San Teodoro che segnavano  l’unico accesso alla città via mare.
Torniamo verso il polo marittimo senza dimenticare una breve visita a Campo Sant’Angelo, forse l’unica piazza con due pozzi e a palazzo Contarini del Bovolo ( “bovolo”  in dialetto veneziano significa chiocciola struttura alla quale si rifà la suggestiva scala dell’edificio)


 
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